di Simone Balocco
Cosa accomuna l’Italia con Portogallo, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Islanda, Finlandia, Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Germania, Grecia, Lettonia, Macedonia del Nord, Moldavia, Malta, Serbia, Slovacchia, Polonia, Romania ed Unione Europea? Di primo acchito si penserebbe al fatto che il nostro Paese è un paese…europeo come gli altri, ma da sabato 22 settembre 2022 l’Italia condivide con questi Stati il fatto che alla guida del proprio esecutivo ci sia una donna.
Con il giuramento davanti al Presidente della Repubblica e con la fiducia delle Camere di domani e mercoledì (25 e 26 ottobre), Giorgia Meloni è Presidente del Consiglio. Il suo è il LXVIII governo della storia repubblicana e lei il XXXI Primo ministro, il primo donna, la quinta persona nata nel Lazio a guidare Palazzo Chigi dopo Giulio Andreotti, Massimo d’Alema, Paolo Gentiloni e Mario Draghi.
A 45 anni (e 9 mesi), Giorgia Meloni è anche il terzo Premier più giovane della storia repubblica dopo Matteo Renzi (39 anni) e Giovanni Goria (43 anni 11 mesi), precedendo Amintore Fanfani che nel 1954 divenne Premier a 45 anni e 11 mesi.
Se la Meloni è il primo Premier donna della nostra storia, altre donne hanno occupato ruoli importanti nei palazzi del potere politico nazionale: Maria Elisabetta Alberti Casellati è stata, nella scorsa legislatura, la prima donna alla guida di Palazzo Madama; Nilde Iotti, Irene Pivetti e Laura Boldrini hanno presieduto in passato lo scranno più alto di Palazzo Montecitorio; Silvana Sciarra guida ora la Corte Costituzionale e per dieci mesi (dicembre 2019-settembre 2020) la guida di Palazzo della Consulta è stata di Marta Cartabia, Ministro della Giustizia uscente.
Giorgia Meloni è la leader del partito politico che ha ottenuto più voti alle elezioni politiche del 25 settembre, Fratelli d’Italia: il partito, nato dieci anni fa, si è attestato al 26% e ha eletto 66 senatori e 119 deputati. Di questi, Ignazio La Russa, fondatore insieme alla Meloni del partito, il 13 ottobre è stato eletto Presidente del Senato, seconda carica dello Stato. Nel governo Meloni su 26 ministri, nove sono di Fratelli d’Italia. Il terzo fondatore di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto, è Ministro della Difesa.
Con la fiducia data alla Meloni, si è composto il puzzle della XIX Legislatura e vedrà il governo affrontare un periodo molto difficile, a partire dal caro bollette, dal rialzo dei prezzi delle materie prime, dall’inflazione galoppante alla guerra in Ucraina. Un bel banco di prova per una donna che non si è mai tirata indietro in ogni cosa e ha affrontato tutto di petto e con una grinta non indifferente. Una grinta, una determinazione ed una passione verso la politica del Paese che le ha permesso in questi anni di “piacere” anche ai suoi avversari politici.
Per la prima volta, Fratelli d’Italia avrà accesso all’esecutivo dopo anni di opposizione ferrea durata ben sette governi (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte I, Conte II, Draghi). Ed il fatto di essere sempre all’opposizione e coerente con la sua scelta politica, ha premiato la sua leader ed il partito.
Ma chi è Giorgia Meloni? Giorgia Meloni vive di politica da quando aveva 15 anni. ‘’Vive’’ nel senso che ha cominciato da ragazzina ad avvicinarsi alla politica e questa è stata la sua missione: l’incarico da parte di Mattarella di formare il nuovo governo è il coronamento di una carriera iniziata nel quartiere Garbatella e passata attraverso la militanza nel Fronte della Gioventù (il movimento giovanile del MSI) continuata poi in Azione giovani (movimento giovanile di Alleanza Nazionale) e Giovane Italia, l’elezione a deputata, la vice-Presidenza della Camera, la nomina a Ministro della Gioventù, la guida dell’opposizione e ora la guida di Palazzo Chigi.
Giorgia Meloni si è avvicina alla politica nel 1992: decisivi i fatti di Capaci e via d’Amelio, in particolare l’attentato dove perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Fin dal principio, la Meloni si è dimostrata una ragazza spigliata, con una buona dialettica, determinata e con la voglia di mettere in pratica ciò che ha imparato nella vita politica di quartiere, per la strada. Garbatella e piazza Colonna, dove ha sede il governo, distano tra loro circa 45 minuti, ma in quei 45 minuti di distanza sono racchiusi trent’anni di vita politica.
Con la “svolta di Fiuggi”, Giorgia Melonia ha continuato il suo percorso politico in Alleanza Nazionale ed il 29 marzo 2009 ha accettato lo scioglimento del partito per aderire nel Popolo della Libertà, il partito nato dalla fusione tra Forza Italia ed AN. L’idea di questo nuovo soggetto le piacque molto, anche perché nell’idea di Berlusconi si parlava di elezioni primarie per eleggere i candidati. Peccato che l’idea naufragò in poco tempo per un cambio di idea di Berlusconi che volle avere il comando della coalizione politica. Alla Meloni questa scelta non è piacque affatto (anche perché voleva lei stessa candidarsi e dimostrare di essere in grado di farsi eleggere dal basso), si staccò dal PDL insieme ad un gruppo di ex parlamentarie di Alleanza Nazionale, dando vita ad un nuovo partito: Fratelli d’Italia.
Il simbolo del nuovo partita richiamava il passato: il bianco ed il blu di AN ed in mezzo una corda tricolore. Nel 2014 la corda tricolore viene sostituita dalla fiamma tricolore, il basso la parola “MSI” e la scritta “Alleanza Nazionale”: dal 2017 sono rimasti il nome del partito, i colori e la fiamma, ma senza la scritta “MSI”.
Il partito si pose subito come conservatore, di destra, liberale, filoatlantista e all’inizio non proprio filo-Ue. Con il passare degli anni, il partito ha cambiato prospettiva verso l’Unione europea tanto da passare da idee euroscettiche ad euro-convinte, anche se è considerarsi come un partito sovranista, un partito che vuole che il proprio Paese ottenga più sovranità nazionale in un contesto globale. Come dire: “va bene dare poteri all’Unione europea, ma teniamo un po’ (tanto) potere anche noi Stati nazionali”
Negli anni, Fratelli d’Italia ha trovato il suo spazio vitale politico italiano, ma alle elezioni (politiche quanto europee ed amministrative) all’inizio ha molto tribolato: alle prime elezioni che si è presentato (Politiche 2013) ha ottenuto l’1,96% per poi arrivare al 3,67% alle Europee del 2014, dove per una manciata di voti non ha superato la quota di sbarramento e non ha eletto deputati a Strasburgo. Qualcosa si è “mosso” con le elezioni europee del 2019, dove il partito è arrivato al 6,46%. Da lì in poi, un’escalation fino al 26% delle scorse elezioni politiche. Merito senza dubbio della tenacia e del lavoro di Giorgia Meloni, ma anche tanto demerito non solo da parte della parte politica avversa (Partito democratico e 5 Stelle in primis), ma anche di Forza Italia e Lega: il partito di Salvini alle stesse Europee del 2019 aveva ottenuto il 33% dei voti e ora è all’8%.
Mai nessun partito di destra in Italia aveva raggiunto così tanti voti come Fratelli d’Italia: il MSI nel 1972 si era spinto fino all’8,67% alla Camera e al 9,19 al Senato, Alleanza Nazionale aveva toccato il 15,66% alla Camera nel 1996 (e comunque andava sempre in doppia cifra elettorale dal 1994), ma mai la destra italiana aveva raggiungo un risultato così importante.
Dei sessantotto governi che si sono succeduti dal de Gasperi II (luglio 1946-febbraio 1947) a oggi, quello presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia è quello più “di destra”, il più conservatore visti il passato politico della stessa Premier e di molti esponenti del suo gabinetto. Mai un esponente della destra post-fascista aveva avuto l’incarico di formare un esecutivo dopo una tornata elettorale. Ed in favore di Fratelli d’Italia ha pagato il fatto di essere stato sempre coerente con sé stesso e la stessa Meloni ha sempre detto “no” a governi di larghe intesi e ai “campi larghi”.
Meloni è riuscita dove Gianfranco Fini non c’è riuscito: un esponente di destra (o meglio, un ex missino) sulla poltrona più importante di Palazzo Chigi. E dalla seconda metà degli anni Settanta che la destra post-fascista cercava di entrare nelle sale del potere politico nazionale: ci aveva provato Almirante con l’esperienza di “Destra nazionale” e nel 1983 quando per la prima volta il partito della fiamma fu “convocato” dall’allora Primo ministro in pectore, Bettino Craxi, per le consultazioni. Ci aveva provato il “delfino” dello stesso Almirante che aveva traghettato il partito nel contesto politico nazionale prima con lo sdoganamento da parte di Berlusconi (novembre 1993), poi l’ingresso di cinque esponenti missini (e dodici sottosegretari) nel primo governo Berlusconi, la svolta di Fiuggi del 27 gennaio 1995 (che ha trasformato il MSI in AN) e l’esperienza dello stesso Fini che tra 2001 ed il 2013 è stato vice-Premier, Ministro degli Esteri e Presidente della Camera dei deputati. A Giorgia Meloni quindi va dato atto che l’allieva ha superato il maestro e se Fini oggi è lontano dalla scena politica italiana, Giorgia Meloni invece ha raggiunto un risultato storico. E la leader della destra italiana rappresenterà il nostro Paese ai vari G7, G20, nei Consigli europei, nei Consigli dell’Unione Europea e viaggerà all’estero a tutela degli interessi del nostro Paese.
In questi anni di trasformazione della destra italiana, Giorgia Meloni è rimasta, come detto, fedele alle sue idee, al suo pensiero e alla sua storia politica. Una storia politica iniziata nel 1992 e che oggi la vede prima donna alla guida di un esecutivo. Se in molti Paesi è prassi che una donna abbia ruoli chiave in politica, l’Italia “arriva” in ritardo. Ma ci è arrivata.
La nomina della Meloni può essere considerato un punto importante della nostra vita politica: la storia di una ragazza partita dal fare politica nella periferia romana è arrivata alla guida prima di un ministero e poi del ruolo di Primo ministro. Molti sono scettici su di lei, in particolare per quanto riguarda la tutela dei diritti civili poiché la Meloni da sempre è contraria ai matrimoni tra persone omosessuali e all’adozione di figli da parte loro (iconico il comizio della stessa Meloni dal palco di piazza del Popolo il 19 ottobre 2019), oltre ad essere contraria alla legalizzazione delle droghe leggere, all’eutanasia, ad ripensamento delle politiche di accoglienza di immigrati nel nostro Paese e vorrebbe modificare il reddito di cittadinanza.
Le opposizioni sono giù pronte a fare…opposizione e non sconteranno nulla alla Meloni e al suo governo (come è giusto che sia e come deve fare un’opposizione). La palla passa ora a Giorgia Meloni e al suo governo.
Non sarà facile governare l’Italia in un momento così delicato. Ma c’è da provarci per il bene di tutti. Il detto dice “è uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo”. In bocca al lupo, Giorgia, prima Premier d’Italia. La prima, si spera, di una lunga serie.
Il prossimo grande obiettivo sarà ora vedere un giorno una donna alla guida del Quirinale. Chissà quando questo avverrà.
Elenco dei Primi ministri donne in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale:
Brigitte Bierlein (Austria), Reneta Indzhova (Bulgaria); Jandranka Kosor (Croazia); Kaja Kallas (Estonia), Anneli Jaattenmaki, Mari Kiviniemi e Sanna Marin (Finlandia); Angela Merkel (Germania); Vasiliki Thanou-Christofilou (Grecia); Johanna Sugurdardottir e Katrin Jacobsdottir (Islanda), Laimdota Straujuma (Lettonia); Radmila Sekerinska (Macedonia del Nord); Zinaida Greceanii, Natalia Gherman, Maia Sandu e Natalia Gavrilița (Moldavia), Marie Louise Coleiro Preca (Malta); Ana Brnabic (Serbia), Iveta Radicova (Slovacchia); Alenka Bratusek (Slovenia), Margaret Roberts in Thatcher, Theresa May e Lis Truss (Gran Bretagna); Ursula von der Leyen (Commissione europea, Germania), Helle Thorning-Schmidt e Mette Frederiksen (Danimarca); Kazimira Prunskiene e Ingrida Imonyt (Lituania); Erna Solberg (Norvegia), Magdalena Andersson (Svezia); Hanna Suchocka, Ewa Kopacz e Beata Szydlo (Polonia); Maria de Lourdes Ruivo da Silva Matos Pintasilgo (Portogallo), Viorica Dancila (Romania); Sophie Wilmès (Belgio).
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