di Alessio Marrari
C’è chi partecipa a Sanremo per farsi conoscere e chi, invece, lascia un segno indelebile. Lucio Corsi appartiene sicuramente alla seconda categoria. Classe 1993, nato a Grosseto e cresciuto nella suggestiva Vetulonia, ha portato sul palco dell’Ariston un mix esplosivo di ironia, poesia e glam rock, conquistando pubblico e critica. Con il brano Volevo essere un duro, non solo si è piazzato al secondo posto, ma ha anche vinto il prestigioso Premio della Critica Mia Martini, confermandosi come una delle rivelazioni più sorprendenti dell’edizione 2025. Dopo aver respirato arte fin da piccolo, ha consolidato uno stile proprio ereditato dal Dna familiare: madre pittrice, padre artigiano. Eppure, la scintilla musicale è scattata davanti a un film: The Blues Brothers. Da quel momento, la musica è diventata il suo linguaggio naturale. Dalle prime esibizioni nei locali della Maremma al trasferimento a Milano per inseguire il suo sogno, il percorso di Corsi è stato un viaggio di continua ricerca e sperimentazione. Nel 2015 pubblica Altalena Boy / Vetulonia Dakar, due EP che rivelano il suo talento visionario. Seguono Bestiario Musicale (2017) e Cosa faremo da grandi? (2020), dischi che lo consacrano come un cantautore fuori dagli schemi. Ma è con La gente che sogna (2023) che la sua musica prende una direzione ancora più onirica e surreale, avvicinandolo sempre più a un’estetica musicale che fonde la poesia del cantautorato italiano con la teatralità del glam rock. Arrivare sul palco dell’Ariston non è mai una passeggiata, ma Lucio ha deciso di farlo a modo suo: con stile, fantasia e una buona dose di follia creativa. Volevo essere un duro è un brano che gioca tra ironia e introspezione, con un testo brillante e un omaggio inaspettato a Toy Story. E se la canzone ha fatto il suo effetto, l’esibizione ha lasciato il segno: tra costumi stravaganti e un sorprendente duetto con Topo Gigio, Corsi ha dimostrato di essere un artista che non ha paura di osare. Nonostante la vittoria gli sia sfuggita per un soffio – appena lo 0,4% di scarto rispetto a Balorda nostalgia di Olly – Lucio ha conquistato il cuore degli spettatori, che lo hanno accolto come uno degli artisti più autentici e innovativi del Festival. La sua forza sta nell’equilibrio tra tradizione e sperimentazione. Nei suoi testi si trovano immagini vivide, surreali, quasi cinematografiche, mentre la sua estetica strizza l’occhio a icone come David Bowie e Lou Reed. Allo stesso tempo, il suo spirito ironico e narrativo ricorda Rino Gaetano, con cui condivide la capacità di raccontare il mondo con leggerezza e profondità allo stesso tempo. Dopo Sanremo, Lucio è pronto a prendersi ancora più spazio nella musica italiana. Il 21 marzo 2025 uscirà il suo nuovo album, Volevo essere un duro, che promette di consolidare la sua identità artistica. E chissà, se Olly dovesse rinunciare, potrebbe persino essere lui a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest. Lucio Corsi non è solo un talento emergente, è un artista con un mondo tutto suo, fatto di visioni, colori e storie da raccontare. Sanremo 2025 è stato un trampolino, ma il viaggio è appena iniziato. E una cosa è certa: con la sua musica e il suo stile inconfondibile, continuerà a sorprenderci, come ha fatto a Sanremo, spostandosi a piedi tra la gente (niente taxi o autista) e consumando colazioni al bancone di un qualsiasi bar come tutti gli altri.