Ma tu l’hai mai cantato il “po-po-po-po-po” il 9 luglio 2006?

Condividi sulla tua pagina social

di Simone Balocco

Il 9 luglio 2006 per gli italiani non sarà mai una data banale: quindici anni fa, dopo l’ultimo rigore calciato da Fabio Grosso, la nostra Nazionale di calcio si laureava campione del Mondo per la quarta volta nella sua storia.

Era l’apice del nostro calcio, molto criticato in quel periodo perché poche settimane prima era stato scoperto lo scandalo “Calciopoli” con il processo sportivo che vide coinvolte diverse squadre (Milan, Lazio, Fiorentina, Reggina) che ebbero penalizzazioni nel campionato appena concluso ed in quello successivo, con la revoca dello scudetto alla Juventus e la sua retrocessione in Serie B poiché era la squadra maggiormente coinvolta.

Si disse che i giocatori della stessa Juventus non dovevano neanche partire per la Germania a difendere i colori del nostro Paese. Dalle stalle alle stelle come avvenne in Spagna nel 1982 con Paolo Rossi (allora giocatore dei bianconeri) che, tornato in campo ad aprile dopo aver scontato la squalifica per il “Totonero”, nessuno voleva che partisse per il Mundial e che proprio lui prese per mano la nostra Nazionale e la portò al trionfo. Un po’ come avvenne in Germania, con i giocatori della Vecchia Signora protagonisti.

Ma torniamo all’estate 2006.

Se riavvolgiamo il nastro della nostra memoria a quell’estate e ai caroselli serali per festeggiare le vittorie, ci viene in mente un ritornello: “po-po-po-po-po”. Impossibile che nessun nostro connazionale non lo abbia ascoltato tra il 9 giugno ed il 9 luglio 2006. Molto probabile che lo abbia intonato andando in giro a festeggiare la vittoria.

Ma cos’è ‘sto “po-po-po-po-po”? E’ il riff di una canzone dei The White Stripes, band di Detroit composta Jack (voce e chitarra) e Meg White (batteria). La canzone in questione è “Seven Nation Army”, facente parte del loro quarto disco “Elephant” uscito nel 2003. Questo pezzo, molto particolare ed intenso, ha vinto anche un Grammy ed è la canzone più famosa del gruppo americano. Proprio per il suo ritmo incessante e sincopato, “Seven Nation Army” (traduzione di “Esercito delle Sette Nazioni”) è stato un brano molto “coverizzato” negli anni successivi.

Ma come fa un ritornello a diventare un “inno calcistico”? Perché proprio di inno calcistico stiamo parlando. Semplice: facile, orecchiabile, accattivante, rock ‘n roll.

Ma come è diventato l’inno della marcia di Cannavaro e compagni verso la vittoria di Berlino? Dobbiamo spostarci in Belgio e in particolare allo stadio “Jan Breydel” di Bruges, impianto che vede le partite casalinghe del Club Bruges. Il club nerazzurro il 15 febbraio 2006 affrontò la Roma di Totti, de Rossi e Perrotta (futuri campioni del Mondo in Germania) nel match di andata dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA. La vittoria andò ai giallorossi di Spalletti per 1-2. La squadra giallorossa stava vivendo un momento clamoroso in campionato: 9 vittorie consecutive in campionato, una posizione di alta classifica con il sogno di vincere lo scudetto dopo cinque stagioni.

In qualsiasi parte del Mondo, quando la squadra di casa segna un gol dagli altoparlanti dello stadio parte una canzone e lo speaker urla il nome del marcatore. Quando segnavano i belgi partiva proprio il ritornello di questa “Seven Nation Army” e al minuto 61 l’allora attaccante Portillo pareggiò l’autogol del compagno Vanaudenaerde. Gol, pareggio e giocatori che si abbracciano sulle note di questo “po-po-po-po-po” sparato a palla dagli altoparlanti. Lo stadio impazzì ed i tifosi giallorossi se ne stettero zitti.

Se nonché al 74’, Perrotta segnò il gol del vantaggio e la scena si capovolse: tifosi del Club Bruges zitti e tifosi giallorossi che iniziarono a cantare quel “po-po-po-po-po”. Francesco Totti rimase stupito da quel “po-po-po-po-po” che non conosceva (del resto i The White Stripes non erano molto mainstream e non erano noti al grande pubblico) e durante la sua partecipazione al Festival di Sanremo raccontò la sua sensazione di quella partita ed intonò sul palco del Festival quel “coro” da stadio.

Il dado era tratto: da quel momento, i tifosi della Roma lo intonarono durante la partite all’”Olimpico” e anche in trasferta. E quel riff divenne popolare, tanto da essere cantato anche dai tifosi italiani sugli spalti degli stadi dove giocò l’Italia la sua avventura mondiale, ovvero Hannover, Kaiserslautern (due volte), Amburgo (due volte), Dortmund e Berlino.

I momenti più alti furono la semifinale contro la Germania padrona di casa e la finale contro la Francia: nel primo caso, vittoria azzurra per 0-2 con il gol di Grosso al 119’ ed il raddoppio di del Piero due minuti dopo; nel secondo la vittoria ai calci di rigore contro i “cugini d’Oltralpe” con il rigore finale segnato da Fabio Grosso che fece diventare il cielo azzurro sopra Berlino.

Italia campione del Mondo, Francia mortificata (con l’immagine di Zidane che butta per terra Materazzi con una testata) e l’Italia che scese in strada fino a notte fonda per festeggiare gli azzurri che l’avevano riportata, dopo ventiquattro anni, in vetta al Mondo. E la sera del 9 luglio 2006 è stato l’apice del “po-po-po-po-po”: tutti ad intonare con la voce il riff di Jack White, tutti a cantare “siamo campioni del Mondo” sulla base di quello stesso riff.

Ma l’apice ancora più apice si tenne al Circo Massimo due giorni dopo quando tutta la rosa azzurra campione si presentò davanti a 500mila persone festanti per mostrare a tutto il Paese la coppa che ogni calciatore vuole vincere e che ogni tifoso vuole che la propria Nazionale porti a casa. Fu un delirio assurdo con Marco Materazzi, uno degli eroi di quel Mondiale, che, microfono in mano, ad un certo punto, fece partire un “siamo campioni del Mondo” sulla base di quel “po-po-po-po-po” che, partito dallo stadio di Liegi per caso cinque mesi prima, era passato nella Curva Sud dell’”Olimpico” e poi nelle piazze estive italiane.

Come ha preso Jack White la scelta che il riff dirompente della sua canzone più famosa si era trasformata in un “secondo inno” nazionale? Il cantante ha sempre apprezzato il fatto che la sua canzone fosse usata per scopi sportivi ed è stato sempre orgoglioso che ha accompagnato gli azzurri a vincere il Mondiale.

E poi le coincidenze: il primo verso della canzone dice (tradotto in italiano) “li combatterò tutti/l’esercito di sette nazioni non mi fermerà”. Sette, come le avversarie che Cannavaro e soci hanno sconfitto per vincere il Mondiale tedesco.

Eppure la storia di “Seven Nation Army” (pardon, di “po-po-po-po-po”) non nasce con i tifosi della Roma in trasferta in Belgio, ma con dei tifosi belgi in trasferta in Italia. E quei “tifosi belgi in trasferta in Italia” erano proprio quelli del Club Brugge, quelli che cantavano il “po-po-po-po-po” ad ogni gol della loro squadra.

Era il 22 ottobre 2003 ed i belgi affrontarono a San Siro il Milan campione d’Europa in carica e futuro vice-campione del Mondo. Nel pomeriggio i tifosi ospiti si trovarono in un locale nei pressi dello stadio dove intonarono cori per la loro squadra quando ad un certo punto sentirono “Seven Nation Army” e partì spontaneo “po-po-po-po-po”. Sarà stata l’euforia di entrare nella “Scala del calcio”, sarà stato qualche bicchiere di troppo, sarà che da sempre calcio e musica vanno d’accordo ed ecco che tutti intonarono, per la prima volta, quel “po-po-po-po-po”. Lo intonarono verso lo stadio, lo intonarono dentro lo stadio, lo intonarono dopo la vittoria prima della uscita dallo stadio, lo intonarono in patria. E da lì, “Seven Nation Army”, frutto della mente di uno dei musicisti più alternativi del rock americano dei primi anni Duemila, divenne un inno…calcistico.

E pensare che il riff di “Seven Nation Army” era stato pensato da Jack White sperando un giorno che potesse diventare la colonna sonora di un film di James Bond. Cosa che poi avvenne nel 2008 con “Another way to die” con Alicia Keys per “Quantum of Solace”. Ma a questo poco importa ai tifosi italiani: fino a quando camperanno loro, i loro figli ed i loro nipoti avranno sempre nella mente quel “po-po-po-po-po” che li ha fatti sognare quella calda estate del 2006 e che ha reso tutti orgogliosi di essere italiani.

 

immagine in evidenza tratta da www.mondialidicalcio.org