di Simone Balocco
Questa settimana abbiamo fermato ai nostri “microfoni” un ragazzo di Caltignaga che suona uno strumento musicale particolare: l’organo. Abbiamo rubato qualche minuto a Lorenzo Zaggia e ci ha spiegato cosa rappresenta per lui suonare l’organo e ci ha spiegato che…
Lorenzo, una chitarra come tutti no? A parte gli scherzi, quando hai capito che suonare un organo era la tua vita?
L’organo è uno strumento grande imponente e che non viene suonato se non da pochi eletti e la mia personalità fatta dal volersi sentire unico e con una punta di megalomania si addice perfettamente a questo grande strumento. Scherzi a parte, ho scelto di suonare l’organo perché è uno strumento completo su cui ci si può suonare davvero ogni cosa (credo fermamente che la sua rovina sia stata il fatto che sia diventato parte integrante delle liturgie cristiana e ebraica). Io ho scoperto l’organo all’età di 4 anni, quando mio papà cantava nella schola cantorum della parrocchia di Caltignaga e, durante le messe solenni, visto che si suonava l’organo, egli mi portava sulla cantoria con lui e io mi sedevo sempre accanto all’organista, questo suscitava davvero un enorme fascino in me, ma iniziai a studiare musica a sei anni con il violino, ma a 9 anni la passione per l’organo, sopita da tempo, ritornò aggressivamente su di me e da lì devi fuoco e fiamme con i miei genitori per poter imparare a suonarlo
Ci puoi spiegare che tipi di organo esistono?
Domanda da 100 milioni. Più che di “tipi di organo”, oso chiamarle “scuole organarie” e sono numerose: la scuola italiana, tedesca, nordica, olandese, francese, spagnola, inglese e vittoriano-americana: gran parte di queste scuole hanno subito un’evoluzione dal Rinascimento fino ai giorni nostri. Le caratteristiche delle varie scuole fanno distinguere chiaramente la loro provenienza: per esempio l’organo italiano si contraddistingue per la chiarezza della sua sonorità caratteristica: il ripieno, quello francese per la ricchezza dei registri ad ancia, quello nordico per le sue dimensioni, quello olandese per la bellezza dei suoi oscillanti, quello americano per la sua comodità nell’essere suonato, quello spagnolo per le sue “trombe orizzontali”. Attualmente si cerca di costruire strumenti “eclettici”, vale a dire strumenti che racchiudono in sé le caratteristiche di diverse “scuole organarie”.
Cosa significa per te suonare un organo?
Suonare l’organo per me significa tante cose: in primo luogo, ogni momento in cui suono per me è un momento “catartico”, in cui mi purificò da ogni sentimento negativo, ma anche provare emozioni, suscitare ricordi e assaporare la bellezza delle sonorità che ogni strumento può offrire.
Dove hai iniziato a suonare? Chi è stato il tuo maestro?
Io ho iniziato i miei studi pianistici/pre-organistici presso la Scuola di Musica Dedalo a Novara all’età di 9 anni, poi mi sono avvicinato all’organo l’anno dopo sotto la guida del maestro Christian Tarabbia. Attualmente, dal 2012 studio presso il conservatorio “Guido Cantelli” di Novara sotto la guida del maestro Giancarlo Bardelli.
Nella tua famiglia c’è qualche musicista che ti ha indirizzato verso la musica classica o sei un autodidatta?
Nella mia famiglia sono l’unico che studia musica, mia madre è insegnante alla scuola primaria e mio padre ha un’azienda agricola, anche se devo dire che, spinto dall’ex parroco di Caltignaga Don Maurizio Poletti, mio padre iniziò a studiare pianoforte con don Sganzetta, ma non concluse mai. Io non sono mai stato autodidatta, ho sempre studiato con maestri che tutt’ora ringrazio moltissimo.
Chi è il tuo autore preferito e quale aria è la tua preferita?
Il mio autore preferito è Johann Sebastian Bach, la sua musica mi innalza verso il Creatore e con lui davvero capisco il vero senso della musica. Di brani che mi piacciono ce ne sono tanti: cito per esempio la Passacaglia in Mi minore di Rheinberger, la Toccata e Fuga BWV 565 di Bach, la Fantasia e Fuga in Sol minore BWV 542 sempre di Bach. Ogni pezzo ha il suo perché e io cerco sempre di trovare i miei sentimenti nella musica che ascolto.
Esempio: sei in posta in coda, ti viene mai l’istinto di fischiettare un’aria o muovere le dita come se stessi suonando sulla tastiera?
Assolutamente sì, io sono dipendente dalla musica, più che fischiettare mi metto a canticchiare dei soggetti FI fuga o dei motivi di passacaglia e molto spesso muovo le mani come se fossero sulla tastiera oppure volteggio i piedi come se fossi sulla pedaliera dell’organo.
Quando nasce il tuo legame con la chiesa di San Nazzaro alla Costa?
Il mio legame con San Nazzaro alla Costa nasce nel 2017 quando fra Valentino fece visita alla mia classe del liceo accompagnato dal mio professore di religione. Nel 2018 sono stato chiamato per prestare servizio nella chiesa.
Oltre a San Nazzaro, dove hai suonato?
Il primo impiego da organista l’ho avuto lo stesso anno che iniziai a studiare al conservatorio, era nella chiesa parrocchiale di Momo, successivamente, per 4 anni ho prestato servizio presso la chiesa della Bicocca a Novara, su un organo Mentasti del 1877, segue un anno a Cavaglio d’Agogna, su un Serassi del 1842. Attualmente sono anche l’organista del coro della parrocchia di San Giuseppe a Novara, sostituiscono quando necessario l’organista del duomo di Novara, studio regolarmente sul Mascioni della Basilica di San Gaudenzio e sul Mascioni della chiesa di San Marco a Novara, oltre che aver suonato in parecchie parrocchie della provincia e della diocesi, sia come prova, sia in concerto.
Qual è il tuo sogno, ovvero dove ti piacerebbe suonare?
Soni tanti i posti in cui vorrei suonare, io penso che gli organi più belli siano in Olanda, sarebbe bello suonare ad Alkmaar, Utrecht, Rotterdam, Amsterdam della Oude Kerk, e in Germania sono particolarmente affascinato dagli organi Silbermann e dal Trost di Waltershausen, Germania orientale, su cui per altro è ambientato un libro da me scritto.
Ho “sbirciato” il tuo Facebook e ho visto che ti hanno immortalato recentemente davanti a degli organi con i controfiocchi. Brividi per uno come te che ama questo strumento musicale. Assolutamente sì, tra l’altro torno da una masterclass in Groningen, Olanda dove ho suonato strumenti davvero da brividi. L’organo è uno strumento musicale a tutti gli effetti, è uno dei primi strumenti musicali ad essere inventati, è il padre degli strumenti a tastiera.
Che consigli ti senti di dare ad un ragazzo che si vuole avvicinare all’arte musicale dell’organo? Anche adulto, perché no?
Per suonare bene l’organo, come in tutto del resto, ci vuole passione, volontà e motivazione, bisogna lavorare duramente, che è anche questo il bello del suonare. Noi organisti siamo sempre molto contenti quando compriamo musica nuova da studiare.
Tre aggettivi che racchiudono il suonare un organo?
Magnifico, grandioso, catartico.
Ringraziamo Lorenzo per la simpatia e la disponibilità concessaci e vi invitiamo a seguirlo sui sui social o quando suonerà dal vivo.