di Simone Balocco
Una parola molto in voga dalla nascita e dalla diffusione dei social network è, senza dubbio, “nostalgia”.
Cos’è la nostalgia ? La nostalgia è un sentimento che unisce la malinconia ed il ricordarsi un tempo che fu: è pensare ad un ritorno al nostro passato, alla nostra gioventù. E questo è un qualcosa di piacevole se relazionata alla vita che stiamo vivendo: ricordiamo ciò che abbiamo vissuto e ciò per cui abbiamo gioito, e oggi, a distanza di tempo, pensando a quel momento, ci scende una lacrima (vera o metaforica che sia).
Gli anni Novanta sono stati gli anni della nostalgia. Gli esperti hanno sempre considerato quella decade come una delle più proficue (e prolifiche) dal punto di vista della musica, nazionale ed internazionale. Eredi (musicali) degli anni Ottanta, i Novanta sono ancora oggi ricordati con piacere dagli appassionati come un periodo d’oro.
I Novanta sono stati gli anni delle sperimentazioni della musica da discoteca, dello sdoganamento della musica hard rock e della nascita di diversi suoi sotto generi (uno su tutti, il grunge) e l’affermazione della musica rap anche alle nostre latitudini, fino a quel momento relegata solamente all’underground. E come ogni decade, è la musica pop a fare da traino. Del resto, si sa, “pop” è l’abbreviazione di “popular”, popolare, un genere che piace sempre e che accontenta tutti.
Gli anni Novanta sono stati un grande decennio pop ed il cantante principale di quella decade, in Italia, è stato senza dubbio Massimo Pezzali, detto Max. Alzi la mano chi non ha cantato una sua canzone. Impossibile: tutti noi abbiamo cantato o fischiettato un suo pezzo. Chi dice il contrario, mente sapendo di mentire.
Ma chi è Max Pezzali? C’è da fare un back to the roots nella provincia italiana anni ’80-‘90, a Pavia.
Pavia è nota per tante cose: una prestigiosa università, il ponte sul Ticino, la Certosa…e Max Pezzali. Nato nella città di San Siro (lui che è tifoso dell’Inter), Max Pezzali si avvicina alla musica alla fine degli anni Ottanta grazie all’amicizia con un suo compagno di classe, Mauro Repetto. Pezzali è intonato e con l’amico mette su un duo, I Pop. Un nome che rimanda a “hip hop”, genere nato nelle periferie americane. Cantano in inglese, vengono ospitati da Jovanotti, nel 1989, nel suo programma sulla rete giovane del Biscione, Italia 1. Non hanno un grande successo, accantonano i progetti musicali, si dedicano alla loro vita quotidiana. Ma non demordono: vogliono fare musica. Devono fare il “salto” ed entrano in contatto con il principale produttore musicale e talent scount del periodo, Claudio Cecchetto.
Con Cecchetto cambia la musica (in tutti in sensi) e cambiano nome al gruppo. A entrambi piacevano le Harley-Davidson, le motociclette americane che quando passano la gente le riconosce dal rumore delle loro marmitte. La loro preferita è la “Sportster” che ha una cilindrata particolare, 883 cc. Si chiameranno “883”: nessuno aveva mai chiamato un gruppo musicale come la cilindrata di una motocicletta. I due partecipano a Castrocaro con una canzone in stile rock con un tocco rap: “Non me la menare”. Non vincono, ma non lasciano indifferenti. Il duo è strano: Max canta, Mauro balla ed entrambi scrivono i testi.
Nel settembre 1991 iniziano a buttare giù l’idea per un disco. A Max piacciono i supereroi della Marvel, in particolare Spider Man (l’Uomo ragno) ed il disco, che uscirà il 10 febbraio 1992, prende il nome da una canzone che fa parte dell’album “Hanno ucciso l’Uomo ragno”. L’album vendette 650mila copie con zero pubblicità e nessun video clip.
Il mondo della musica italiana da quel momento cambiò il passo: gli 883 ebbero un successo incredibile ed inatteso. Oltre alla title track, nell’album lasciarono il segno canzoni come “Non me la menare” (quella che li aveva fatti conoscere al Festival di Castrocaro), “Con un deca”, “6/1/sfigato”, “Jolly Blu” e “S’inkazza”. Fanno un ritmo nuovo tra pop, rock e un qualcosa di rap: in Italia nessuno lo proponeva. E questo piacque: testi semplici, slang, ricordi della gioventù, vita vissuta.
L’anno dopo il loro successo si consolidò con l’uscita di “Nord Sud Ovest Est”, trainato da canzoni che oggi sono dei caposaldi della musica nazionalpopolare (“Sei un mito”, “Come mai”, “Nord Sud Ovest Est”, “Cumuli”, “Week end”). L’album vende il doppio di “Hanno ucciso l’Uomo ragno”, oltre 1,3 milioni di copie. Pubblicità e videoclip invece sono la spinta per il successo del disco.
Gli 883 arrivano a tutti: giornali, radio, televisione, riviste per ragazzi e ragazze parlano di loro. Sono un’onda travolgente. Un’onda travolgente che però spingerà lo stesso Repetto a lasciare il gruppo nel 1994 poiché voleva andare all’estero per “cercare sé stesso” e per fare carriera. Repetto, come in “Con un deca”, “molla tutto e se ne va a New York”: pubblica un disco che non ha successo, si ritira dalla scena musicale e si dedica all’arte ed allo spettacolo. Max rimase da solo, ma la separazione dall’amico di scuola sembrò fargli bene perché non patì l’addio (o comunque non lo fece mai capire).
Da quel 1994, Max Pezzali (fino al 2004 accompagnato dal nome 883 e poi abbandonato per dare spazio al suo nome) ha pubblicato cinque dischi, quattro raccolte, un film (il celebre “Jolly Blu”, dal nome della fittizia sala giochi cantata nell’omonima canzone contenuta in “Hanno ucciso l’Uomo ragno”, un tour in tutti gli stadi e nei palasport, libri. Insomma, l’Italia è Max Pezzali, Max Pezzali è l’Italia.
E la dimostrazione sono state le due date di San Siro del 15 e 16 luglio scorso (che si sarebbero dovute tenere il 10 e 11 luglio 2020, ma rinviate di due anni a causa del Covid) dove oltre 120mila persone si sono ritrovate a cantare con Max Pezzali trent’anni anni di musica. Trent’anni di Italia.
Il concerto, che ha avuto una hype esagerata tanto che è stato oggetto di servizi da parte di tutti i telegiornali nazionali, è stato definito (giustamente) “un grande karaoke”: tutti hanno cantano a squarciagola le trentatre canzoni interpretate dall’artista pavese. E ad un certo punto neanche più si sentiva la voce di Pezzali ma solo i fan sugli spalti.
Nelle due ore e mezzo di concerto, Pezzali ha cantato la nostra vita: i ricordi adolescenziali, il ricordo della vita di provincia, il ricordo degli amici, il ricordo degli amori adolescenziali, il ricordo delle amicizie eterne, il ricordo di un passato che non tornerà più, ma che tutti vorremmo tornasse così come la nostra età adolescenziale. Un palco di oltre 600 metri quadrati dove tutti quanti sono stati accanto a Max a cantare insieme a lui.
In più Pezzali a San Siro ha messo il carico da 90: prima di interpretare “Hanno ucciso l’Uomo ragno”, ha parlato un paio di minuti sul fatto che l’8 giugno 1990 era presente proprio a San Siro per assistere alla partita inaugurale di Italia ’90 tra l’Argentina di Maradona campione del Mondo in carica e il modesto Camerun, poi vincitore dell’incontro. Lui era presente insieme al suo amico di sempre. Quell’”amico di sempre” era Mauro Repetto e non appena Pezzali lo ha chiamato sul paco, lui si è presentato con un giubbotto di pelle e ha cantato una delle canzoni italiane più iconiche di sempre. Successivamente, prima di cantare “Nord Sud Ovest Est”, ha introdotto due ex coriste degli 883 che poi si sono messe “in proprio” e sono diventate un duo che ha scritto una pagina importante della musica italiana, Paola e Chiara. Le sorelle Iezzi, dopo anni di separazione (artistica), si sono ritrovate con il loro mentore a cantare, facendo cantare ancora di più a squarciagola il pubblico. E poi, verso la fine del concerto, il colpaccio: la presenza di J-Ax, che negli anni ’90, con gli Articolo 31, si è spartito parte della musica adolescenziale italiana insieme agli 883.
Non che servisse la due giorni meneghina a dirlo, ma su Max Pezzali siamo tutti d’accordo: è un’icona, un simbolo del pop nazionalpopolare, uno che non era il classico bellone ma che con la semplicità di chi arriva dalla provincia è diventato un grande della musica italiana. Ci sono cantanti e complessi che dopo 30 anni non sono più attivi, mentre lui ha portato a San Siro oltre 120 mila persone in due date sold out.
Il successo degli 883 prima e di Max Pezzali dopo è basato su testi semplici, orecchiabili, giovanili, poco impegnati, non volgari, sinceri e consapevoli di aver raccontato davvero la nostra golden age, la nostra età adolescenziale delle medie e delle superiori.
Pezzali è il ragazzo della porta accanto: semplice, sempre sé stesso, uno che non se l’è mai “menata”, uno che non è stato distrutto dal successo. E per questo piace e piacerà sempre. Max non ha seguito le mode, ma ha raccontato gli anni di ognuno di noi tra i 16 e i 24 anni, ha cantato la provincia, lo “struscio” del sabato pomeriggio in centro, i sogni di ragazzi, la nostalgia, gli amici persi per strada, gli amici che sono “finiti” male, le ragazze impossibili da conquistare, ciò che è stato e ciò che poteva essere, la voglia di uscire dalla vita di provincia, ma da cui alla fine non ci si allontana mai. Provincia e Pavia. Quella Pavia che non ha mai lasciato e dimenticato anche quando è diventato un personaggio dello showbiz.
Gli 883 hanno venduto 5,8 milioni di dischi e Max Pezzali ne ha venduti almeno un milione: 1 italiano su 11 ha comprato in vita sua almeno un disco in cui canta Max Pezzali e quel compact disc, quella cassetta o quell’long play magari lo ha ancora a casa. E se ha ancora le cassette le riavvolge con la penna o con la matita. In puro stile nostalgico.
Pezzali è uno che ha raccontato “gli anni d’oro” di tutti noi, la generazione dei nati tra la fine dei Sessanta e i primi anni Ottanta e di riflesso le sue canzoni sono entrate nel cuore, nell’anima e delle menti di tutti quelli nati dopo quel periodo.
Il 1992 è stato un anno importante: è nata l’Unione Europea, si sono tenute le Olimpiadi invernali di Albertville e quelle estive di Barcellona, Galileo Galilei è stato riabilitato dalla Chiesa cattolica per le sue idee sulla concezione celeste e si sono festeggiati i 500 anni della scoperta del Nuovo Continente. Ma è stato anche l’anno in cui è scoppiato la scandalo “Mani pulite”, le ultime elezioni politiche della Prima Repubblica e la morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino in due attentati mafiosi. Nota positiva della musica italiana: nascono gli 883, con Max Pezzali alla voce e Mauro Repetto al ballo.
Il tempo è voltato, come Max Pezzali canta nella canzone più…883 di tutte, ovvero “Sempre noi” insieme a J Ax (uscita per festeggiare i 20 anni di “Hanno ucciso l’Uomo ragno”)
“…un battito/(trent’anni) sono volati via in un attimo/ricordi ed emozioni che riaffiorano però sempre memorie poi rimangono/e non c’è niente da rinnegare ciò che è stato è stato è tutto giusto così però adesso bisogna andare che di strada c’è n’è ancora”.
Tutti noi rimpiangiamo, anche grazie a canzoni semplici ed iconiche come quelle degli 883 e di Max Pezzali, quegli anni Novanta che, alla fine, non ci hanno mai lasciato e per cui noi ogni volta “combattiamo” per non farli morire. Cantando, ad esempio, una delle hit di Max Pezzali.
immagine in evidenza tratta da www.soundsblog.it