Nicola Ventola e quel 25 aprile 2010 indimenticabile

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di Simone Balocco

Se si ferma il tifoso medio del Novara per strada e gli si chiede quali sono per lui i giocatori più rappresentativi di sempre della squadra, il più anziano citerà i vari Piola, Romano, Baira e Lena, il meno anziano parlerà di Udovicich, Enzo, Vivian, Scienza. Borgobello e Polenghi mentre il più giovane sognerà ricordando di Rigoni, Buzzegoli, Gonzalez, Seferovic e Bruno Fernandes.

Il 2020, globalmente, è stato il peggiore anno di questo XXI secolo, ma è coinciso con il decennale della promozione del Novara in Serie B dopo 33 anni di Serie C assortite. E l’anno dopo arrivò la promozione in Serie A.

Tra il 2009 ed il 2011, Novara fu una città nel delirio calcistico più assoluto visto che in pochi in città si ricordavano dell’epopea di Piola (1947-1953) e l’ultima stagione in massima serie era datata 1955/1956: ere geologiche “calcistiche”. Il passato era da accantonare (ma mai da dimenticare) e ora c’era da pensare ad un ritorno nel calcio che contava.

Il caso Novara fu studiato nei dettagli: Novarello, una dirigenza solida, il campo in sintetico ed una fame di calcio guidata da tanti calciatori che in quei due anni raggiunsero l’apogeo della loro carriera sportiva. E tra i protagonisti di quella doppia promozione c’è stato un giocatore approdato a Novarello da svincolato nel novembre 2009.

Il mercato degli svincolati vede al suo “interno” giocatori senza contratto dal 1° luglio in cerca della migliore offerta per tornare a giocare. Molti dopo pochi giorni o settimane trovano una maglia, altri faticano e la trovano a campionato iniziato, altri la trovano solo a gennaio, altri stanno fermi un anno e altri si ritirano. Non sempre sono giocatori scarsi, ma giocatori magari non proprio giovanissimi con un certo pedigree dalla loro parte e capaci, anche in terza serie, se integri fisicamente e psicologicamente, di fare la differenza. Massimo de Salvo, nel novembre 2009, decise di regalare ai tifosi un colpo da novanta: Nicola Ventola.

Classe 1978, Nicola Ventola era fermo dal l° luglio precedente dopo che il Torino non gli aveva rinnovato il contratto ed il giocatore era quindi libero di accasarsi dove meglio voleva: chi lo avrebbe ingaggiato, gli avrebbe pagato solo lo stipendio senza dover pagare il suo cartellino a nessuna squadra.

Ventola aveva allora 31 anni, una carriera che lo ha visto giocare, tra il 1994 ed il 2009, ben dodici stagioni in Serie A con le maglie di Bari, Inter, Bologna, Atalanta, Torino e una parentesi anche in Inghilterra con i londinesi del Crystal Palace. Ma è stato con i nerazzurri meneghini che divenne un giocatore mainstream: un giocatore davvero forte, una prima punta molto tecnica e “corazzata” che ebbe sulla sua strada tanti, troppi infortuni che ne frenarono la completa ascesa. Infatti molti addetti ai lavori sono convinti che se Ventola non avesse avuto i tanti infortuni che ha avuto, avrebbe avuto una carriera senza dubbio ancora migliore. Il Novara di Attilio Tesser nel novembre 2009, con l’arrivo dell’attaccante barese, iniziava a far capire a tutte le avversarie che aveva tutte le carte in regola per vincere il campionato.

Ad inizio novembre, Rubino e compagni avevano conquistato 25 punti in undici giornate ed in Coppa Italia la squadra si apprestava a giocare al “Franchi” di Siena il quarto turno, dopo aver eliminato, nel turno precedente, il Parma, come i bianconeri in Serie A. In caso si vittoria, ottavi di finale al “Meazza” contro il Milan.

Era un Novara davvero portentoso ed i sentori che sarebbe stata una stagione eccezionale si ebbero già in estate: via Egidio Notaristefano come allenatore, via il carismatico (e storico) direttore sportivo Sergio Borgo e via una parte delle colonne degli ultimi campionati (Morganti, Brizzi, Gallo e Matteassi). Il Novara ripartì con solo nove giocatori “vecchi” (Centurioni, Evola, Gheller, Ludi, Tombesi, Porcari, Bertani, Lanteri e Rubino), il resto era una squadra molto competitiva composta da giocatori di talento e di categoria. Come se non bastasse, de Salvo decise di pescare dal mercato degli svincolati per dare a Tesser quel quid per vincere il campionato regalando alla città una promozione che mancava da troppo tempo. Ventola fu ufficialmente azzurro il 3 novembre 2009 dopo oltre un mese di allenamento con la squadra a Novarello.

Era dai tempi di Emiliano Bigica (2005-2007), già leader della Nazionale Under 21 campione d’Europa nel 1994, che il Novara non tesserava giocatori di grido anche se a fine carriera: prima di lui, erano arrivati sotto la Cupola i vari Cuccureddu, Musiello, Lodetti, Rava, Pietro Ferraris e Silvio Piola.

La notizia dell’arrivo di Nicola Ventola fu accolta dai tifosi come una vera bomba: tutti (soprattutto quelli filo-interisti) vedevano in lui il giocatore “chioccia” ideale per aiutare la squadra a vincere il campionato e lui ci teneva a tornare ad alti livelli proprio grazie indossando la maglia azzurra. Ma molti storsero il naso, pensando che l’apporto dell’attaccante non sarebbe stato determinante e che era un “bollito” in cerca dell’ultimo ingaggio della carriera. Una carriera che lo vedeva però a 31 anni ricominciare daccapo in una categoria nuova e a lui sconosciuta.

Parliamo di un giocatore che ha debuttato in Serie A il 6 novembre 1994 a 16 anni imponendosi poi come uno dei migliori giovani italiani della sua generazione, tanto da approdare nel 1998 all’Inter alla corte di mister Gigi Simoni, con cui, nonostante avesse davanti tanti attaccanti più forti di lui, fece molto bene. E dopo l’esperienza interista, l’attaccante giocò sempre in Serie A con le maglie di Bologna, Siena, Atalanta, Torino ed una parentesi (poco felice) al Crystal Palace. Le sue stagioni migliori furono all’Inter e all’Atalanta (dove vinse anche un campionato di Serie B a suon di reti) dove divenne un idolo dei tifosi.

Però il 1° luglio 2009 Nicola Ventola, con le sue 300 presenze tra i professionisti, 86 gol segnati ed un titolo europeo Under 21 in bacheca, si trovava appiedato. E a 31 anni, proprio quando un calciatore è al top della sua condizione fisica, tecnica e mentale, questa situazione non è mai il massimo. Ma il Novara credette in lui e gli fece firmare un contratto biennale.

Tecnicamente e come esperienza, era il top player del girone (se non di tutta la categoria).

In azzurro, Ventola ritrovò una sua vecchia conoscenza, niente meno che capitan Raffaele Rubino: anche lui barese e anche lui del 1978 (9 gennaio il capitano azzurro, 24 maggio Ventola), i due avevano giocato insieme nelle giovanili del Bari ed avevano vinto il campionato Allievi nel 1994, ma a differenza di Ventola, Rubino non aveva mai sfondato mentre l’ex compagno di reparto aveva giocato negli stadi della nostra massima serie, in Europa e con le varie Nazionali giovanili, mentre Rubino aveva giocato tra Dilettanti e Serie C2 con le maglie di Noicattaro, Bisceglie, Brescello e Sesto San Giovanni. Il ritrovarsi in squadra a quattordici anni di distanza dall’ultima volta era forse la chiusura del cerchio.

Nicola Ventola giocò in azzurro quattordici mesi, scendendo in campo trentuno volte e segnando quattro reti, tutte al “Piola”. Quattro reti sono poche per un attaccante: la prima rete la siglò il 17 gennaio 2010 in casa contro il Como, la seconda l’11 aprile contro il Foligno e poi arrivò la doppietta nel 3-3 contro la Cremonese del 25 aprile 2010. E proprio quei due gol rimarranno nel cuore non solo del giocatore barese, ma di tutta la tifoseria del Novara. E per capire quelle due reti, c’è da riavvolgere il nastro a quel 25 aprile 2010.

Faceva caldo quella domenica anche se a Novara era tutta settimana che faceva…caldo. Ma non era un caldo climatico, ma un caldo…sportivo e l’epicentro quel giorno fu il trittico via Patti-piazzale Mornese-viale Marmo: alle ore 15 si sarebbe disputato il big match della 32a giornata tra la capolista Novara e la Cremonese di Roberto Venturato, allora seconda in classifica.

Gli azzurri avevano a disposizione il terzo match point per vincere matematicamente il campionato. Per questo motivo, dopo la sconfitta esterna contro il Benevento della domenica precedente, era partita già lunedì 19 la caccia al biglietto storico: non si poteva perdere la partita che avrebbe potuto significare la “liberazione” del Novara dalle paludi della terza serie nazionale e tornare finalmente in Serie B.

Il Novara aveva a disposizione addirittura tre risultati su…tre contro i grigiorossi: la squadra sarebbe stata promossa matematicamente con due giornate di anticipo vincendo, pareggiando o addirittura perdendo (ma solo con un gol di scarto in favore dei lombardi). Insomma, l’attesa era infinita e la cornice del “Piola”, tornato dopo decenni sold out, era ottima per regalare alla piazza un risultato storico.

In città c’era tanta fiducia verso Rubino e compagni visto che la squadra, una macchina perfetta in quella stagione, non avrebbe perso la grande possibilità di vincere in casa un campionato dopo quattordici anni (l’ultimo era stato quello di Serie C2 della stagione 1995/1996).

Il “Piola” quel 25 aprile era un catino sudamericano: c’erano 7.500 spettatori e visto che quella stagione il Novara aveva 1.700 abbonati, erano anni che nell’impianto di viale Kennedy non si vedeva un rapporto 1-4 tra abbonati e spettatori paganti, tutti con sciarpe, bandiere e magliette azzurre indosso.

La partita terminò 3-3, il Novara vinse matematicamente il campionato, tornò in Serie B dopo 33 anni ed il mattatore di quella partita fu proprio Nicola Ventola:

a) minuto 33, destro al volo in area da posizione defilata e gol;

b) minuto 59, gran botta di destro da 30 metri e gol.

Novara promosso in Serie B e poteva partire la festa. E Nicola Ventola, fino a quella partita poco incisivo, divenne l’eroe di giornata: due gol importantissimi segnati con una tecnica da giocatore di altra categoria.

Prima si parlava della coppia barese Ventola-Rubino: i due giocatori diedero il calcio di inizio, Ventola siglò la doppietta e Rubino si procurò il rigore del pareggio. Si era davvero chiuso un cerchio!

Nicola Ventola era approdato a Novara a testa bassa, con tanta voglia di fare e con tanta umiltà, tanto che il 13 gennaio 2010 si era “rifiutato” di giocare nello storico ottavo di finale di Tim Cup contro il Milan al “Meazza”. Motivo? Visto che lui in quello stadio aveva giocato tante volte in carriera, voleva lasciare spazio a chi, tra i suoi compagni, non aveva mai avuto modo di giocare nella “Scala del calcio”.

A chiusura di una stagione epica, Ventola vinse anche la Supercoppa di Lega Pro: aveva vinto più trofei con la maglia del Novara in sette mesi che negli anni precedenti di carriera.

La stagione successiva Ventola rimase ancora in azzurro e avrebbe giocato da titolare in coppia con Bertani, con i “rincalzi” Rubino e Gonzalez. Per la prima volta nella sua storia, i giocatori azzurri avevano le maglie personalizzate: non più i classici numeri da 1 a 11, ma da 1 a 99 e con scritto il proprio cognome: Ventola si prese il numero 22.

Ventola debuttò in Serie B il 22 agosto a Padova: dopo cinque stagioni, l’attaccante tornava tra i cadetti. Ma tra il match dell’“Euganeo” e la partita contro il Siena giocata il 27 novembre al “Franchi”, l’attaccante giocò solo tre partite da titolare, sei volte subentrò a partita in corso, in quattro stette in panchina ed in altre quattro non fu convocato da Tesser. L’attaccante barese non sembrava in palla e fu spodestato in attacco da Pablo Andrés Gonzalez: lui e Bertani sembravano giocare a memoria ed il Novara volava con le loro reti in classifica. Per Ventola “panca”, delusioni e la visione di due giocatori che non avevano mai giocato in Serie B fare numeri da…Ventola.

A parte il fatto di essere stato superato dai gemelli del gol (34 gol totali in stagione per loro), Ventola iniziava ad avere troppi problemi fisici che lo debilitavano e che lo facevano arrancare rispetto non solo ai compagni di reparto, ma anche di tutta la squadra. Il Novara di quella prima parte di stagione era una macchina perfetta che però aveva un’anomalia: Nicola Ventola.

La sua ultima partita in azzurro furono i 24 minuti giocati in casa contro la Reggina il 22 novembre 2010: 3-1 finale e Ventola che sostituì Bertani. La settimana dopo assistette al pareggio in rimonta di Siena con il gol di Gigliotti che mise in rete, al 93’, un’azione da Playstation.

Dalla partita casalinga contro il Crotone del 4 dicembre a quella casalinga contro il Cittadella (29 gennaio 2011), per Ventola una serie di non convocazioni. Ancora infortuni, ancora affaticamenti. Ed il 27 gennaio 2011 la notizia della rescissione del contratto: non solo Ventola chiudeva la sua esperienza al Novara, ma chiudeva anche con il calcio.

Si ritirava a quasi 33 anni uno dei talenti più cristallini del calcio italiano tra la fine degli anni Novanta ed i primi anni Duemila. Ma Ventola nonostante avesse lasciato la squadra non lasciò gli ex compagni tanto che seguì la squadra nella cavalcata del girone di ritorno che si chiuse con il terzo posto finale e la vittoria dei play off eliminando la Reggina e vincendo contro il Padova la partita più importante degli ultimi cinquantacinque anni di storia azzurra. E Nicola Ventola era al “Piola” quel 5 e 12 giugno 2011 e anche lui festeggiò un qualcosa cui neanche lui, quando accettò l’offerta di Massimo de Salvo, avrebbe creduto potesse accadere. Ed invece Nicola Ventola, attaccante di Grumo Appula partito da Bari alla volta del grande calcio, nel suo piccolo anche lui aveva contribuito a scrivere la storia del Novara.

E chissà come sarebbe stata la storia del Novara se quelle due reti non fossero andate a segno quel 25 aprile 2010. Invece sono entrate in rete e Nicola Ventola ha contribuito a riportare una squadra ed una città in una serie che non speravano più di vedere. E per questo motivo il nome di Nicola Ventola è entrato nella storia del club che fra una settimana compirà 112 anni.

immagine in evidenza tratta da www.tuttocalciatori.net