di Simone Balocco
Chi lo avrebbe detto, al momento del sorteggio dei calendari della Serie B, lo scorso 3 agosto, che gli ultimi due incontri della stagione (trasferta di Perugia e chiusura casalinga contro la Virtus Entella) sarebbero stati fondamentali per il mantenimento della categoria per il Novara? Nessuno.
Gli ultimi centottanta minuti della regular season diranno al Novara, e ai suoi tifosi, se il 18 maggio prossimo, alle 22:20 circa, si potrà archiviare questa bruttissima stagione e pensare a gettare le basi per la prossima, oppure prepararsi ai play out (possibilmente sperando di arrivare quint’ultimi con la possibilità di giocare il ritorno tra le mura amiche) o mettersi il cuore in pace, retrocedere in Serie C e iniziare a cercare sulla cartina geografica le prossime avversarie della nuova stagione.
Un campionato davvero poco entusiasmante non solo per Casarini e compagni, ma anche per una tifoseria che, mai come ora nelle ultime quattro stagioni, trema al solo fatto di retrocedere nella terza serie nazionale.
I tifosi azzurri sono consci del fatto che il Novara è psicologicamente a terra, senza anima e attributi. In molti lo sostengono da tanto tempo e sabato pomeriggio scorso, dopo l’1-1 casalingo contro un Pescara per nulla trascendentale, quelli che ancora non ci credevano hanno avuto la conferma: primo tempo chiuso in vantaggio con una prova gagliarda come non si vedeva da tempo in viale Kennedy, secondo tempo giocato in maniera sottomessa e azzurri mai una volta vicini ad impensierire Fiorillo. I pescaresi invece hanno fatto la loro partita, portando a casa un punto frutto del classico “compitino”. A differenza del Novara, il “delfino” ci ha creduto e ha portato a casa il punto.
A complicare l’animo dei tifosi azzurri due eventi che hanno caratterizzato l’ultima domenica calcistica: la vittoria in dieci uomini del Cesena in casa contro il Parma (ex) secondo in classifica e la promozione in Serie C, per la prima volta nella sua storia, del Gozzano. E tra i tifosi c’è il timore che il prossimo anno ci possa essere la tanto temuta trasferta al “d’Albertas”. Complimenti al Gozzano, ma una retrocessione per gli azzurri sarebbe deleteria tenuto conto che solo due anni fa Casarini e compagni espugnavano il “San Nicola” di Bari e si giocavano la possibilità di disputare la finale play off per la Serie A contro il Pescara.
A oggi il Novara sarebbe salvo, ma la trasferta di Perugia diventa proibitiva perché il Grifo, una delle squadre più interessanti di tutto il campionato, è ottavo ad un punto dalla certezza matematicadi disputare i play off e vorrà senza dubbio vincere davanti ai propri tifosi per avere la certezza di giocarsi, per il secondo anno consecutivo, la promozione in Serie A, mentre la successiva partita contro la Virtus Entella in casa diventerebbe da dentro o fuori. E, visto il rullino di marcia della squadra di Domenico di Carlo in viale Kennedy, ciò fa venire i brividi lungo la schiena.
I prossimi 180′ saranno da seguire con molta attenzione (ed altrettanto pathos), facendo attenzione a cosa accadrà nei campi delle altre squadre che lotteranno per la salvezza: Virtus Entella (Frosinone in casa, Novara fuori), Ascoli (trasferta a Pescara, chiusura in casa contro il Brescia), Avellino (Spezia in casa, Ternana fuori) e Cremonese (Venezia in casa e trasferta finale a Cesena). Ma sarebbe bene anche vedere cosa faranno Pro Vercelli e Ternana, attualmente le ultime due della classe a -6 dal Novara e sabato costrette ad uno scontro fratricida per sapere chi, in pratica, chiuderà all’ultima posizione il campionato.
Molti tifosi sostengono che gli azzurri perderanno al “Curi” e vinceranno in casa contro i liguri di Volpe. Il Novara però non vince almeno due partite consecutive dal trittico Frosinone-Brescia-Palermo tra l’8 ed il 21 ottobre 2017: cose di sette mesi fa.
E’ brutto sperare in passi falsi e disgrazie altrui, ma solo se il Novara farà tre-più-tre contro le squadre di Breda e Volpe (nuovo tecnico dei liguri) la salvezza sarà raggiunta, sennò saranno play out o, nella peggiore delle ipotesi, retrocessione diretta. E’ impensabile che le squadre posizionate in classifica sotto il Novara perdano tutte le partite rimanenti ed il pareggio di lunedì sera tra l’Empoli già promosso in Serie A ed una Cremonese che, a livello di risultati, è messa peggio del Novara (ma che le sta davanti grazie al suo grande girone di andata) indirizza gli azzurri a compiere due imprese contro Perugia e Virtus Entella.
Il Novara sabato scorso, dopo il triplice fischio del signor Piccinini, è tornato negli spogliatoi a testa bassa e sotto i fischi e le urla dei tifosi, stufi di aver visto per l’ennesima volta una squadra spenta e senza cattiveria, capace di farsi raggiungere da una squadra tutto sommato alla portata degli azzurri. Si può parlare di “effetto stadio Piola”: venti partite giocate, cinque vittorie, sei pareggi e ben dieci sconfitte, comprendendo anche l’eliminazione per mano del Piacenza il 6 agosto nel secondo turno di Tim Cup.
Serie C diretta o play out sono gli spauracchi da evitare come la peste: la retrocessione allontanerebbe ancora di più il tifo dalla squadra, quest’anno ai minimi termini nonostante un grande “zoccolo duro” di supporter, ed i play out, oltre ad essere una sorte di lotteria, sono due partite dove le squadre in campo dovranno dare l’anima per non vedere rovinata una stagione. E i tifosi azzurri si ricordano come fosse ieri i play out del 6 e 13 giugno 2014: bye bye Serie B.
L’eventuale retrocessione manderebbe alle ortiche l’impresa della Primavera di mister Giacomo Gattuso: la vittoria del campionato di Primavera 2, con promozione nella categoria superiore (in pratica contro i coetanei delle squadre di Serie A, la Primavera 1) da parte di Stoppa e compagni, potrebbe essere vanificata in caso di retrocessione della prima squadra, poiché nella terza serie nazionale non esistono le formazioni Primavera ma le Berretti. Il che significherebbe che la loro vittoria non è servita a nulla. Con buona pace di un settore giovanile vero fiore all’occhiello di Novarello.
La domanda fondamentale è: “questo Novara è nelle condizioni di salvarsi?”.
Visto l’approccio della squadra dalla partita di Vercelli in poi (8 aprile), fra i tifosi serpeggiano brutti pensieri e non solo perché in casa la squadra non vince dal venerdì di Pasqua (dalla partita prima del derby, contro il Cesena), ma fuori casa addirittura dall’11 febbraio. Se nel girone di andata un discreto bottino di punti è arrivato lontano dal “Piola”, nel girone di ritorno il copione è cambiato: una vittoria soltanto a Cittadella grazie da un clamoroso Puscas autore di una tripletta e nelle ultime quattro trasferte (Vercelli, Bari, Empoli e Cremona) sono arrivati quattro pareggi consecutivi.
Fa paura l’approccio di tutte le dirette concorrenti per la salvezza del Novara: tutte lottano, tutte ci credono, tutte (chi più chi meno) fanno punti. E il timore è che gli azzurri rimarranno con il cerino in mano perché delle squadre invischiate nella zona calda della classifica, Casarini e compagni sono quelli con più il morale sotto i tacchi: diciassette sconfitte in campionato sono tante, cinquanta reti incassate in quaranta partite sono tante, quarantuno reti segnate in 40 partite sono poche e per la prima volta dopo quattro stagioni c’è il rischio che la squadra non possa avere un giocatore in doppia cifra nella classifica marcatori, a meno che Puscas non segni almeno una rete tra sabato e venerdì prossimo. Tanto per intenderci: Virtus Entella, Avellino, Ternana e Cesena hanno almeno un giocatore che ha segnato dieci reti. L”ultima volta che il Novara non ebbe un giocatore con almeno dieci reti a fine campionato era la stagione 2013/2014, stagione poi conclusa con la retrocessione tramite i play out.
Sono lontani i tempi in cui il Novara “mandava” tre attaccanti in doppia cifra, sono lontani i tempi in cui il “Piola” era un fortino quasi espugnabile, sono lontani i tempi in cui il Novara era considerata una “squadra di alieni” (Serse Cosmi docet).
Fa rabbia pensare che la rosa della squadra, tecnico compreso, sia da lotta per non retrocedere: a parte l’alto monte ingaggio, i nomi sono di categoria e alcuni hanno esperienza in Serie A o con la Nazionali giovanili e basta leggere la “storia” di ogni singolo atleta per comprendere che un Novara sest’ultimo è inverosimile. Eppure il campo non tradisce mai e la squadra ha fatto capire che il sest’ultimo posto è il suo posto, grazie anche al demerito degli avversari diretti (il Novara, salvo che con l’Ascoli, è sotto negli scontri diretti con tutte le squadre sotto di lei, in attesa del ritorno del match con la Virtus Entella, vittorioso all’andata in casa).
Per dire nell’ultimo mese:
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il Cesena ha sconfitto Frosinone e Parma ed è fuori dalla lotta play out;
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l’Ascoli ha sempre lottato, da ultimo ha sconfitt il Novara al “Piola”, ha fatto risultati importanti e oggi disputerebbe i play out;
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la Ternana non solo ha vinto a Novara 3-0, ma ha vinto 5-1 in casa contro il Carpi, ha vinto in rimonta il derby contro il Perugia e oggi, nonostante sia penultima, ha segnato ben sessanta reti e non pare doma;
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la Pro Vercelli ha sconfitto il Parma in casa e ha sempre lottato nonostante qualche limite tecnico, ma con il Novara è avanti negli scontri diretti.
Come si diceva prima, tutte lottano e tutte ci credono. Il Novara soccombe, sbaglia continuamente e sembra quasi non crederci più.
Molti addossano la colpa alla società, assente e artefice di due campagne acquisti (estate e gennaio) molto deludenti: pesa sull’economia (tecnica) della squadra la cessione di da Cruz al Parma per oltre 3 milioni di euro (plusvalenza enorme) a gennaio e il non aver investito quella cifra (e altre migliaia di euro) nella campagna di rafforzamento per acquistare giocatori di spessore e cedendo chi non era considerato all’altezza: va bene l’arrivo di George Puscas (nove reti in diciassette partite, quinto marcatore in Serie B del Novara dal 2010 a oggi dopo Gonzalez, Bertani, Evacuo e Galabinov, al pari con Seferovic), ma serviva molti di più e non i soli Maracchi e Seck, dieci partite giocate in due da gennaio a oggi.
Il destino del Novara è in parte nelle sue mani ed in parte in quelle degli avversari, ma è sempre bene pensare prima ai fatti di casa propria e dopo sperare, come detto, nelle disgrazie altrui.
Il calcio insegna (da sempre) che se si hanno cuore e gamba si vincono anche le partite impossibili, quelle che possono cambiare una stagione. E i tifosi hanno timore che la squadra sia entrata in un loop che difficilmente la vedrà salvarsi direttamente, ovvero ad essere ad almeno un punto sopra la quint’ultima: pochi gol realizzati, tanti subiti, tanti cartellini gialli (novantadue, media di 2.3 a partita) e rossi (sei, media di uno ogni 6.7 partite), solo cinque vittorie e ben dieci sconfitte in casa su ventidue partite giocate (compreso il match di Coppa Italia) sono il rullino di marcia di una squadra che fin da agosto fatica e che non è stata quasi mai nella parte sinistra della classifica.
Il cambio di allenatore, ai fini del risultato, non sembra aver cambiato marcia alla squadra: dopo un inizio promettente (vittoria esterna a Cittadella e pareggio in casa contro lo Spezia, con il Novara in vantaggio), anche mister di Carlo è stato travolto dagli stessi risultati: tra l’11 febbraio (prima partita sotto la sua gestione) ed il pareggio contro il Pescara di sabato, in sedici partite, il Novara ha totalizzato sedici punti su quarantotto disponibili, segnando quindici reti e subendone ben venti. Poca roba, anche per un tecnico considerato da tutti come uno dei più esperti della categoria.
I tifosi hanno iniziato a fare i paragoni con la terribile stagione 2013/2014, quella della retrocessione in Lega Pro: dopo quaranta partite, il Novara targato Aglietti aveva totalizzato 42 punti, quello di di Carlo, a oggi, 43. Un saldo di +1 molto preoccupante, vista che quella è stata la peggior stagione del Novara degli ultimi sedici anni (stagione in Serie A a parte): l’anno della retrocessione la squadra chiuse a 44 punti (pareggio in casa contro il Varese, sconfitta a Bari).
Ora la palla passa (non solo metaforicamente) alla squadra: solo tirando fuori gli attributi, il Novara potrà salvarsi. Solo vincendo entrambe le partite il Novara potrà salvarsi senza pensare al risultato delle avversarie. Solo salvandosi si potrà avere vicina la tifoseria. Solo salvandosi in Serie B non si renderà vana la vittoria della Primavera 2, solo salvandosi non si manderà alle ortiche un sogno chiamato “Serie B”.
“Siamo padroni del nostro destino” recita lo slogan tra i tifosi da almeno due settimane: rimangono centoottanta minuti da giocare con il coltello tra i denti.
I tifosi azzurri vorrebbero andare a Gozzano o ad Albissola la domenica pomeriggio per farsi un giro sul lago o una camminata sul lungo mare e non andare al “d’Albertas” o al “Faraggiana” di Albissola Marina.
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