di Simone Balocco
“Linea Verde Life” è un programma che va in onda tutti i sabati a ridosso dell’ora di pranzo su RaiUno e poi su RaiPlay: ogni puntata, di circa un’ora ciascuna, racconta una città diversa del nostro Paese ed il suo territorio in tutte le sue sfaccettature. E visto che l’Italia è detta “Belpaese”, ogni puntata è uno spettacolo: si scoprono monumenti, luoghi, l’economia e la ricchezza di ogni città. Un viaggio su e giù per lo Stivale che fa davvero dire: l’Italia è il Paese più bello del Mondo.
Sabato 20 maggio “Linea Verde Life” è sbarcata a Novara. A condurre il programma, come di consueto, Daniela Ferolla e Marcello Masi.
In quei 60 minuti di trasmissione, i conduttori hanno mostrato i lati più belli di Novara: il castello sforzesco, il centro cittadino, la basilica di San Gaudenzio, il riso, il vino, i biscottini ed il lago d’Orta. Partendo con l’intervista ai ragazzi di “Novara Green”, un’associazione di volontariato nata in città nel 2017 che si prefigge di salvaguardare l’ambiente e curare il bene comune, e chiudendo con una ricetta per cucinare un vero risotto “alla novarese” a base di gorgonzola e vino delle Colline novaresi. E hanno parlato anche di sostenibilità, rispetto del patrimonio naturale, il diffondersi delle nuove tecnologie, che vedono la città una delle menti più evolute, dell’importanza dell’acqua, l’”oro blu” della nostra provincia che dà la vita alla risaie che caratterizzano la nostra provincia nella sua parte meridionale.
Come me, anche tanti altri miei concittadini hanno visto quella puntata, postando spezzoni della trasmissione ed immagini sui social. Ero contento perché si parlava della mia città quando la maggior parte degli italiani è a casa ed è a tavola o sta preparando il pranzo e sono tutti insieme.
Sono stato orgoglioso che si abbiano parlato di Novara: non sempre se ne parla, ma quando lo si fa, sono molto contento. Ed il motivo è semplice: Novara è la mia città e sono stato contento che tanti italiani che a Novara non sono mai stati l’abbiano poi scoperta in televisione.
Novara è la città dove vivo, dove sono nato, dove ho frequentato le scuole, conosciuto i miei amici, mi sono innamorato, sposato e dove ora abito. Come cantavano i Modena City Ramblers, “si sa dove si nasce/ma non dove si muore”: magari morirò anche a Novara, a chiudere il mio “cerchio della vita”.
A me di Novara piace tutto: è città piccola, è una città vivibile (anche se ultimamente ci sono un po’ di problemi infrastrutturali), verde. Insomma, una città a misura d’uomo.
Novara è l’ombelico del Mondo: l’ombelico del mio Mondo, dove tutto è iniziato.
In questi ultimi anni è diventata una città turistica e sono tanti i turisti (anche stranieri) che si vedono in centro a fotografare le vie e i monumenti cittadini. E noi novaresi che li guardiamo un po’ storti, quasi a dire loro “ma come? Fate foto a Novara? Mica siamo a Milano, Roma, Torino…”. E questo è il difetto di molti novaresi: non credere nelle potenzialità della nostra cittadina, snobbandola, magari considerarla inferiore alle altre città.
Eppure Novara è sul pezzo: negli ultimi dieci anni è diventata di importanza strategica, essendo il crocevia della direttrice Milano-Torino e tra Genova, la Svizzera ed il cuore dell’Europa. Nel suo piccolo, la nostra provincia ha tutto: pianura, collina, laghi, montagne. E poi le risaie, il nostro “mare a quadretti” con il “pesce canterino” (la rana) che vive al loro interno.
Ma Novara è anche storia: nata nel 89 d.C., ha vissuto la presenza di celti, liguri, romani, longobardi, franchi, Visconti e Sforza. Poi la sua parte di storia moderna e contemporanea con la “battaglia della Bicocca” del 23 marzo 1849 tra il Regno di Sardegna (capitanato da Carlo Alberto) e quello austriaco (guidato dal generale Josef Radetzky) dove persero la vita circa 1.000 soldati e i feriti furono oltre tremila con la sconfitta dell’esercito sabaudo e la fine della Prima guerra di indipendenza che portò Carlo Alberto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II (futuro primo re d’Italia). Ha vissuto anche la Resistenza antifascista e i fatti tragici di Vignale del 24 agosto 1944 e del 24 ottobre successivo tra le odierne piazza Martiri e piazza Cavour e la ricostruzione post Seconda guerra mondiale che ha visto arrivare sotto la Cupola migliaia di persone partite dall’Italia meridionale in cerca di fortuna, trovandola in tante occasioni.
Novara è anche altro: è il museo “Faraggiana”, il teatro “Coccia”, le varie “case”, le mura romane che caratterizzano il centro, il broletto e l’arengo, i portici, la piastrella in piazza delle Erbe che rappresenta il centro della città nel vero senso della parola, le statue ed il cardo-decumano, la strada romana che oggi è rappresentata dall’unione, in centro, tra Corso Italia e Corso Cavallotti con Corso Cavour e Corso Mazzini, la “cülóna ch’la suda”, l’Allea ed il parco dei bambini, i marunat nei giorni della festa patronale di San Gaudenzio, i tredici quartieri che compongono la città ed ognuno con un nome dialettale che descrive i propri abitanti; Re Biscottino e Regina Cuneta, le maschere del nostro carnevale, l’Agogna, il Terdoppio e le rogge cittadine. Per non parlare del Duomo (intitolato a Santa Maria Assunta) e il battistero: la particolarità del nostro Duomo è che non solo ha una delle porte d’ingresso più alte d’Europa (se non nel Mondo) e che vede nella sua caratteristica il fatto che vi si entri di lato e non di fronte come tutte le altre chiese e cattedrali. Ed il Monte Rosa e la catena alpina a fare da cornice ad un panorama da cartolina.
La cosa che mi spiace è che troppi miei concittadini la mattina si accalcano per prendere il treno per andare a lavorare a Milano: mi piacerebbe che quelle persone fossero sempre meno perché significherebbe che Novara riuscirebbe ad offrire le stesse aspettative lavorative di Milano. Sarà un sogno irrealizzabile, ma sognare non costa nulla. E magari un giorno, proprio da Milano, sul binario 4 di “Centrale” tutti i giorni ci saranno altrettante persone che vengono a Novara a lavorare.
Ma è tutta la provincia a farsi volere bene: le direttrici verso i due laghi ed il loro fantastico territorio. Da una parte il frenetico Lago Maggiore, dall’altra il Lago d’Orta, una vera emozione incastonata tra le montagne che fa innamorare non appena la si vede.
Poi ci siamo noi, i novaresi. Siamo così: come diciamo noi tifosi “Ne lombardi ne piemontesi/solo novaresi”, a specificare che siamo distanti (culturalmente) tanto da Milano quanto da Torino, un mondo a parte. Guai a dirci che siamo “di Milano” e che non ci staccheremo mai dal Piemonte, anche se con il resto delle altre province piemontesi non abbiamo nulla con cui spartire. Noi siamo quelli “nati tra riso e zanzare”: da una parte la cosa più buona che Novara produce contro la cosa che in estate non sopportiamo. Come la nebbia, ma che ci caratterizza.
E poi il nostro cibo: paniscia, gorgonzola, biscottini, rustida, il salam d’la duja. E i vini, gran parte rossi, corposi.
Novara è anche una città viva che diventa città della musica con il Novara Jazz Festival o il Novara Gospel Festival. Ma anche città dello sport, soprattutto all’inizio dell’estate quando il centro cittadino di anima grazie agli Street Games. Ma Novara lega i suoi destini sportivi al calcio con il Novara FC e alla pallavolo femminile con la Igor Volley. E poi Silvio Piola, Giovanni Udovicich, e Pablo Andrès Gonzalez e i derby hockeystici contro Vercelli che negli anni ’80-’90 hanno caratterizzato i sabati sera degli sportivi novaresi al palazzetto dello sport di viale Kennedy, Novara che il prossimo anno ospiterà, a 40 anni di distanza dall’ultima volta, i Mondiali di hockey su pista. Sede principale della manifestazione, il “Pala Dal Lago”; intitolato all’ex giocatore di hockey Stefano dal Lago, morto a Novara il 27 settembre 1988 durante una partita di Coppa Italia e a cui l’allora giunta comunale ha voluto dedicare l’impianto da gioco teatro delle vittorie dell’allora Hockey Novara.
Novara, una città forse un po’ “provinciale”, ma che piace a tutti quelli che la scoprono per la prima volta e che ci tornerebbero ancora, magari anche a viverci. E spero che quelli che hanno visto due mesi fa “Linea Verde Life” possano aver capito la bellezza di Novara e sul perché le voglio così bene.
Parafrasando uno più famoso di me “Novara è la città che amo/qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti”. Non la cambierei con nessun’altra città, in tutto il Mondo. Io a Novara voglio un bene dell’anima.
Nuara l’è la me cità e per questo dico: W F952. W 0321. W 28100. W Novara. W Nuara.
E speriamo che “Linea Verde Life” passi ancora a trovarci prestissimo.
immagine in evidenza tratta da www.a-novara.it