Novaresi a Torino per assistere alla nuova tappa del tour che promuove l’uscita dall’Euro
Torino 15 Marzo 2014 – Un sabato pomeriggio a Torino per ascoltare teorie economiche. Immaginavo una sala semideserta, la sorpresa è stata quella di vederla gremita non solo di militanti e simpatizzanti della Lega Nord, promotrice dell’evento, ma da tante, tantissime persone non leghiste: imprenditori, pensionati, giovani, casalinghe, tutti preoccupati dalla situazione attuale e dal futuro. Da Borgomanero e Novara un pullman pieno di militanti o simpatizzanti della Lega, per assistere alla tappa torinese del “Basta €uro Tour”, la terza data dopo Firenze e Milano, di un format che girerà diverse città per permettere al professor Claudio Borghi Aquilini di spiegare perché l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro.
Davanti ad un pubblico attento, silenzioso, seriamente interessato ad ascoltare, il Governatore della Regione Piemonte e Segretario della Lega Nord del Piemonte Roberto Cota ricorda che nel medesimo periodo in cui “i conti dello Stato sono peggiorati, quelli della Regione Piemonte, dopo che eravamo sull’orlo del default finanziario, sono in ordine. Un report dettagliato, non certo leghista, uscito la settimana scorsa indica che dal punto di vista della ricerca e innovazione siamo ad alto livello perché è stata varata una seria politica fiscale di supporto al piano industriale. Roma continua con una politica coloniale rispetto ai territori. Ci vuole ben altro: il futuro ce lo dobbiamo costruire noi.”
Il moderatore, Gatti, chiede “Se l’Euro è il principale problema del nostro paese, come ce la caviamo?” La parola passa al Segretario Federale Matteo Salvini, che risponde a bruciapelo: “Valorizzando le quote rosa”. E stupisce la platea quando chiama le persone in piedi in fondo alla sala a salire sul palco, perché “siamo in troppi, alla faccia di tutti i gufi che dicono che la Lega ha delle difficoltà”.
E inizia il ragionamento sulla moneta: “Un popolo senza sovranità monetaria, senza lavoro, senza dignità, senza economia non è libero. La mia percezione non è soltanto economica; il regime, prima dell’economia, ha a che vedere col pensiero unico, uguale per tutti e fa parte di un precisa progetto, quello di togliere radici, certezze, orgoglio oltre che credo per farci diventare numeri: un mercato unico composto da 400 milioni di consumatori. Ma siamo uomini o consumatori? Solo uno stolto può non ammettere che l’Euro è un problema. Siamo in guerra, in una guerra senza eserciti”.
Continua incisivo: “Dicono che l’Euro garantisce la pace. Nulla di più sbagliato: l’Euro sta facendo litigare i popoli. Il 25 non sarà un’elezione europea ma un referendum per la vita o per la morte. Io vado avanti, se ci siete anche voi. La nostra forza è che non viviamo di politica,abbiamo la passione della politica. La nostra è una battaglia per i bambini e per le bambine, una battaglia di speranza per il nostro futuro. Non è più tempo di far lavorare gli amici degli amici né a Torino, né a Roma né a Bruxelles.” E conclude dicendo: “Noi non vogliamo uscire dall’Europa, vogliamo un’Europa diversa perché un’altra Europa è possibile”.
Interviene il professor Claudio Borghi Aquilini: “Spiegare l’economia alla gente è sempre cosa ostica ma in questo periodo risulta semplice perché quando la situazione è decisamente così critica la gente si sveglia. L’Euro è morto. L’unico modo di tenerlo in vita è contare sui vostri portafogli. Questa crisi è subdola, si insinua poco a poco: all’inizio qualche lettera di licenziamento, si pensa che sia un caso. Gli imprenditori che tengono duro, pensando di aver sbagliato. Qualcuno di questi si suicida. Tanti sono quelli che muoiono ma quanti sono rovinati dal punto di vista della felicità! L’Italia era un paese felice e sereno. Ci dicono che bisogna fare sacrifici, ci parlano di austerità. Ma ci sono monete artificialmente disequilibrate, il cui valore è artefatto. L’Euro non è una novità: prima del 1992 ci fu lo SME, avevamo i tassi di cambio bloccati (stesso principio dell’Euro). E anche allora si parlava artificialmente di Armonizzazione o Rimodulazione Comunitaria. Purtroppo il governo deve avere il coraggio dell’impopolarità. Sappiamo chi sono stati i protagonisti e chi sono oggi, sono colpevoli perché sanno cosa stanno facendo, stanno disoccupando e affamando. Hanno un unico obiettivo: farvi pagare, prosciugare i vostri soldi e far chiudere le imprese. Quella da fare è una battaglia di liberazione. Non so se Salvini sia più pazzo o più onesto, non ha fatto i conti coi voti o coi media.”
A seguire gli interventi di due rappresentanti dell’imprenditoria piemontese, due industriali che hanno spiegato che diventa sempre più difficile fare impresa se si deve seguire il rigidismo europeo e si è soffocati da burocrazia e tasse.
Un monito ai partiti italiani: non sottovalutate questa tendenza! Sia in Italia che in Europa è in netta crescita. Riflettere sulla visione anti – euro della Lega Nord, parlando della possibilità dell’uscita dell’Italia dal sistema moneta unica non deve essere un tabù. Uno dei pochi politici italiani che si è espresso favorevole alle posizioni anti euro della Lega Nord è stata Giorgia Meloni, che ha assunto la presidenza di Fratelli d’Italia, e che ha annunciato l’inizio di una propria campagna Basta Euro che comprende l’uscita dal gruppo dei popolari al parlamento europeo e l’intenzione di costruire delle alleanze sulla base della resistenza all’euro, battaglia comune a molti partiti di varie nazionalità presenti in Europa. Dallo scorso luglio, infatti, il Movimento di Marine Le Pen si è schierato con la Lega Nord nella stessa battaglia e si parla già di un gruppo comune al Parlamento Europeo. E’ notizia di un paio di giorni fa che il sondaggio ComRes pone il partito euroscettico britannico come primo partito:l’Ukip al primo posto con il 30% dei consensi, seguito dal Labour al 28% e dai conservatori del premier David Cameron con il 21%. Se così fosse il partito di Nigel Farage raddoppierebbe i 13 seggi nel Parlamento europeo che si è aggiudicato nelle precedenti elezioni.
Esiste quindi un partito che in Europa sta prendendo sempre più terreno, nel silenzio dei media e nella disattenzione delle grandi forze politiche. Questo partito non è né di destra né di sinistra, né del sud né del nord: è il partito trasversale NO EURO. Ai trend-setter consiglio di seguire le europee con molta attenzione, almeno la stessa che dedicano a temi quali austerity, spread e spending review.