In vista delle prossime elezioni del 4 marzo in linea con la stretta sulla disinformazione annunciata da Facebook, ora l’AgCom si rivolge a Facebook, come a Google, chiedendo pari opportunità alle rappresentanze politiche in campo.
“Come regolatori dobbiamo domandarci se abbiamo a disposizione strumenti normativi adeguati per garantire una informazione plurale e di qualità, soprattutto durante il periodo elettorale in cui vige una legge, quella sulla par condicio, promulgata nel 2000, quando Internet si presentava ancora nella sua versione 1.0”, ha detto il Commissario dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Antonio Martusciello.
Cosciente che le due piattaforme non debbano rispettare e la legge sulla par condicio, la n° 28/2000, l’AgCom chiede pero’ alle piattaforme di “uniformarsi ai princìpi che animano il dettato normativo“.
Si tratta di “Linee guida per la parità di accesso alle piattaforme online durante la campagna elettorale 2018”, ( https://www.agcom.it/documents/10179/9478149/Documento+generico+01-02-2018/45429524-3f31-4195-bf46-4f2863af0ff6?version=1.0 ) emerse dai lavori del Tavolo Tecnico di autoregolamentazione promosso da Agcom per garantire pluralismo e correttezza dell’informazione sulle piattaforme digitali.
Le pari opportunità andranno quindi garantite “nella fase I, alle forze che vantano una rappresentanza parlamentare nelle assemblee da rinnovare (o al Parlamento europeo) e, nella II fase, alle liste (e coalizioni di liste) che si presentano in tante circoscrizioni da interessare almeno un quarto degli elettori su base nazionale”.
Garantita la parità d’accesso agli strumenti, l’AgCom raccomanda particolare trasparenza sui messaggi pubblicitari: “Con riferimento ai messaggi pubblicitari i cui inserzionisti siano soggetti politici si evidenzia la necessità, per le fattispecie in cui è possibile, che l’inserzionista indichi la natura di messaggio elettorale di questi, specificando, altresì, il soggetto politico committente”.
L’Autorità chiede anche un intervento “in tempi consoni” in caso di diffusione di messaggi o videomessaggi in violazione di legge, come quelli diffamatori nei confronti dei candidati, così come di identificare procedure che le consentano di segnalare alle piattaforme contenuti che diffondono sondaggi nei 15 giorni antecedenti il voto (il cui divieto è espresso esplicitamente nell’art. 8 della legge 28/2000).
Se questa e altre applicazioni risultano non così facilmente applicabili alle maglie della comunicazione online, altre sembrano prestarsi più agilmente, come sottolinea la stessa AgCom. Per esempio, il divieto di comunicazione istituzionale: “la stessa Presidenza del Consiglio ha già invitato le amministrazioni a utilizzare i propri canali di comunicazione via internet in modo rispettoso dei principi espressi dalla legge in occasione di consultazioni elettorali”, si legge nelle linee guida.
Allo stesso modo, sarebbe “auspicabile” che venisse replicato ilsilenzio elettorale, “che anche sulle piattaforme in questi due giorni fosse evitata, da parte dei soggetti politici, ogni forma di propaganda, per evitare di influenzare con pressioni indebite l’elettorato ancora indeciso” (difficilissimo!).
Come sesto punto delle linee guida, l’Autorità raccomanda un rafforzamento delle iniziative di fact-checking già rappresentate da Google e Facebook nell’ambito del Tavolo tecnico.
Google infatti, che non ha rilasciato dichiarazioni specifiche in merito, rinnova in vista della tornata elettorale lo spirito di collaborazione con l’Autorità già intrapreso all’inaugurazione del tavolo sulla disinformazione.
La lista infatti emerge da una riunione plenaria che ha visto coinvolti i due colossi così come i rappresentanti dei principali gruppi editoriali della stampa e radiotelevisione, le rispettive associazioni di categoria, nonché rappresentanti del mondo del giornalismo e della componente pubblicitaria.
È stata anche approvata la creazione di cinque gruppi di lavoro: metodologie di classificazione e rilevazione dei fenomeni di disinformazione online; definizione dei sistemi di monitoraggio dei flussi economici pubblicitari, da fonti nazionali ed estere, volti al finanziamento dei contenuti fake; fact-checking, organizzazione, tecniche, strumenti ed effetti; media literacy e disinformazione online; progettazione e realizzazione di campagne informative su disinformazione rivolte ai consumatori.