di Alessio Marrari
Negli ultimi decenni, le democrazie occidentali hanno assistito a un fenomeno preoccupante: la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni democratiche. Questo fenomeno, che si manifesta attraverso l’astensionismo elettorale, la disaffezione politica e la diffusione di sentimenti populisti, è il risultato di una serie di fattori complessi e interconnessi. Analizzare in profondità queste cause è essenziale per rinnovare il tessuto democratico e ristabilire un rapporto di fiducia tra i cittadini e i loro rappresentanti. Probabilmente l’inefficienza e la mancanza di risultati su problematiche cruciali come la disoccupazione, le disuguaglianze sociali, la sanità e l’istruzione, il livello di interesse dei cittadini viene inevitabilmente compromesso. La lentezza burocratica e la percezione di un’amministrazione pubblica inefficace alimentano il malcontento. Ad esempio, le difficoltà economiche prolungate e la mancanza di politiche efficaci per affrontare crisi come quella finanziaria del 2008 hanno avuto un impatto negativo duraturo sul malcontento diffuso. Non meno ha influito la distanza tra politici e cittadini che, spesso, vedono i “rampolli” come un’élite distante, interessata solo a mantenere il proprio potere ed i privilegi dettati dalla proprie elezione. Questa percezione è aggravata dalla mancanza di trasparenza nelle decisioni e dalla difficoltà di accesso ai processi conseguenziali. Il fenomeno della “porta girevole” tra politica e affari, dove politici lasciano il servizio pubblico per incarichi nel settore privato e viceversa, rafforza l’immagine di un sistema chiuso e autoreferenziale. Anche l’influenza dei media e la conseguente disinformazione svolge un ruolo fondamentale nella formazione dell’opinione pubblica. Tuttavia, la proliferazione di notizie false, la manipolazione delle informazioni e la polarizzazione degli argomenti contribuiscono a distorcere la percezione della realtà. Le piattaforme di social media, in particolare, possono diffondere rapidamente “note” di parte, alimentando sospetti e polemiche popolari collettive. La copertura mediatica sensazionalistica e la mancanza di un giornalismo serio, spesso un contesto minacciato di denuncia ed intimidito con metodi volti al “bavaglio”, contribuiscono a creare un clima di distanza, cinismo e sarcasmo nei confronti dei personaggi sfuggenti, capaci solo di dileguarsi alle domande scomode della gente o dei veri creatori di informazione e contenuti validi. La globalizzazione, altro fattore incisivo, ha condotto a significativi cambiamenti economici e sociali, con effetti positivi e negativi. Le crisi economiche, come quella del 2008, hanno avuto un impatto devastante sulle economie nazionali e sulla fiducia dei cittadini. La percezione che i benefici della nuova economia globale siano distribuiti in modo iniquo, lasciando indietro intere fasce di popolazione, alimenta il risentimento e la quasi totale distanza tra cittadini ed istituzioni politiche. La gente è stufa e vorrebbe trasparenza. Le istituzioni devono operare con la massima apertura, le decisioni dovrebbero scaturire anche dal coinvolgimento della gente ormai stufa delle macchinazioni di pochi “lavorate” nei “palazzi”. Gli strumenti di trasparenza, come l’accesso libero alle informazioni, le dichiarazioni patrimoniali obbligatorie per i rappresentanti e i registri delle lobby, possono ridurre il rischio di corruzione e aumentare la fiducia nel popolo. Inoltre, la responsabilità deve essere rafforzata, assicurando che “la casta” sia tenuta a rispondere delle proprie azioni e delle promesse elettorali, quasi sempre glissate o destinate all’oblio dopo una vittoria elettiva. Il coinvolgimento nei processi decisionali è essenziale per ridurre la distanza percepita tra politica e popolazione. Gli strumenti di democrazia diretta, come i referendum, le consultazioni pubbliche e le assemblee pubbliche, possono aumentare partecipazione e senso di appartenenza. Esperimenti come le piattaforme di e-democracy in Estonia hanno dimostrato come la tecnologia possa migliorare la partecipazione civica. Le riforme strutturali del sistema possono contribuire a ridurre la corruzione e aumentare l’efficienza. Queste manovre possono includere la revisione dei sistemi elettorali per garantire una rappresentanza più equa, la limitazione dei mandati per evitare la cristallizzazione del potere e l’introduzione di meccanismi di controllo più rigorosi. Inoltre, è necessario adottare misure concrete per combattere la corruzione, come l’istituzione di agenzie anticorruzione indipendenti e l’applicazione rigorosa delle leggi esistenti. Un dialogo aperto e costruttivo tra istituzione e cittadini sarebbe fondamentale per ridurre la distanza percepita. I politici devono imparare a comunicare in modo chiaro e trasparente, ascoltando le preoccupazioni collettive e rispondendo alle loro esigenze, non certo ripetendo nei salotti televisivi le “pappardelle” a memoria. Certamente la corruzione appresa dai media degli ultimi 40 anni ha rappresentato una delle minacce più gravi alla fiducia pubblica nelle istituzioni. I casi che hanno coinvolto politici di alto profilo, amministratori pubblici ed imprenditori hanno amplificato il senso di sfiducia popolare. Gli scandali come “Tangentopoli” in Italia o il “Watergate” negli Stati Uniti sono esempi emblematici di come la corruzione possa erodere la stima dei cittadini. La percezione che i politici agiscano per interesse personale piuttosto che per il bene comune alimenta cinismo ed alienazione nei confronti di tutto il mondo diplomatico. La perdita di fiducia nella politica è un problema complesso e multifattoriale che richiede un approccio integrato e a lungo termine. Solo attraverso un impegno concreto e costante da parte di tutti gli attori coinvolti – politici, istituzioni, media e cittadini – sarà possibile ristabilire un rapporto di fiducia essenziale per il funzionamento di una democrazia sana e vitale. La trasparenza, la partecipazione, l’educazione, le riforme e una comunicazione efficace sono i pilastri su cui costruire un rinnovamento democratico che possa rispondere alle sfide del XXI secolo e restituire ai cittadini in fatti, i soldi che vengono sottratti per tasse e tributi, necessari anche per pagare lauti stipendi a coloro i quali scappano dalle domande scomode dei giornalisti, rifugiandosi in finte telefonate, riunioni urgenti (guarda caso, ogni santa volta) o sui sedili posteriori di auto blu che partono “sgommando” per allontanarsi da spiacevoli figuri con il microfono in mano o cittadini esasperati che pretendono spiegazioni e soluzioni immediate. Ma la risposta è sempre quella: “l’argomento è complesso, ce ne occuperemo” e poi via a tutta velocità come se non ci fosse un domani.