Piscina vietata ai profughi in Germania: e ora come la mettiamo?

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piscina1C’era da aspettarselo. Era nell’aria che sarebbe successo qualcosa del genere. La corda, a furia di tirarla, prima o poi si spezza. E così è stato. In Germania, come in una sorta di terribile déjà vu, è stato VIETATO l’ingresso ai profughi in una piscina pubblica. E’ accaduto a Bornheim, città di 50.000 abitanti nei pressi di Bonn, in Nordreno-Vestfalia. A quanto pare l’amministrazione comunale ha preso questa decisione dopo che alcune utenti della struttura hanno riferito, e solo riferito, di essere state seguite e di aver ricevuto apprezzamenti di tipo sessuale da un gruppo di profughi musulmani che si era recato in piscina da un vicino centro di accoglienza. Le ragazze non hanno fatto alcuna denuncia formale, dunque non si configurerebbero veri e propri reati penali.

Questo divieto arriva come una doccia fredda in una Germania acclamata e ammirata dopo che, solo qualche mese fa, aveva accolto i profughi letteralmente a braccia aperte. Il problema, a questo punto, non è se ospitare o meno i profughi, non è se accoglierli nel proprio Paese come una risorsa o trattarli come se fossero dei criminali. Il problema, quello vero, è cosa fare dopo che sono stati accolti. Perché questa vicenda ricorda tanto, ma proprio tanto, i terribili cartelli che recavano la scritta “Vietato l’ingresso agli ebrei”, risalenti ad un periodo storico che nessuno dovrebbe rivivere, nemmeno in una versione surrogata e “alleggerita”. Facciamoci dunque un esame di coscienza e cerchiamo di capire dove stiamo nuovamente sbagliando, perché rifare gli stessi errori compiuti poco meno di un secolo fa sarebbe non disumano, non diabolico, ma una leggerezza che rischieremmo di non perdonarci tanto facilmente.

Dunque, prima di mettere in scena degli “spettacolini arraffa consensi”, accogliendo quasi indiscriminatamente chiunque chieda ospitalità, bisognerebbe quantomeno cercare di capire con chi abbiamo a che fare, e una volta appurato che si tratti effettivamente di gente bisognosa di protezione, che fugge da una vita disumana, assicuriamoci di essere in grado di dare ai nostri ospiti la giusta dignità umana che meritano, e ai nostri cittadini il proprio diritto alla sicurezza. Diversamente, se dobbiamo ospitarli per poi additarli come criminali e relegarli in un angolino, meglio lasciare perdere.