di Antonio Costa Barbé
Se un cane morde una persona – e non si tratta di un caso fortuito- è il padrone a rispondere del danno provocato, sia civilmente che penalmente. Può capitare che il proprio cane aggredisca un passante, arrivando persino a morderlo. Di chi è la colpa in tal caso? Parrebbe sempre del padrone; la legge, infatti, attribuisce a questo ogni responsabilità per i danni causati dal proprio animale domestico. Il padrone quindi ne risponde sia in ambito civile che penale ed è obbligato a risarcire tutti i danni (patrimoniali e non) provocati dal proprio cane. L’articolo 2052 del Codice Civile, infatti, nello stabilire qual è la responsabilità del padrone (oppure di altra persona, e vedremo perché) per i danni cagionati da animali recita: “Il proprietario di un animale o chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è responsabile dei danni cagionati dall’animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito”. Si tratta di un caso particolare di responsabilità oggettiva; per evitare di pagare per il danno cagionato dal proprio animale, quindi, il padrone o il custode momentaneo del cane deve dimostrare il “caso fortuito”, ossia l’insussistenza del nesso causale. Nel dettaglio, bisogna provare che non sussiste un rapporto di causa-effetto tra il comportamento del padrone o custode e il fatto compiuto dal cane, o ancora che non è possibile attribuire la colpa al padrone o custode per il fatto illecito. Quindi per capire quando il padrone o custode sono responsabili bisogna fare chiarezza su quando manca il rapporto tra causa ed effetto, ossia su quando si può parlare di caso fortuito. Chi ha un cane o qualsiasi altro animale domestico deve prestare molta attenzione al modo in cui lo custodisce; solitamente, infatti, i giudici tendono alla tutela dei soggetti terzi danneggiati dall’animale piuttosto che a quella dei padroni che li hanno in custodia. Sono rari i casi in cui il giudice rileva la mancanza del nesso di causalità e per questo solitamente chi ha in custodia l’animale è condannato al risarcimento del danno. Nella prossima puntata vedremo insieme degli esempi concreti unitamente a qualche buon consiglio di prudenza giuridica per evitare di essere chiamati in giudizio.
La seconda parte verrà pubblicata lunedì 03 marzo 2015