di Alessio Marrari
Un titolo “ad hoc” per una riflessione nata girovagando su youtube. Si cerca un video ed accanto esce il correlato. Ecco, è stato quest’ultimo a far tornare alla memoria la frase che recitò “Rocky Balboa” in Russia dopo aver mandato al tappeto “Ivan Drago”. Il film uscì al cinema nel 1985, durante gli anni dell’escalation statunitense di pressioni militari e finanziarie contro l’Unione Sovietica, nazione che, l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan definì come l’Impero del Male. Solita trama “agonistica” in cui la “bontà” prevale comunque sul “lupo cattivo”. Dal titolo di questo pezzo nasce la volontà di voler evidenziare i trent’anni trascorsi dalla frase che si riconduce ai giorni nostri con estrema attualità. Osserviamo un Paese volto a capire se vincerà il “Si” o il “No”, ascoltando i soliti slogan partitici e le promesse di abbattimento di sistemi d’interesse obsoleti, per raggiungere un “futuro idilliaco”. Non è questo il punto, non interessa voler concettualizzare il prossimo 4 dicembre. Facciamo un passo indietro toccando il tasto del lavoro, in cui esiste un datore ed un dipendente, a prescindere si tratti di sfera pubblica o privata. Prenderei come spunto quest’ultima: una fabbrica! Un imprenditore che dà lavoro ma, allo stesso tempo, fa i propri interessi ed un lavoratore che ha bisogno dello stipendio per vivere. La proprietà deve far funzionare le cose per il bene tutti ed ha a disposizione due vie: la prima è un controllo diretto sui dipendenti, la seconda volge all’affido di tale responsabilità a dirigenti specializzati in tale compito, solitamente ben retribuiti. Cosa avviene nelle maggior parte dei casi? Tali “figuri” devono rendere conto del proprio lavoro offrendo dei risultati ma non sono ferrati in ambito merceologico del caso in questione. Cercano nel più breve tempo possibile di capire come funzioni l’ambiente che li circondi, senza però “abbassarsi” a dare troppa confidenza a chi potrebbe essere “maestro” nell’aiutare ad imparare e cioè dire il reparto produttivo, la forza lavoro che realizza ciò che poi viene venduto. Si creano così climi cosiddetti “di terrore” che minano la serenità del lavoratore il quale se ne guarda bene dall’avere a che fare col nuovo “poliziotto”. Quale mossa gli rimane? Convocare i “capetti” pretendendo da loro le informazioni necessarie a far fuori i “rami secchi” che si traducono in quei dipendenti lazzaroni, almeno a detta dei diretti superiori, mettendo tutti con le spalle al muro e generando poi i successivi licenziamenti e procedimenti di cui sentiamo parlare da circa 10 anni. “Nuovi Scenari” mi verrebbe come titolo di azioni analoghe lette e rilette sui quotidiani dei nostri tempi. Ma siamo sicuri che fossero davvero quelli i dipendenti scansafatiche? Su quale base vengono individuati? Solitamente (e lo scrive uno che ha lavorato 12 anni per aziende private) nessuno mai sa, nessuno dice, tutti abbassano la testa per paura di perdere il lavoro, ma poi i provvedimenti vengono presi. Non è che per caso il “tagliatore di teste” debba giustificare la propria posizione e mantenere la “seggiolina” a 5000 euro al mese e quindi, per lui, o l’uno o l’altro non faccia differenza, ma basta consegnare alla proprietà il grafico con lo sfoltimento del personale? Non lo sapremo mai, in virtù del fatto che intorno a questo argomento vige il clima della “paura”, ma tutti sappiamo benissimo come immaginare la trama conduce al gran finale della pellicola. E in un partito politico? Le cose sono diverse? Credo proprio in Parlamento i veri onesti, bensì gli “squali” più ambiziosi, così è una sensazione che mi sento “a pelle”. Quindi se vincerà il SI o il No al referendum del 4 dicembre, non verrà esibito nessun cambiamento sostanziale. Avremo un sistema migliore solo nel momento in cui la gente capirà che solo l’ONESTA’ nella vita di tutti i giorni si traduce nella radice di un nuovo albero rigoglioso e senza malattie generate dai soliti parassiti. Onestà che darebbe solo adito a chiunque di non pensare male del prossimo ma di collaborarci assieme. Vedo una società impazzita al cospetto del “dio denaro”, per il quale sarebbe capace delle peggiori azioni possibili. Se tutti gli operai fossero corretti, non servirebbero i “tagliatori” di teste (che poi dacapitano sempre quelle sbagliate e mai i furboni capacissimi di mimetizzarsi e passare per dipendenti “modello”), se l’uomo si svegliasse la mattina consapevole che la dignità, nella vita, venga per seconda dopo Dio, sicuramente non avremmo avuto necessità di votare, mai. La società è arrivata al punto di condizionare la propria vita, dedicandola ai social network e non più ai propri figli, insegnando loro dal proprio comportamento ed ecco che notiamo, nei ristoranti, i bambini seduti allo stesso tavolo che non comunicano, anzi per ognuno di loro un tablet o uno smartphone! Quante volte avete visto scene del genere negli ultimi anni? Immaginate una persona consapevole di essere malata e che imperterrita rifiuta la cura? Ce ne sono lo so, ma la maggior parte di noi, quando non sta bene va dal medico e poi fa la cura. La medicina giusta per tale cambiamento non richiede giorni, settimane o mesi, ma solo un attimo della nostra consapevolezza. Un momento, un minuto. Sarebbe bello se riuscissi a cambiare anch’io, voi e tutto il resto del mondo, proprio come disse Rocky Balboa dopo aver mandato al tappeto Ivan Drago, quel cattivone…. pensate un po’…