Sei anni senza Romolo Barisonzo

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di Simone Balocco

 

Il 20 novembre 2015 per il Novarese è stato un giorno molto triste: moriva a Gozzano, a 93 anni, Romolo Barisonzo, uno dei personaggi di spicco della cultura nuaresa del secolo scorso.

Classe 1922, secondogenito di Maria e Carlo, Barisonzo, novarese puro sangue, è stato dirigente dell’INAIL e giornalista. Ma è stato anche scrittore e tifoso del Novara Calcio.

Più che nativo di Novara, Romolo Barisonzo era nativo del vicolo Monte Ariolo, in pieno centro cittadino. Un luogo a lui molto caro che ha ricordato dando il titolo di ad uno dei suoi tanti libri, “Novarese di via Monte Ariolo”.

Diplomato ragioniere, Barisonzo vinse il concorso all’INAIL e salì tutte le gerarchie fino a diventare direttore: un’esperienza che lo portò lontano dal Novarese, ma con la sua terra d’origine sempre nel cuore. Ha lavorato ad Ivrea dal 1961 al 1973 (anno della sua pensione) e poco prima di andare in pensione è diventato vicesindaco di Cuorgnè. Negli anni ‘60 inoltre è stato assessore a Gozzano (la sua seconda città del cuore) e ha ricoperto incarichi nel Co.Re.Co (COmitato REgionale di COntrollo) e nell’Uncem (Unione Nazionale Comunità Enti Montani).

Romolo Barisonzo è sempre stato legato al “suo” Lago d’Orta. Un lago particolare, magico. Fonte di ispirazione per tanti scrittori, il Cusio ha dato tanto a Barisonzo e lui tanto ha dato al Cusio. E non solo perché è stato Presidente dell’Azienda di Promozione Turistica del Lago d’Orta per dodici anni, dal 1983 al 1995.

Barisonzo è stato anche impegnato politicamente, abbracciando gli ideali del Partito Repubblicano Italiano di cui è stato vice-Segretario regionale e candidato nella circoscrizione Nord-Ovest nelle elezioni europee del 18 giugno 1989 con la lista “Liberali Repubblicani Federalisti” (lista unica PLI-PRI), ottenendo 6.930 preferenze e mancando di poche preferenze il seggio di Strasburgo.

Come giornalista, Romolo Barisonzo aveva debuttato sulle pagine del Corriere di Novara di cui poi fu direttore tra il 1948 ed il 1951. Aveva iniziato la carriera non firmandosi con il suo nome, ma con il soprannome “Romba”. Nel 1951 diresse “L’azzurro”, un settimanale sportivo che usciva nel periodo del ritorno del Novara in Serie A. Anche nel suo periodo lavorativo nel Canavese non abbandonò il giornalismo ricomprendo anche in quel periodo (tra la seconda metà degli anni Sessanta ed i primi Settanta) ruoli importanti a La Stampa.

Come milioni di persone in Europa (e migliaia in Italia), Barisonzo purtroppo ha vissuto anche l’orrore dei campi di prigionia tedeschi. Durante la Seconda guerra mondiale fu incarcerato tra Limburg an der Lahn, Schirmeck, Offenburg, Durlach, Villingen, Ludwigsburg, Weinsberg, campi sparsi tra Baviera, Baden Wuttemberg e Basso Reno (Francia). Tornato in Italia sano e salvo, è stato per tanti anni vice-Presidente dell’Associazione Nazionali ex Internati della Provincia di Novara: un’esperienza molto importante, dove ha tenuto alto il ricordo delle migliaia di persone incarcerate durante la guerra nei terribili campi di concentramento nazista.

Se si parla di Romolo Barisonzo, la mente va alla sua carriera di scrittore, andata in parallelo con quella di giornalista. Si pensa a Barisonzo e viene in mente la serie  “Novaresi bella gente”, raccolta di cinque libri (pubblicati nel 1989, nel 1991, nel 1994, nel 1996, nel 1999) incentrati sui personaggi novaresi (di nascita e non) che avevano lasciato il segno nell’immaginario collettivo della città. “Novaresi belle gente”, in pratica, era l’insieme dei racconti dello stesso Barisonzo sulle pagine locali domenicali de “La Stampa” che riscuotevano molto successo. Nel 1989 1989 decise di mandare alle stampe la raccolta.

Ma la più celebre opera di Romolo Barisonzo rimane “La mia fatal Novara”, scritta nel 1979 (ed uscita in seconda edizione nel 1982), in cui ha raccontato fatti ed aneddoti particolari sulla città di san Gaudenzio, spaziando dalla cultura al calcio, dalla gastronomia alla Cupola al vicolo Monte Ariolo, la piccola via del centro dove nacque il 16 giugno 1922. Un successo clamoroso come vendite.

Altri suoi libri molto noti furono “Poeti all’ombra della Cupola” del 1998; “Novecento novarese. Il secolo di corsa” del 2000; il già citato “Novarese del Monte Ariolo” del 2002 e “Il gorgonzola. Ieri e oggi” del 2001, scritto con il genero Marcello Giordani e con la prefazione dello scrittore Sebastiano Vassalli, in onore dei trent’anni del Consorzio tutela del formaggio gorgonzola.

Nel 1983 Romolo Barisonzo fu insignito del premio “Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri” per l’opera “La mia fatal Novara” e tra gli altri suoi incarichi e direzioni si ricordano “Piemonte Vip”, la vice-presidenza della Famiglia nuaresa e del Panathlon Club Mottarone. Nel 1988 inoltre è stato premiato dall’Associazione Stampa Subalpina a Torino con la targa d’argento “Una vita per il giornalismo” e nel 1994 è stato tra i vincitore della prima edizione del premio “Umberto Barozzi – Arte e Sport”, intitolato al primo atleta novarese a partecipare ai Giochi olimpici estivi (Londra 1908).

Uomo cui non dispiaceva la buona cucina, Romolo Barisonzo è stato un tifoso del Novara Calcio senza avere altre preferenze di squadra. Come poteva essere altrimenti, avendo lui visto dal vivo le gesta del Novara dei vari Piola, Baira, Lena, Galimberti, Mornese, Romano e Torri?

Il 22 gennaio 1997, quasi a chiudere un cerchio della sua vita, l’allora giunta guidata da Sergio Merusi lo premiò con l’ambito “Novarese dell’anno” consegnandogli il “Sigillum Communitatis Novariae” (il Sigillo della Comunità novarese). Con lui furono premiati anche Sandrino Berutti e lo sportivo paraolimpico Maurizio Nalin. Un premio, quello di “Novarese dell’anno”, che mette da sempre in risalto il meglio della cultura, del lavoro e della novaresità nel suo insieme. Prima di Barisonzo, erano stati insigniti come “Novaresi dell’anno” scrittori come Sebastiano Vassalli, Dante Graziosi, Angelo del Boca e Giuseppe Sormani.

E ribadì proprio l’amore per Novara nella sala congressi della Banca Popolare di Novara al momento della presentazione del libro “Novecento novarese. il secolo di corsa” pubblicato nell’autunno 2000: in dialetto disse “Io alla mia città voglio bene”, commuovendosi nel dirlo.

Uomo silenzioso, riservato ma saggio, Barisonzo è stato un amante della sua terra di origine e sotto la sua ala sono cresciuti tanti giornalisti novaresi che hanno visto in lui un maestro ed un punto di riferimento. E poi quel papillon, segno di eleganza, distinzione e tipico del personaggio Romolo Barisonzo: una sorta di coperta di Linus.

Barisonzo ha scritto una serie di libri semplici e ben fatti che dovrebbero essere tutti nelle librerie di tutti i novaresi e non solo.

Sono sei anni che Romolo Barisonzo non è più tra noi e la sua mancanza si sente ancora di più in un giornalismo mordi e fuggi, da clickbait e da un mondo del web ricco più di fake news che di notizie certe.

Chissà cosa penserebbe di questa Italia, della sua politica, ma anche di Novara, della fine del Novara Calcio e del Novara Football Club, il “Romba”.

 

immagine in evidenza tratta da www.novaratoday.it