Sergio Borgo ed il calcio in maniche di camicia

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di Simone Balocco

 

Soncino è un paese di 7,5 mila abitanti a cavallo fra le province di Cremona (a cui appartiene), Bergamo e Brescia, distante 130 chilometri da Novara. Novara e Soncino, di primo acchito, non avrebbero nulla da spartire, se non per il fatto di essere entrambe nella Pianura padana. Eppure, la città di San Gaudenzio e quella cremonese hanno un tratto in comune legato ad una persona che ha fatto la storia calcistica di Novara: a Soncino è nato Sergio Borgo. Chi non sa chi è (e cosa è stato) Sergio Borgo e cosa ha rappresentato quest’uomo per il club azzurro, non è un vero tifoso del Novara. Per otto stagioni (con addii e ritorni repentini), Borgo è stato l’anima, il cuore, il cervello e il braccio operativo del Novara e ancora oggi già solo dire (o leggere) il suo nome fa dire ai tifosi am vegna al magon.

Il nome di Borgo è legato ad un Novara “operaio”, dove una semplice promozione in Serie C1 (stagione 2002/2003, superando il Sud Tirol di Tesser nella finale play off con un doppio 0-0), era stata vista come un vero e proprio miracolo sportivo dopo sette anni consecutivi di quarta serie nazionale. Un “luogo” che gli azzurri, a parte la parentesi 1996/1997, avevano frequentato per quindici campionati consecutivi.

Eppure quello è stato un grande Novara non solo come risultati (per i tempi di allora), un Novara mai domo che faceva il mercato con poche migliaia di euro, otteneva risultati storici e portava la gente allo stadio. Tutto sotto la sapiente guida di Sergio Borgo. E pensare che il Novara sergioborghiano ha potuto contare su molti più tifosi allo stadio rispetto a quelli delle ultime tre stagioni in B del Novara attuale.

Ma chi è Sergio Borgo?

Classe 1953, Borgo da giocatore era un centrocampista e mosse i primi passi da “pro” a poco più di 40 km da Novara, vestendo per una stagione (la 1972/1973) i colori biancoblu a strisce della Pro Patria. La stagione successiva passò, insieme all’amico Luciano Re Cecconi, alla Lazio del presidente Umberto Lenzini. In quella squadra, classificatasi terza la stagione precedente (e con una voglia matta di vincere il titolo), Borgo disputò solo una partita (10 marzo 1974), ma ebbe il privilegio di giocare al fianco di Pulici (ex Novara), Garlaschelli, Wilson, Frustalupi, lo stesso Re Cecconi e Chinaglia. A fine stagione, la Lazio vinse il suo primo storico scudetto davanti alla Juventus, ma la stagione successiva il 21enne Borgo fu prestato in Serie B al Foggia, per poi tornare l’anno successivo ancora alla Lazio. Anche la sua seconda esperienza con gli aquilotti capitolini fu poco fortunata, giocando solo due partite.

Chiuse le porte laziali, Sergio Borgo decise di ripartire dalla provincia più pura, accettando l’offerta della Pistoiese. E tra il 1976 ed il 1985 scrisse le pagine più belle del club toscano: al primo colpo promozione in Serie B dopo 30 anni di assenza e nella stagione 1979/1980 il miracolo della prima (e finora unica) promozione in Serie A. La stagione in massima serie fu però molto negativa e gli arancioni raccolsero solo 16 punti in trenta partite (perdendone venti). Borgo disputò tutto il campionato con al braccio la fascia di capitano. Nonostante avessero in squadra uno come Luis Silvio Danuello, i toscani poterono schierare anche Frustalupi, Lippi e Bellugi, i risultati furono negativi e la squadra retrocesse subito.

Nel 1989 tornò ancora a Pistoia dopo aver giocato tre stagioni a La Spezia e una nella squadra fiorentina della Rondinella. Ritiratosi dal calcio giocato, Borgo decise di fare del calcio la sua vita, ma da dietro la scrivania.

Dopo un’esperienza come Presidente dello Spezia, il 14 marzo 2001 Sergio Borgo approdò al Novara come direttore generale e nulla fu più come prima. Il Novara, nobilissima (molto) caduta in disgrazia, era reduce da due play out consecutivi vinti contro Voghera e Imperia e anche alla fine di quella stagione disputò i play out, avendo la meglio sul Fiorenzuola con due gol di Tiziano Polenghi. Per il terzo anno di fila, i tifosi novaresi scamparono ancora una volta alla Serie D.

In quel periodo però l’allora Presidente Achilli era intento a passare la mano perché la gestione economica della squadra era diventata per lui troppo onerosa e Borgo fu il tramite tra l’imprenditore milanese e i Mastagni, due fratelli imprenditori veneti che presero le redini del club nell’estate 2001.

Sergione” porterà poi Pippo Resta alla presidenza (nel 2003) e nel 2006 fu il filo conduttore per il passaggio di consegne all’attuale management, quello della famiglia de Salvo, con Carlo Accornero Presidente.

Il Novara nella stagione 2009/2010 vincerà il campionato di Lega Pro e, dopo 33 anni, ritornò nel campionato di Serie B, vincendo anche la Supercoppa di Lega Pro. Il Novara la stagione successiva si classificò al terzo posto nel campionato cadetto, vincendo i play off contro il Padova e dopo 55 anni tornò in Serie A. Dopo di allora, gli azzurri hanno disputato altre due semifinali play off promozione e perdendo un play out, retrocedendo in Lega Pro, ma capace l’anno successivo, nonostante la penalizzazione, di vincere il campionato e tornare in cadetteria.

Tutti successi marchiati Massimo de Salvo: a lui i tifosi del Novara devono tanto, perché con la squadra e Novarello ha creato un modello ammirato (e premiato) da tutti.

Su questa giostra di successi, Sergio Borgo non vi salì poiché si interruppe il rapporto di lavoro con il Novara il 6 maggio 2009, con la squadra ancora impegnata in due partite di campionato. Dopo otto anni, con emozioni da montagne russe, arrivava al capolinea la storia d’amore tra il Novara e Sergio Borgo. Il resto è storia recente, ma tutti i tifosi veraci del Novara non possono che avere parole dolci per il loro “direttore”, il “chiacchierone toscano”.

Il cambio tra Borgo e Pasquale Sensibile ha fatto la fortuna del Novara perché sono arrivati giocatori di un certo spessore nelle due stagioni successive. Che Borgo abbia fatto poco perché aveva a disposizione pochi liquidi? Verissimo, eppure con quei pochi spicci è riuscito a portare a Novara gente che poi ha scritto la storia del club: da Rubino a Palombo, da Ciuffetelli a Cioffi, da Monza ad Egbedi fino a Ludi, Centurioni e Bertani.

Eppure in tutto questo, Sergio Borgo ha avuto un ruolo fondamentale. Eh sì, quell’uomo grande e grosso, con il pizzo accennato e il suo outfit composto da camicie a quadri con le maniche arrotolate e la sua grinta nel cercare l’affetto e il tifo della Curva Nord, ha scritto una grande pagina di calcio sportivo in una piazza dove le trasferte più insidiose erano allora Sesto San Giovanni, San Giovanni Valdarno, Sassari, Biella e Borgosesia.

Borgo è stato colui che ha fatto conoscere il Novara oltre i confini nazionali, portando la squadra in ritiro estivo ad Haskovo, città della Bulgaria meridionale. Con la sua inseparabile camicia con le maniche arrotolate. Se ora i direttori sportivi possono disporre di smartphone, tablet e tutti i comfort del wi-fi, Sergio Borgo portava con grande nonchalanche la camicia in ritiro, in panchina, in tribuna e suoi rapporti interpersonali con la sua parlantina schietta e sincera.

Quando Borgo arrivò sotto la Cupola, il Novara era in Serie C2 da troppi anni e il miglior piazzamento allora era stato un undicesimo posto nella stagione post-retrocessione (la 1997/1998). Poca roba, come pochi erano i tifosi sugli spalti. Al posto di Novarello c’era un mulino del XVI secolo e un locale e la squadra si allenava nell’antistadio di viale Marmo. Altro che le cose di oggi.

Cos’è stato Sergio Borgo? Innanzitutto uno che al calcio ha dato tanto e che forse ha ricevuto meno dallo stesso. Ha ricevuto tanto affetto e lui ha contraccambiato chi ha creduto in lui, tifosi in primis: sicuramente parte la Curva Nord che lo aveva eletto a proprio Idolo con la I maiuscola.

Borgo ora non ha lasciato il calcio ma è in giro per il Mondo (Senegal e Bulgaria, tra i tanti) in cerca di giovani talenti da lanciare nella “mischia”. Borgo è uno che fa calcio solo se trainato da stimoli e a Novara, in quel Novara e in quella Novara, si è tolto molte soddisfazioni.

L’unica amarezza è stato il non essere riuscito a portare la squadra in Serie B, una cosa successa (ironia amara della sorte) proprio la stagione successiva al suo addio da Novara.

Borgo ha scaldato il cuore dei novaresi, persone che si scaldano in due secondi come si annoiano in meno di uno. Gente difficile, i novaresi, ma se oggi si va al “Piola” e si fermano dieci tifosi azzurri a caso, undici avranno solo parole positive e di elogio per il “mago di Soncino”.

Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla sua prima partita (Novara-Sassuolo, 1-0) all’ultima di Sesto San Giovanni, datata 3 maggio 2009 e chiusasi sul 2-0 per i milanesi.

Nella storia del calcio, non sono tanti tifosi che hanno fatto “due aste” o “pezze” per un direttore sportivo. Per Borgo, Novara è stato capace anche di questo: un qualcosa fuori dall’ordinario, un qualcosa di irripetibile. Come le sue camicie, in inverno con le maniche arrotolate.

E nei cuori dei tifosi del Novara ci sarà sempre quell’omone a cui, si deve, in via indiretta, anche la doppia promozione Lega Pro-Serie A: “se il Novara è andato in Serie A, il merito è stato anche di Borgo”, dice un detto tra i supporter azzurri.

Sergio Borgo, un uomo bonario, ma cazzuto, un uomo che per il Novara e il calcio ha dato l’anima. Un uomo che ha segnato, nel bene e nel male, la città e la squadra portando i leoni “a ruggire” dopo troppo tempo.

immagine in evidenza tratta da www.tuttonovara.it