Slogan, selfie, «sardine», post e commenti social: ma i contenuti?

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di Alessio Marrari

Fatto salvo mi fossi ripromesso di evitare riflessioni sulle attuali metodologie di diffusione politica, ogni tanto è più forte di me! Guardo anche io i telegiornali, leggo on-line, cartacei ed ogni tanto penso e mi esprimo, esattamente come tutti gli altri ma, a differenza di molti, ci metto la faccia. Comodo giudicare senza mettere mai “le mani in pasta”, leggere titoli credendo di poter capire ogni cosa a scanso del beneficio del dubbio che, ogni editorialista o semplice cittadino dovrebbe possedere come base di partenza prima di “partorire” qualsiasi valutazione o “sentenza”. Ciò detto dipende molto dalla capacità di fare autocritica da parte dei singoli, oltre alla cultura verso letture con capacità di approfondimento. Come è possibile riscontrare, non scrivo mai in terza persona e non utilizzo tecniche giornalistiche in quanto il personale parere è quello di avvicinare chiunque al nocciolo della questione. Veniamo al dunque: vi siete mai chiesti come mai dopo un qualsiasi servizio TG relativo ad un fatto politico ci sia la carrellata di opinioni parlamentari ove il soggetto di turno reciti a memoria un pensiero? Lo stesso poi sarà ospite di un salotto serale ripetendo le medesime considerazioni. Il giorno successivo, quell’argomento è già insabbiato, mentre si procede con qualcos’altro che, però, manterrà le stesse tecniche di diffusione del precedente. Si va avanti per slogan e scarsa capacità di sviluppo rispetto al “titolo”. La nuova classe politica ragiona per hashtag, post social ed argomenti che debbano catturare l’interesse “di pancia” dei cittadini che, a loro volta, si “scanneranno” sui vari Facebook, Twitter ecc.

A mio avviso siamo di fronte ad un declino irreversibile culturale e di pensiero ove tutti e ci mancherebbe non debba essere così, sfogano malcontenti e intraducibili speranze per il futuro. Selfie fotoritoccati e sorrisi smaglianti la base di una diffusione mediante telefono, macchina fotografica o telecamera che sia, i punti fermi di promesse (le solite) che sfatano il conseguente mantenimento delle stesse da parte di chi è pagato per far sparire disoccupazione, risolvere criticità legate ad emergenze abitative, manutenzioni delle grandi opere, sanità e quant’altro il lettore sappia già perfettamente. Ad oggi nessun cittadino, amico, conoscente che sia, mi ha mai manifestato gioia legata a miglioramenti del proprio status e vi assicuro che, ogni giorno, incontro moltissima gente dalla quale raccolgo sempre lamentele legate ad occupazione e molto, molto altro. Si continua a tassare chi fa impresa? Nessuno potrà mai investire sul lavoro e su quelle scomode, costose categorie di 40/50enni ormai tagliati fuori ed a cui nessuno offre più una possibilità. Si tende, com’è giusto che sia, a puntare sui giovani, sui quali lo Stato applica tutele contrattuali a chi assume ma, scaduto il periodo previsto… a casa ed avanti un’altro. Cosa fanno i governi per tutelare coloro ai quali, le classi politiche, dovrebbero porgere, in primis, il ringraziamento per la fiducia, che perdono il posto di lavoro o non hanno possibilità di inserimento? Non fanno nulla, ve lo scrivo io in modo chiaro ( e da questa idea non mi sposto di un millimetro)!

Da qui scaturiscono decine di migliaia di post sui social all’interno dei quali, i significati più profondi sono legati a malcontento e sfiducia. Seguiti da altrettanti commenti in cui i soggetti rispecchiano il modo di pensare dei cosiddetti loro “eroi” che io definisco incantatori di serpenti e scarsi amministratori. Infine poi c’è la moda intellettuale del momento che un tempo si “pentastellava” mentre, oggi, schiera elementi “sardina” nelle piazze con l’obiettivo chiaro di recitare “antisalvinismo”, quest’ultimo molto vicino a girare futuri cinepanettoni, molto concentrato su se stesso e la propria immagine predicando spesso gli stessi sermoni e glissando altresì le domande scomode dei molti giornalisti, alcune faziose, altre legittime, volte all’interesse collettivo. Esatto, il presente vive mode atte allo sdoganamento di movimenti, entità legittime ma prive di ogni senso legato ai fondamenti che uno Stato dovrebbe garantire ad ogni cittadino contribuente. Preferirei vedere gente di ideologie diverse remare tutta nell’unica direzione e cioè quella degli italiani stra-tassati e tartassati ma mai serviti per come meriterebbero. Insomma, una politica che alimenta solo la “guerra dei poveri”, una Parlamento fatto di stipendi consistenti non giustificati, considerati i risultati al disotto di ogni aspettativa.

Ed i contenuti? Un contenuto dev’essere pensato, abbozzato, sviluppato, programmato, testato e sdoganato al fine di creare benessere ed arginare emergenze diffuse ed invece? Sul tema del giorno ascoltiamo sempre il “cravattino” di turno che legge il gobbo dietro le telecamere e tutto si ferma lì.

Non dimenticate che stiamo vivendo di slogan, selfie, «sardine», post e commenti social. Preferivo “Fanfani”!

Meditate…

Parola di blogger!