Sogni mostruosamente proibiti. Che però si realizzano

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di Simone Balocco

 

Nel 1982 uscì nelle sale cinematografiche “Sogni mostruosamente proibiti” per la regia di Neri Parenti con protagonisti Paolo Villaggio e Janet Agren. Il film raccontava la storia di uno sfortunato e “fantozziano” impiegato di una casa editrice di fumetti che, vessato tutti i giorni (lavoro compreso), sogna ad occhi aperti di innamorarsi della sua creatura, la bella (ma fumettistica) Dalia: il protagonista sogna di incontrarla nella realtà di tutti i giorni per sfuggire ai problemi con la suocera, il direttore della casa editrice e la non bellissima fidanzata e per farlo diventa un supereroe, un eroe della mitologia greca, Tarzan ed un esperto di giochi a quiz. In pratica, per Paolo Coniglio (il personaggio interpretato da Villaggio), Dalia è la sua via di uscita, è il suo sogno mostruosamente proibito: può solo sognarla, non viverci insieme ma se ciò succedesse sarebbe un qualcosa di effimero. Il film è praticamente un sogno del protagonista che alla fine non capisce più dove inizia la realtà ed inizi la finzione e viceversa.

Può essere che molti tifosi del Novara Football Club questo film lo abbiano visto almeno una volta nella loro vita e gli stessi tifosi azzurri per tutta la stagione hanno avuto un sogno mostruosamente proibito. Quel sogno è stato la salvezza in Serie C: un qualcosa che i supporter di Ranieri e compagni volevano in maniera spasmodica ma che, solo a metà dicembre, pareva un sogno irrealizzabile. Ed invece, grazie ad un girone di ritorno importante (28 punti su 57 conquistati e sesta squadra con più punti conquistati nella virtuale classifica), una campagna di rafforzamento a gennaio importante e la voglia, di partita in partita, di non volere retrocedere in Serie D, il Novara ce l’ha fatta e, con due prove maiuscole nei play out contro il Fiorenzuola, i ragazzi di mister Giacomo Gattuso il prossimo anno giocheranno ancora in Serie C.

E’ stata una stagione importante, sofferta, a tratti deludente e a tratti incredibile, lunga, complicata ma alla fine con il triplice fischio di Carlo Rinaldi di Bassano del Grappa domenica, intorno alle ore 20, il “Piola” si è messo alle spalle le paure di tutto il campionato: un 2-1 che ha fatto il paio con l’1-3 di domenica 12 al “Pavesi” di Fiorenzuola con gli azzurri aventi 0-3 nel primo tempo, un qualcosa mai successo in tutta la stagione. Al triplice fischio gli spalti ed il rettangolo verde (parte Novara) sono esplosi in un urlo liberatorio: il sogno mostruosamente proibito si era avverato, nessuno stava sognando.

La stagione era iniziata sulle ceneri di quella procedente dove un Novara (presunto) grandi firme si era classificato al decimo posto ed era uscito subito al primo turno dei play off per mano della Virtus Verona. Dopo un’estate complicata con il presidente Massimo Ferranti intenzionato a salutare la sua “creatura” dopo l’iscrizione al campionato, la squadra è stata totalmente rinnovata, mandando via i giocatori della rosa precedente che avevano ingaggi elevati per portare sotto la Cupola giovani di belle speranze (ed ingaggi molto più leggeri). Erano ancora il direttore sportivo e l’allenatore, tesserando Simone di Battista e Daniele Buzzegoli, quest’ultimo un uomo (ed un ex calciatore) venerato da tutta la piazza per il suo grande passato con la maglia del Novara Calcio. Con loro sono arrivati giocatori molto giovani, quasi tutti al debutto tra i “professionisti”. E poi la parola “cessione” che echeggiava sulla città (calcistica) praticamente dalla fine del campionato precedente. Il patron era in procinto di cedere prima dell’inizio del campionato ad un gruppo capitanato da un imprenditore arabo, salvo poi tenersi stretta la “creatura”: sicuramente nell’idea di Ferranti era chiara l’idea di arrivare al 30 giugno 2024 e salutare tutti, con tutti i problemi del caso, ma ha voluto onorare tutti con l’iscrizione della squadra al suo secondo campionato di Serie C.

Nonostante un pre-campionato molto positivo, nel primo mese di campionato sono apparsi evidentissimi i problemi della rosa: zero vittorie, tre pareggi, tre sconfitte, tre gol segnati e nove subiti. Ultimo posto in classifica. Dopo la sconfitta casalinga del 13 ottobre contro l’Arzignano (la quarta in otto partite), Ferranti decise di esonerare Buzzegoli e di dare la panchina della prima squadra ad uno che era riconosciuto come un allenatore preparato e capace di gestire una rosa giovane anche in situazioni di classifica pericolanti: Giacomo Gattuso, tornato ad allenare dopo la parentesi Como e dopo alcuni problemi personali. Tra l’amarezza, Gattuso aveva debuttato a Mantova la settimana dopo ed aveva perso contro i virgiliani con due gol dei padroni di casa negli ultimi dieci minuti di gioco e con il Novara avanti.

La prima vittoria era arrivata solo il 19 novembre battendo la Pergolettese in pieno recupero. La squadra fino a quel momento creava tante occasioni da gol, ma non concretizzava, colpiva tanti legni e puntualmente subiva gol. La squadra era entrata in un loop di cui si temeva potesse non uscirne e la classifica, nel mentre, piangeva. Poi il 13 dicembre la svolta: il passaggio di consegne tra Massimo Ferrant ed il gruppo guidato da Marco La Rosa, la famiglia cuneese Boveri e Pietro Lo Monaco. Si chiudeva un’era e se ne apriva un’altra. Con più certezze sul futuro.

Poi tra il 22 dicembre ed il 6 gennaio sono arrivate le due vittorie consecutive contro Fiorenzuola e Alessandria e la squadra che salutava l’ultimo per il…terzultimo. “Piutost’ che nient’ l’è mej piutost” si dice a Novara e anche grazie a questo “balzo” e al nuovo management e sono arrivati a Novara a gennaio giocatori di spessore come Minelli, Lorenzini, Lancini e Bentivegna uniti agli oggetti misteriosi Vilhjalmsson, Ngamba e Ongaro e ai giovani Cannavaro (figlio e nipote d’arte), Caravaca, Kerrigan e Schirò. In pratica, con la chiusura del mercato sono arrivati undici nuovi elementi a fronte di dieci tra cessioni e risoluzioni contrattuali. Del resto, è la squadra che lotta per non retrocedere che cambia tanto rispetto alla capolista.

Il girone di ritorno poi ha parlato da solo: la squadra che creava tanto e che subiva altrettanto era maturata, era diventata consapevole della propria forza, non perdeva (praticamente) più, ma pareggiava tanto. O meglio, nel girone di ritorno era entrata nel vortice “85’+recupero”: in cinque occasioni il Novara era avanti fino al minuto 85, ma nei minuti di recupero si è fatto raggiungere. E a fine stagione i punti pesano, soprattutto se si hanno almeno dieci punti in meno in classifica di quanti si avrebbe potuto (e dovuto) conquistare. Per non parlare del fatto che anche nel girone di andata la squadra azzurra avrebbe potuto avere altri nove punti in più se, sempre tra l’85’ ed i tempi di recupero, gli avversari non avessero pareggiato o vinto. Ma con i se i con i ma, non si fa nulla. Figurarsi nel calcio.

Un Novara beffato, come beffato è stato nell’ultima giornata di campionato con gli azzurri in lotta per la salvezza diretta senza passare per i play out, una qualcosa di impensabile ad inizio gennaio. I tanti pareggi hanno mostrato una squadra incapace di chiudere le partite, ma una squadra che non mollava e i tanti pareggi (ben dieci nel girone di ritorno sui diciannove totali) avevano in pratica stabilito che se il Novara si fosse salvato lo avrebbe fatto passando per i play out. Ed il sogno salvezza-diretta è durato solo trentatre minuti il sogno salvezza diretta del Novara FC: dal gol dell’1-0 firmato Urso al 26’ contro il Fiorenzuola al gol-vittoria del sestese Fornito al 59’ in Pro Sesto-Pro Patria. Il Novara FC si sarebbe salvato direttamente senza passare per i play out solo se avesse vinto e, se contemporaneamente, Pro Sesto (penultima) e Pergolettese (quintultima) non avessero vinto. Le due squadre lombarde hanno vinto e quindi i ragazzi di Giacomo Gattuso vedranno la loro salvezza in Serie C passare attraverso i play out. Avversario? Lo stesso Fiorenzuola, battuto ieri 2-0 con doppietta di Oliver Urso, il giocatore che è stato il migliore di tutta la squadra, soprattutto da gennaio in avanti.

Novara e Fiorenzuola si sarebbero giocate la salvezza come nella stagione 2000/2001: anche allora la posta in palio era elevatissima (la permanenza tra i professionisti) e tra tutti i supporter c’era la speranza che sulla squadra di Gattuso serpeggiasse come il 27 maggio e 3 giugno 2001 lo “spirito di Fiorenzuola”, ovvero il terzo play out vinto consecutivamente dal Novara (allora “Calcio”) con lo stesso Gattuso allora in campo come difensore e capitano e con una squadra che ha lottato per salvarsi e rimanere nei professionisti facendo piangere di gioia i suoi supporter giunti in massa al “Pavesi” ventitre anni fa.

Sappiamo come è finita domenica 19 maggio: doppia vittoria e Novara FC salvo. Incredibilmente salvo dopo un girone di andata pessimo (15 punti conquistati su 5 ), una squadra che sembrava non potesse farcela nonostante l’impegno degli “undici” in campo, una squadra che contava ugualmente dai propri tifosi sia in casa quanto in trasferta. Una squadra che non meritava di retrocedere. E quella squadra alla fine non è retrocessa, ha lottato, ha stretto i denti, si è messa in testa l’elmetto, ha lustrato gli artigli, ha indossato la corazza d’acciaio e si è presa quel sogno mostruosamente proibito che era la salvezza.

Ed il 19 maggio 2024 diventerà, senza dubbio, una data storica per il Novara Football Club come quella della prima partita della sua storia (contro l’RG Ticino in Coppa Italia di Serie D il 12 settembre 2021), la prima partita di campionato (contro l’Asti il 19 settembre 2021) o quella contro il Gozzano che ha sancito, il 1° maggio 2022, la vittoria matematica del campionato e la promozione tra i professionisti.

Di chi è il merito di questa salvezza? Il merito è di tutti: società, giocatori, staff tecnico e tifosi. Si potrebbe dire che i due che spiccano di più sono mister Gattuso e Oliver Urso, l’artefice della salvezza in panchina e il top scorer della squadra, che è diventato il capocannoniere della squadra con otto reti totali, lui che è un “fluidificante”. Ma è stato il campionato della consacrazione di Alessandro di Munno, Ranieri e Calcagni sono migliorati di partita in partita e si sono confermati giocatori di garanzia, praticità e forza; Lorenzini è stato una diga; Ongaro è diventato più “cattivo” in area e ha segnato contro il Fiorenzuola sia all’andata che al ritorno e si è scrollato di dosso l’essere stato un iniziale oggetto misterioso. Ma alla fine la salvezza è di tutti, nessuno escluso, perché tutti insieme si vince e tutti insieme si perde.

Questa squadra ha vinto, si è salvata con merito ed è pronta a ripartire ancora dalla terza serie. Si giocheranno ancora il “derby delle risaie” contro la Pro Vercelli ed il “derby del Ticino” contro la Pro Patria, si giocherà ancora in terra lombarda contro Giana Erminio, Renate, Lecco, Feralpì Salò e Pergolettese (con l’aggiunta della terza squadra di Milano dell’Alcione), andrà diverse volte in Veneto e a Trieste.

Ma tempo al tempo: la nuova stagione inizierà il prossimo 1° luglio e fino a quel momento tutti si dovranno riposare, ricaricare le forze, ripartire daccapo e cercare di fare un campionato dove si dovrà soffrire il meno possibile, anche se il tifoso del Novara è nato per soffrire, come dicono tutti.

E chissà che si possa magari realizzare un giorno (si spera non tanto lontano) un altro “sogno mostruosamente proibito”: andare a vedere le partite del Novara FC alla pagina 209 del Televideo. La prossima stagione i tifosi del Novara vedranno i risultati delle partite ancora alla pagina 214: nessuno pensava, anche solo sei mesi fa, di poterlo fare ancora.

Che è meglio della pagina 251.

 

 

immagine in evidenza tratta dalla pagina Facebook del Novara Football Club