Sozzani su sanità piemontese: uno tsunami
di Caterina Zadra

Diego Sozzani inizia presentando dei numeri: con la recente delibera verrebbero tagliati 2200 posti letto che vuol dire disagi e mancati servizi per una sanità in declino. Sotto analisi è la delibera che la Regione Piemonte ha recentemente approvato di riassetto del comparto. “Su una materia così importante è bene presentare le nostre idee ma anche ascoltare i pareri di chi ci ascolta. Il primo parametro da evidenziare” ci dice “è il costo della spesa sanitaria nella nostra provincia, uno dei piu bassi e virtuosi della regione. Il punto è che visto che siamo cosi bravi ci danno meno soldi. La mia preoccupazione l’ho evidenziata in una lettera aperta diffusa attraverso la stampa. La variante urbanistica della Citta della Salute è stata deliberata nel 2004, ci sono voluti quindi 11 anni per definire il compimento della sola attività burocratica. Oltre alla parte finanziaria, 320 milioni di euro, ci preoccupa la tempistica non breve della definizione del progetto esecutivo e del bando internazionale. Nel bilancio della regione vi è attualmente una forte percentuale di mobilità passiva, pazienti che vanno a curarsi altrove, normalmente in Lombardia. Abbiamo eccellenze della medicina da tutelare perchè più passa il tempo più corriamo il rischio di grave perdita di competitività: ciascuno va a farsi curare dove è meglio ed è necessario essere competitivi, nella nuova accezione di Hub di quadrante”.
I numeri parlano chiaro: dalla prima delibera alla seconda vengono perse 6 strutture in Provincia. Ribadisce Sozzani “Questo è un grido di dolore ma non vogliamo essere negativi. Non vogliamo lanciare solo critiche ma essere propositivi, portando al ragionamento la maggioranza. Sottolineo, da ingegnere, che una struttura sanitaria diventa vecchia e obsoleta in circa 25 anni, qui si sta parlando di 60/70 anni.”
Prende la parola Gianluca Vignali: “Sul tema della Sanità è molto facile fare i partigiani. Dati alla mano, nel 2009 c’era un bilancio con un trasferimento vincolato e la Regione metteva 400 milioni di euro all’anno in più. Oggi, dopo la ristrutturazione voluta dalla giunta passata, la Sanità funziona senza quei fondi regionali e continua a mantenere gli stessi livelli qualitativi. Non esistono purtroppo parametri uniformi fra regioni. Ci sono indicatori nazionali ed europei per la quantità di posti letto da mettere a disposizione per acuti, post acuti, lungodegenti e medicina generale. Il piano attuale non solo non rispetta i parametri nazionali e dell’Oms ma va controtendenza, tagliando 2238 posti letto“. Vignali parla poi di dati relativi alle strutture complesse e il caso dei pazienti oncologici, ad esempio, che verrebbero accolti in medicina generale, tornando indietro di decenni. “Questa riforma non sta in piedi: i sacrifici sono stati gia fatti e la conseguente razionalizzazione, in una situazione di bilanci a posto non si capisce perchè si debba mettere mano ulteriormente per tagliare ancora, in territori che hanno il 3,5% di acuti contro 2,5% di altri. Non è corretto che le risorse vengano trasferite a territori meno virtuosi, in una dinamica di buon senso. Vogliamo una Sanità uguale per tutti: non andremo a tutelare reparti chiusi o obseti ma ci batteremo per un diritto alla salute e una cura degna per tutti i cittadini piemontesi.”
Prof. Bellomo, Preside della Scuola di Medicina: “La posizione dell’Università è una posizione chiara, resa ancor più ufficiale dal Rettore Emmanuel nel corso dell’inaugurazione dell’Anno Accademico: noi non vogliamo un ospedale nuovo, non vogliamo una cattedrale nel deserto. Vogliamo una struttura che coniughi ricerca, evoluzione, sviluppo e qualità. Una qualità che non è solo quella professionale, ma anche quella percepita. Il nostro centro prelievi riceve oltre 350 pazienti al giorno in un spazio di appena 85 mq: non è accettabile. La colpa più grande è la rassegnazione che si è impadronita di tutti. Così non si puo andare avanti: l’ospedale sta cadendi a pezzi sia nelle strutture che per le macchine. In due giorni si sono rotte due tac e siamo fermi. La domanda è: noi potremo essere competitivi? Visto il Torino-centrismo, solo un asse strategico Novara-Vercelli coerente con il Polo Scientifico già attivo ci permetterebbe di creare mille posti letto e individuare servizi particolari. Non possiamo più aspettare”.
Il Dott. Emilio Jodice ci racconta di un’Asl virtuosa, la più virtuosa del Piemonte con quote capitarie, ovvero quanto la Regione riconosce alle Asl per ogni singolo abitante, minori in tutta la Regione. “Rivendichiamo equità di trattamento e la definizione di quote standard, uguali per tutti, ma anche la riassegnazione dei fondi che con questo sistema ci sono stati tolti: in Italia chi mostra correttezza amministrativa non viene premiato”. Altri temi spinosi menzionati sono l’assistenza domiciliare,la continuita socio assistenziale, l’assistenza domiciliare e la figura del medico di famiglia. e conclude: “La Sanità è un mondo complesso dove due piu due non fa mai quattro. Le liste d’attesa molto lunghe spesso non vogliono dire malasanità ma a volte indicano servizi molto qualificati con mobilità territoriali all’inversa”.
Massimo Marcassa, Sindaco di Oleggio, conferma che la Cittadella Ospedaliera di Novara dovrà attrarre il grosso delle risorse senza dimenticare il ruolo degli ospedali minori, Borgomanero, Arona e Oleggio in ottica allargata di territorio: “non tagliare servizi sanitari ma investire in assistenza.”
E’ evidente che passerà ancora del tempo prima di veder posare la prima pietra della nuova struttura. Suggerisco alle varie figure che si interesseranno al tema di mettersi dalla parte del cittadino utente in un’ottica di centralità del paziente, una volta pronta la struttura: pensando già da ora alla gestione dei flussi che cambiano nei decenni, al non arresto delle criticità sanitarie nel week-end, prevedendo informazioni in lingue straniere, sportelli di accoglienza multilivello, spazi per bambini di genitori che devono fare lunghe attese, nursery, piazzole di sosta per persone anziane, servizi h24, vie preferenziali per portatori di handicap compresi i percorsi facilitati per ipovedenti e non vedenti, ad esempio, in un’ottica di umanizzazione dei percorsi di fruizione. Della serie: se dobbiamo attendere, che l’attesa sia costruttiva e proiettata verso il futuro.