Tanto mainstream quanto deludente: l’esperienza di Federico Macheda al Novara

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di Simone Balocco

A partire dalla stagione 2009/2010, il Novara ha avuto tra le proprie fila molti giocatori mainstream, ovvero calciatori approdati in azzurro con un pedigree importante e con un background futbolistico di livello alle spalle: da Nicola Ventola a Takayuki Morimoto, da Andrea Caracciolo a Daniel Jensen, da Giuseppe Mascara al “malaka” Jorge Martinez, da Giōrgos Katidis a Felice Evacuo. Prima di loro, anni prima, erano giunti sotto la Cupola i vari Silvio Piola, Pietro Ferraris II, Pietro Rava, Giovanni Lodetti, Giuliano Musiello, Antonello Cuccureddu ed Emiliano Bigica.

Questi i più noti, ma c’è stato un giocatore che ha vestito la maglia del Novara per 18 mesi, dal dicembre 2016 al giugno 2018, giungendo a Novarello da svincolato (quindi senza contratto) ma che, nonostante gli allora 25 anni di età, era già finito tempo addietro sui quotidiani sportivi italiani perché su di lui c’era molta hype. Questo giocatore giungeva in azzurro per rifarsi una nuova carriera ed una nuova vita calcistica. Peccato che il suo apporto è stato negativo e al momento del suo addio nessuno lo ha rimpianto. Stiamo parlando di Federico Macheda.

In diciotto mesi a Novara, Macheda disputò 50 partite segnando complessivamente undici reti e servendo due assist. I primi sei mesi (gennaio-giugno 2017) furono di forte impatto, con il calciatore tornato al gol e dimostrando di essere ancora un giocatore di qualità, mentre la seconda fu negativa.

Romano del quartiere Porta di Nona, 29 anni il prossimo 22 agosto, oggi “Kiko” Macheda milita nel Panathīnaïkos, una delle tre squadre top della Souper Ligka greca, ma è molto vicino a diventare il nuovo attaccante della Stella Rossa Belgrado, club serbo guidato da Dejan Stankovic.

Con i bianco-verdi di Atene, Macheda ha fin qui giocato 65 partite segnando 26 reti e servendo otto assist. Possiamo dire che ad Atene, l’attaccante ha trovato la sua dimensione. tanto che mai aveva segnato con tanta continuità in carriera e sembra un calciatore rinato.

Macheda ha deciso di ripartire dalla Grecia, nell’estate 2018, dal Panathīnaïkos, dalla Serie A ellenica, con lo scopo di portare la seconda squadra più vecchia di Atene ai vertici del calcio greco,

Il suo ultimo gol lo ha siglato il 19 luglio nell’ultima partita della poule scudetto scorso contro l’OFI Creta, ma tra le sue 72 reti siglate fin qui in carriera, la sua prima rete aveva fatto ai tempi il giro del Mondo.

Era il 5 aprile 2009 e Federico Macheda militava nel Manchester United. Uno penserebbe “Come nel Manchester United?”. Eh sì, Federico Macheda a 16 anni era passato dalle giovanili della Lazio alla volta di Old Trafford per un vuoto contrattuale riguardante i giocatori della sua età: in Italia, a 16 anni, non si possono firmare contratto professionistici. In Inghilterra si poteva e allora il ragazzo romano partì con la famiglia verso la città inglese del Nord Ovest per porre le basi della sua carriera da calciatore.

Pur facente parte della “Primavera”, il ragazzo aveva i numeri e Sir Alex Ferguson iniziò a convocarlo in prima squadra. Prima squadra composta allora da gente come Edwin Van der Sar ed Patrick Evra, Ryan Giggs e Wayne Rooney, Michael Carrick e Rio Ferdinand, Nemanja Vidic e John O’Shea, Darren Fletcher ed un 24enne Cristiano Ronaldo. Con una squadra del genere, per un giovane come Macheda l’unica cosa positiva era allenarsi con questi campioni, vederli giocare, giocarci scampoli di partita e migliorare di volta in volta, rimboccandosi le maniche.

Quel 5 aprile 2009, i Red devils giocavano in casa contro l’Aston Villa. Fino al minuto 90, il risultato era sul 2-2: Gary Neville e compagni non riuscivano a superare Brian Fiedel, portiere dei Villans. Se nonché Ferguson, proprio al 90’, tolse Nani e mandò in campo Federico Macheda: l’attaccante romano, con la maglia numero 41, diventava il quarto italiano a debuttare con la gloriosa maglia della squadra “rossa” di Manchester dopo Carlo Sartori, Massimo Taibi e “Pepito” Rossi.

Al minuto 93’ successe l’inaspettato: dopo alcuni movimenti interessanti, quasi allo scadere del tempo di recupero, Giggs e Macheda fecero un-due. Il gallese servì al compagno un assist al bacio a ridosso dell’area. “Kiko” prima fermò la palla di tacco destro, fece una piroetta e poi, sempre di destro, calciò ad effetto, superando Friedel. Gol, 3-2.

Giocatore abbracciato dai compagni e poi di corsa commosso ad abbracciare il padre sugli spalti. Tre punti d’oro per lo United ed il giorno dopo tutta la stampa britannica era per Federico Macheda, lo sconosciuto attaccante italiano che in tre minuti dal suo ingresso in campo, al suo debutto, aveva siglato un gol bellissimo e deciso l’incontro. Ovviamente la notizia del suo gol arrivò anche in Italia e anche da noi si parlò di lui e sul perché la Lazio si fosse fatta scappare quel ragazzo che aveva del potenziale incredibile.

Macheda aveva trovato gusto nel segnare, tanto che anche nella successiva partita, allo “Stadium of Light” di Sunderland, segnò un altro gol vittoria: contro i Black cats però era entrato prima rispetto alla partita precedente. Due partite, due gol con due assist serviti da due colonne storiche del club: Giggs e Carrick. Non male per avere solo 17 anni ed una media di un gol ogni 12 minuti giocati.

Federico Macheda era stata una felice intuizione di Alex Ferguson che aveva creduto in lui fin da subito (e si sa che il manager scozzese non è uno sprovveduto). Nelle prime due stagioni e mezzo a Manchester, l’attaccante romano collezionò 27 presenze segnando cinque reti, debuttando anche in Champions League contro il CSKA Mosca il 21 ottobre 2009. In quel periodo fu anche convocato dall’Under 21 di Pierluigi Casiraghi e anche lì “timbrò il cartellino”. Insomma, il calcio italiano sembrava aver trovato un attaccante di razza.

Ma per “Kiko” lo spazio era poco e Ferguson gli consigliò di farsi sei mesi di prestito in un’altra squadra, giusto il tempo per trovare più spazio, crescere e tornare poi alla base: con il senno di poi (cosa di cui tutti dopo sono bravi a parlare) l’opzione del prestito all’estero non fu una scelta saggia non perché non fosse giusto, ma perché furono sbagliati i tempi: Macheda firmò per sei mesi con la Sampdoria nel gennaio 2011. Il giocatore era passato a giocare in una squadra in crisi che non solo aveva appena perso i suoi bomber Cassano e Pazzini ceduti a Milan ed Inter, ma il Doria era stato già eliminato in pochi mesi prima nei play off di Champions League contro il Werder Brema, in Europa League era già uscito nella fase a gironi ed in campionato era in forte difficoltà. Ferguson gli aveva detto di andare a giocare in una squadra di Premier, ma Macheda voleva “tornare a casa”. Voleva giocare in Serie A e dimostrare che qualcuno nel Belpaese si era sbagliato di grosso su di lui.

In sei mesi, Federico Macheda giocò quattordici partite non segnando nessuna rete (se non una in Coppa Italia) e la squadra si piazzò al 18° posto, il che volle dire retrocessione: dopo otto stagioni, i blucerchiati retrocedettero in Serie B. Per Macheda, ovviamente, niente serie cadetta italiana, ma un pronto ritorno a Manchester.

Dall’estate 2011 al giugno 2016, per il giocatore furono cinque anni calcisticamente negativi, un continuo girare di squadra in squadra tra Bundesliga (Stoccarda) e Championship (Queens Park Rangers, Doncaster Rovers, Birmingham City, Cardiff City e Nottingham Forrest). A parte l’esperienza di Birmingham e Cardiff, una delusione continua di squadra in squadra.

Nel giugno 2016 il Cardiff City non gli rinnovò il contratto e Federico Macheda si ritrovò svincolato e per un calciatore professionista trovarsi a 24 anni svincolato e senza nessun interesse da parte di un club è una cosa brutta.

Se nonché l’allora direttore sportivo del Novara, Domenico Teti, decise di prendere in prova Macheda e di portarlo a Novarello. Si disse che lo avesse cercato anche il Bari, come il Novara in Serie B, ma l’attaccante romano optò per il Piemonte.

Dopo una serie di allenamenti con la Primavera di Giacomo Gattuso, Macheda firmò il 14 dicembre 2016 un contratto di sei mesi con un’opzione sulla stagione successiva con la squadra allora allenata da Roberto Boscaglia e di proprietà di Massimo de Salvo.

Il giocatore prese il numero 10 di maglia lasciato libero da Daniele Buzzegoli dal 31 agosto precedente dopo il suo passaggio al Benevento.

La scelta della società, all’inizio, divise i tifosi azzurri: alcuni erano contenti che un giocatore mainstream come Macheda vestisse l’azzurro ed erano certi che avrebbe portato la squadra in alto in classifica e non in un’anonima metà classifica; alcuni storsero il naso su questa decisione perché nel calcio la maglia numero 10, solitamente, la prendere il più carismatico o quello più forte tecnicamente e non uno che aveva deluso tutte le aspettative e che non giocava da oltre sei mesi.

Alla fine i dubbi dei tifosi in merito a questa operazione erano superiori alle certezze: era giusto investire a dicembre su un giocatore senza contratto da sei mesi? Era giusto investire su un giocatore che non vedeva il campo da sei mesi? Era giusto investire su un ragazzo che fin lì aveva deluso tutte le aspettative?

Il Novara, complessivamente, aveva poco da perdere: dovette pagargli solo l’ingaggio essendo senza squadra, ma il giocatore era ready-set-go per giocarsi le sue chance in attacco con Galabinov, Sansone, di Mariano, Bajde. Lukanovic e Corazza, allora però fermo ai box per un infortunio. Inoltre giocando a ridosso di Natale e prima della pausa invernale che si protrasse fino al 21 gennaio successivo, Macheda aveva ancora tempo per tornare sul pezzo e trovare il giusto feeling con i nuovi compagni.

Macheda debuttò con la maglia azzurra il 24 dicembre 2016 giocando una quarantina di minuti a Chiavari contro la Virtus Entella, mentre in casa scese in campo per la prima volta sei giorni dopo nel match vinto contro il Carpi. La prima rete la siglò il 25 febbraio in casa contro lo Spezia: era da 2 anni che Macheda non segnava un gol. Con quella rete, “Kiko” fece ha capire al mondo del calcio che a 25 anni non era un ex giocatore ma che aveva ancora tanto da dare a questo sport.

Piano piano, il nuovo numero 10 azzurro entrò nel cuore dei tifosi anche se non sapeva che la partita più importante per loro era il derby contro la Pro Vercelli. Nonostante questo “dettaglio”, i primi sei mesi di Macheda a Novara furono importanti: 21 partite giocate, sette reti segnate. Il Novara di Boscaglia chiuse al novo posto in classifica, a quattro punti dai play off.

Macheda ebbe molti attestati di stima: arrivato in punta di piedi, non aveva perso il feeling con il pallone e, partita dopo partita, si era calato nella serie cadetta ed in punta di piedi si era preso la fiducia del mister, dei compagni e dei tifosi, la cosa più importante. Macheda si guadagnò un altro anno di contratto sfruttando l’opzione sul contratto firmato a dicembre.

Con la nuova stagione, il Novara cambiò molto: via Boscaglia per Corini, nuovi compagni di squadra e Macheda sarebbe partito titolare, inamovibile. L’attacco del Novara era formato da Federico Macheda e Gianluca Sansone, due giocatori con una certa esperienza alle spalle, ed in aggiunta Riccardo Maniero.

Quella doveva essere la stagione del definitivo salto di qualità di “Kiko” Macheda, ma fu una stagione molto sfortunata sia per lui sia per il Novara: il giocatore sembrava, già nei primi mesi campionato, aver perso tutto l’appeal con il campo e con i tifosi. E del resto si sa: quando una squadra va male, la colpa è di tutti. Soprattutto di quelli che dovrebbero prendere la squadra sulle spalle e tirarla fuori dai guai.

Chiuso dall’esplosione di Da Cruz e facente di parte di una squadra che non voleva ingranare, Macheda nel girone di andata giocò da titolare dieci partite (su 21) siglando solo due reti: la prima, alla dodicesima giornata, contro il Cesena, l’altra quattro giornate dopo contro il Venezia. Era il 25 novembre 2017 poi il vuoto fino alla partita contro la Cremonese del 1 maggio 2018.

Macheda allo “Zini” siglò il gol del momentaneo vantaggio contro i grigio-rossi, ma il giocatore non terminò la partita perché fu espulso per un fallo di reazione. La gioia del gol unita alla rabbia dopo mesi negativi fecero tirare fuori al giocatore un po’ troppa garra e si beccò un “rosso”.

Il giocatore si prese tre giornate di squalifica, saltando le ultime tre partite della stagione: negli ultimi 270’ di campionato, il Novara rischiava seriamente di retrocedere o di disputare i play out salvezza.

Retrocessione che arrivò il 18 maggio con la sconfitta casalinga contro la Virtus Entella: per salvarsi e giocarsi i play off, il Novara contro i liguri aveva a disposizione due risultati su tre, o vincere con qualsiasi gol di scarto o pareggiare con qualsiasi risultato. Il Novara perse, retrocesse direttamente in Serie C senza play out e la tifoseria contestò tantissimo la squadra. E Macheda fu tra i più bersagliati. Aveva debuttato contro la Virtus Entella, aveva chiuso contro la Virtus Entella.

Il 1° luglio 2018 le strade di Macheda e del Novara si divisero.

Macheda impiegò altri mesi per trovare un’altra squadra, firmando con il Panathinaikos, un club storico in Europa lontano anni luce dai grandi palcoscenici ma che ha una tifoseria tra le più calde d’Europa. Prese il numero 9, quello dei bomber.

Dopo Giandomenico Mesto, Macheda divenne il secondo italiano a giocare nel club greco nato, come il Novara, nel 1908 (febbraio i greci, 22 dicembre gli azzurri). Il contratto di “Kiko” Macheda con la squadra bianco-verde scadrà nel giugno 2021, ma, come detto, il giocatore oggi è molto vicino alla Stella Rossa, il club serbo guidato da Dejan Stankovic che, in quanto campione di Serbia, giocherà il turno preliminare di Champions League settimana prossima contro i campioni di Gibilterra e cercherà di tornare ancora nella fase a gironi di Champions League: se dovesse riuscirci, Macheda tornerebbe a giocare in Champions League dopo otto anni. Macheda inoltre, in caso di firma, diventerebbe il primo calciatore italiano a vestire la maglia della Crvena Zvezda. Il club biancorosso diventerebbe anche il suo undicesimo club in carriera. Una carriera iniziata nel 2008, dodici anni fa.

Possiamo dire che Federico Macheda ha tradito le attese? Purtroppo sì, perché a 29 anni un calciatore è fatto e finito: o sei esploso o non sei esploso. Certamente non è un calciatore finito nel senso puro del termine, ma difficilmente il giocatore avrà altre occasioni per giocare in qualche top team, cosa che il “Pana” e la Stella Rossa non sono, ma l’importante è che giochi e che segni con continuità.

A Novara, Macheda non manca a nessuno come non manca nessun giocatore di quella rosa che retrocesse amaramente in Serie C dopo una stagione difficile e tortuosa. I tifosi azzurri magari non sanno neanche più che volto abbia Macheda, ma sicuramente si tengono a denti stretti Mattia Bortolussi, il bomber azzurro di questa stagione con 10 reti totali (regular season e play off compresi), un gol in meno di quanti ne ha segnati Macheda a Novara in diciotto mesi.

Perché a volte l’essere mainstream conta meno di un giocatore magari senza pedigree (calcistico) che in carriera ha giocato al massimo in Serie C che si sta togliendo tante soddisfazioni e che non segna gol mai banali.

Questo è ciò che piace ed esalta di più un tifoso. A qualsiasi latitudine calcistica.

 

immagine in evidenza tratta da www.gianlucadimarzio.it