Tema esami di Stato 1993, attuale, politico, senza Facebook o Whatsapp

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di Alessio Marrari

Da un cassetto dei ricordi, questa sera, salta fuori la traccia di un vecchio tema svolto a scuola… si era l’anno del diploma ma, poi… era proprio quella che scelsi alla prova scritta di “italiano”. La memoria non mi ha tradito.

«Ogni individuo porta con sé, dalla nascita, un diritto uguale ed intangibile a vivere indipendentemente dai suoi simili in tutto ciò che lo riguarda personalmente ed a regolare da sé il proprio destino» (A. de Tocqueville). Questo principio è accolto dallo statuto delle Nazioni Unite e dalla nostra Costituzione, che pone a fondamento della convivenza civile il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell’uomo e l’adempimento di doveri inderogabili di solidarietà. Tali valori però risultano oggi drammaticamente violati dall’insorgere, in più parti, di comportamenti individuali e collettivi mossi da intolleranza. Rifletta il candidato sugli odierni e gravi fenomeni di violazione dei diritti umani, anche alla luce dei conflitti esplosi di recente in paesi lacerati da guerre civili e atrocità inflitte a donne, vecchi e bambini.

Immediatamente, la mente scava tra quelle righe, scritte su un foglio protocollo da un appena diciottenne, ai tempi colme di “Balcani”, di Stati che, stanchi di un dominio economico/sociale serbo, dettato dall’allora leader Slobodan Milošević che, tanto democratico non appariva, incominciavano darsele di santa ragione da circa un anno infatti, nel 1991 Slovenia, Croazia, Macedonia e Bosnia, dichiarano la loro indipendenza. In Slovenia, repubblica etnicamente omogenea, gli scontri con l’esercito federale durano alcuni giorni. In Croazia invece ha inizio una lunga guerra che continuerà fino all’estate del 1995. Qui la consistente minoranza serba che si era opposta con le armi alla secessione dalla Jugoslavia alla fine fu costretta alla fuga. Nel 1992 la guerra si sposta in Bosnia-Erzegivina dove un Referendum sull’indipendenza diede inizio alla spaccatura della repubblica più multietnica della federazione. Le comunità, musulmana e croata, votarono a favore della secessione mentre i serbo-bosniaci boicottano la consultazione. In quella regione relativamente piccola, scoppiò la guerra più cruenta della dissoluzione Jugoslava che provoca circa 100.000 vittime, oltre due milioni di rifugiati e sfollati e un nuovo genocidio in Europa. L’assedio di Sarajevo da parte dell’esercito serbo divenne il simbolo di una guerra atroce e assurda nella quale il maggior numero di vittime si contò fra i civili. Ogni mezzo fu ritenuto valido: violenze fisiche sulle persone, torture, distruzione di villaggi, espulsione oltre confine e internamento in campi di concentramento. Come avrebbe potuto, un diciottenne, in poche ore affrontare una tematica politica così complessa? (i fatti di 25 anni fa erano quelli) Ma, pur di non scegliere il tema su Cesare Pavese, menzionato sul testo di letteratura in pochissimi cenni, oppure una sterile traccia su fatti precisi relativi la una delle due guerre mondiali, andai diretto su quella che mi fece iniziare a scrivere di getto, partendo con l’inchiostro che “sgorgava” fuori dalle vene. Era il mio tema! Relazionai un’introduzione che ebbe origine dalla “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, passando dal discorso di «I have a dream», tenuto da Martin Luther King il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili, nota come “Marcia su Washington per il lavoro e la libertà”. Poi la Somalia, che vedeva contrapporsi come principali antagonisti il presidente ad interim Ali Mahdi e il generale Aidid, entrambi di etnie diverse e, tra il 1991 ed il 1996, le fasi più cruente del confitto con stermini locali ed atrocità, arginate poi dai ragazzi italiani delle Forze Speciali in organico al Battaglione San Marco, giunti sul posto a portare aiuti umanitari e rimettere un po’ d’ordine in un paese straziato da fame, povertà, epidemie e quant’altro.

A quei tempi, come oggi, qualsiasi tipo di ingiustizia era una miccia che generava un’esplosione interiore di rabbia che gestivo con la maturità di un appena maggiorenne, quindi alto impatto di reazione materiale e verbale, avrei capovolto il mondo per arginare ciò che apprendevo attraverso la tv, oggi è differente, la saggezza dei quaranta (qualcosina in più) conduce a riflessioni più accurate, analizzate con cura e rapportate all’odierna società più evoluta per alcuni versi e meno per altri.

E’ vero che la storia avvicendi analogìe “da che mondo”, altresì reale, gli odierni valori, siano direttamente proporzionali a comodità intellettuale ed interessi personali. Imprescindibile quanto attuale. Cosa cambia tra il 1993 ed il 2018? Forse che il Ministro della Pubblica Istruzione di quell’anno fosse Rosa Russo Iervolino durante il Governo Amato? La stessa che, molti anni dopo, nel febbraio 2013, fu condannata dalla Corte dei Conti a risarcire al Comune di Napoli 560.893 euro per le centinaia di operai ed ex lavoratori socialmente utili chiamati negli anni 2000 a lavorare negli enti di bacino raccolta differenziata ma, in realtà inattivi? E che fino a pochi giorni fa avessimo in carica Valeria Fedeli e “la buona scuola” vicini alla teoria “gender” ovvero distinzione tra sesso e genere? Il primo è il sesso con il quale nasciamo, il secondo quello che diventiamo e che, lo stesso, sia un dato biologico e naturale, il genere invece, un dato psicologico e socio-culturale. Teoria inadatta ai ragazzini delle scuole medie inferiori, proprio come una traccia di politica “rossa” fosse pressochè inadeguata a giovani del 1993 che, più che maturare su idee imposte dal Ministero della Pubblica Istruzione, quindi partorite da soggetti appartenenti al quarantanovesimo Esecutivo della Repubblica Italiana, guidato da Giuliano Amato, leader della coalizione tra Democrazia Cristiana, Partito Socialista Italiano, Partito Social Democratico e Partito Liberale, avrebbero dovuto essere guidati ad una crescita consapevole mirata a saper consacrare le proprie, in virtù di consolidamento sociologico dei tempi. Politica per politica ho sempre preferito quella della sana e consacrante formazione attiva del proprio cervello, ripudiando ogni forma di imposizione didattica scadente, oggi più che ieri. Mai più attuale, politica scolastica degli anni ’90 e scuola politicizzata ed imbavagliata del 2018 da “carrieristi manager” le cui pedine non sono altro che insegnanti, studenti e rappresentanti genitori. Ma figuriamoci… e pensare che noi non avevamo i gruppi whatsapp di classe o Facebook e non sapevamo cosa fosse il cyberbullismo ma conoscevamo bene un profugo che scappava da una guerra. Noi (quelli della maggiore età nel ’93) abbiamo visto attraccare la nave “Vlora” al porto di Bari dalla quale, 20.000 albanesi costipati, volavano in mare da ognidove, tutti ammassati, spaventati e riconoscenti verso un’Italia che li ha accolti fornendo loro una seconda possibilità, quella di poter rigenerare il proprio animo per tornare a vivere, in quanto i loro occhi erano “morti” proprio come i bosniaci massacrati 4 anni dopo a Srebrenica, nel 1995, per mano del generale Ratko Mladić. Noi certe storie le abbiamo vissute! Noi, quelli che nel 1993 avevano 18 anni! Noi che, oggi, sappiamo discernere con il nostro cervello e non mediante la traccia di un tema politicizzato! Noi che non avevamo Facebook o Whatsapp! Noi che abbiamo visto in diretta l’Operation Desert Storm, avvenuta 17 gennaio del 1991 su Bagdad.

Meditate… parola di blogger!