di Simone Balocco
La fortuna di ogni tifoso è quella di vedere giocare dal vivo il proprio idolo. Quello di cui ha il poster in camera, quello che segue sui social, quello di cui ha la maglia (con il sogno di avere il suo autografo), quello di cui sa tutto. La mia fortuna capiterà domenica 7 luglio quando allo stadio “Piola” si terrà l’ottavo raduno dei fan della pagina Facebook “Serie A-Operazione Nostalgia”. Vedrò giocare dal vivo due giocatori che hanno caratterizzato le mie due anime calcistiche: quello che ha scritto una grande pagina con la maglia della squadra della mia città; quello che mi ha fatto scoprire ed innamorare del gioco del calcio. Sto parlando di Raffaele Rubino e Roberto Baggio.
Con questo evento, annunciato la sera dello scorso 23 gennaio sulla pagina Facebook di una delle community social più seguite in Italia (oltre 1 milione di seguaci), Novara per un giorno diventerà la capitale della nostalgia calcistica: sono stati venduti oltre 12mila biglietti per assistere a questo meeting dove si ritroveranno due squadre di ex calciatori della nostra Serie A degli anni Novanta e primi anni Duemila.
Novara è diventata quindi l’ottava città ad ospitare il raduno dei fan di “Serie A – Operazione nostalgia” dopo piazza San Babila a Milano (4 settembre 2015), Ostia (27 maggio 2016), Nardò (17 giugno 2017), Parma (23 giugno 2018), Cesena (6 luglio 2019), Ferrara (24 giugno 2023) e Salerno. Il 6 giugno 2020 il raduno si sarebbe dovuto tenere al “Granillo” di Reggio Calabria, ma a causa del Covid-19 gli organizzatori decisero di fermare la macchina organizzativa nel 2020, nel 2021 e nel 2022, riprendendo nel 2023 con l’evento allo stadio “Mazza”.
L’evento di Novara è il secondo raduno dell’anno della pagina in quanto sabato 8 giugno si è tenuto quello di Salerno allo stadio “Arechi”, dove hanno preso parte oltre 18mila spettatori (record per la manifestazione). In campo trentasei ex giocatori tra i quali Francesco Totti, David Trezeguet, Javier Zanetti, Antonio di Natale, Nicola Ventola, “Pluto” Aldair, Davide Moscardelli e Stefano Fiore.
“Serie A-Operazione nostalgia” è una pagina che non ha bisogno di presentazioni: nata nel 2014, è incentrata, da sempre, sul ricordo del calcio italiano degli anni Novanta e primi Duemila, ovvero la golden age del nostro calcio quando la nostra massima serie vedeva giocare il meglio del calcio nazionale ed internazionale e le nostre squadre dominavano in Europa. Ed il bello di questi raduni non è tanto la partita in sé, ma vedere presenti uno accanto all’altro tifosi di tutte le età con indosso le maglie dei calciatori di quel periodo, ovvero il cosiddetto decennio d’oro del nostro calcio quando tra il 1989 ed il 1999 arrivarono in Italia quattro Coppe dei Campioni, tre Coppe delle Coppe, otto Coppe Uefa, sei Supercoppe europee, tre Coppe Intercontinentali e la Nazionale si piazzò terza e seconda in due Mondiali (Italia ’90 e Usa ’94).
Ca va san dire che parteciperò al raduno: faranno parte del mio team i miei amici con cui frequento da diversi anni il “Piola”, (tra cui Alessandro e Stefano che sabato 23 giugno 2018 mi hanno regalato il biglietto per il raduno di Parma…il giorno prima che mi sposassi) più mia moglie (che mi aveva accompagnata, poco convinta, al primo raduno di San Babila) ed un suo collega milanista che non vede l’ora di vedere dal vivo i suoi idoli rossoneri convocati per il match. Ho atteso trepidamente l’annuncio che il “Piola” fosse scelto come teatro dell’evento. E la sera del 23 gennaio ero davvero euforico: Novara diventerà per un giorno la “capitale” della nostalgia del calcio italiano.
Ho atteso con ansia la lista dei calciatori convocati. Il conosco tutti (di nome) e sono davvero contento che questi possano giocare questa partita sul sintetico dello stadio che ogni due settimane mi vede “protagonista” tra i tifosi del Novara quando la squadra azzurra gioca le sue partite interne: durante la stagione sono abbonato nel settore “distinti”; mentre per il raduno ho optato per un comodo “R4” (settore “Rettilineo”) così potrò vedere i giocatori più da vicino e dietro le panchine. Domenica 7 scenderanno in campo calciatori che sono stati campioni del Mondo (Amelia, Dida e Zaccardo), giocatori che hanno vinto un Europeo (Karagounis), Champions League (Shevchenko, Milito, Javier Zanetti, Padovano, Panucci), giocatori che hanno giocato Mondiali ed Europei (Apolloni, Tommasi, Rossitto e Fuser) e giocatori iconici della nostra Serie A (da Hubner a Volpi, da Ze’ Maria ad Annoni. da Marazzina e Pellissier, da Luiso a Amoruso, dal “tanque” Denis a Bressan). E proprio i miei due idoli sono stati il primo giocatore annunciato e l’ultimo in ordine di tempo: Raffaele Rubino e Roberto Baggio. Ovviamente Baggio è conosciuto a livello nazionale ed internazionale, mentre Rubino è molto meno mainstream, ma anche lui ha scritto una pagina importante del nostro calcio.
Premetto che ho avuto modo di conoscere personalmente “Lele” nel 2014, siamo in contatto sui social e gli ho dedicato qualche pezzo che lui ha letto e che ha apprezzato. Purtroppo Roberto Baggio non l’ho mai conosciuto personalmente ma se un giorno lo incontrerò lo abbraccerò, gli stingerò la mano, gli dirò cosa mi ha dato come calciatore e farò una foto con lui. Ma credo che questo sarà solo un desiderio irrealizzabile, ma tant’è.
In questo pezzo vorrei trasmettere ai lettori cosa hanno dato per me questi due giocatori, capitani delle loro squadre (“Lele” del Novara tra il 2008 ed il 2014, Baggio di Juventus, Bologna e Brescia) e unici nel loro genere.
Qua a Novara Rubino è un’istituzione essendo il terzo marcatore di sempre del Novara (fu “Calcio”) ed è stato il prototipo della prima punta: forte fisicamente e uomo da area di rigore con un colpo di testa al fulmicotone. E dei 91 gol totali segnati con la maglia del Novara, credo che oltre la metà li ho visti dal vivo, come quello più importante della sua carriera: il gol al Parma del 26 novembre 2011 che lo ha proiettato nel mito, facendolo diventare il primo calciatore a segnare con la stessa squadra dalla Serie C2 alla Serie A. Quella sera ero presente al “Piola” ed quella rete ero sicuro che sarebbe arrivata prima o poi durante il corso del campionato. E’ arrivata ed è stata una gioia incredibile: il capitano della squadra della mia città era diventato il primo a segnare in tutte le categorie con una singola squadra. Il giocatore venne abbracciato dai compagni e lui scoppiò in lacrime. Piangeva come un bambino mentre lo speaker urlava il suo nome e i tifosi il suo cognome. L’allora massaggiatore della squadra, Lorenzo de Mani, si diresse dalla panchina verso il giocatore con una t-shirt bianca con una scritta in nero: “RECORD!” Rubino, ancora di più in lacrime, la mostrò a tutto lo stadio. Ce l’aveva fatta ad entrare nella storia e quella sera avevo gli occhi lucidi. Mi è spiaciuto che il suo contratto nel 2014 non sia stato rinnovato e abbia dovuto lasciare Novara ed il Novara: ha giocato un anno a Prato e poi ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo ma non ha lasciato il calcio ed è diventato prima osservatore per il Bari, poi responsabile scouting per Palermo e Parma, direttore sportivo a Trapani, Livorno, JuveStabia e oggi è osservatore per la Fiorentina.
E poi veniamo a lui, il Divin codino, Roberto Baggio.
La prima volta che ho visto Roberto Baggio giocare era il 19 giugno 1990 durante la terza partita della fase a gironi di Italia ’90: Italia contro Cecoslovacchia e la rete del definitivo 2-0 segnata da quel giocatore che fino a quel momento della sua carriera aveva avuto più infortuni che successi (calcistici) personali. Un gol clamoroso, epico e bellissimo (come disse Bruno Pizzul in quella partita “Grandissimo gol di Baggio. Grandissima impresa di Baggio”). Mi ricordo ancora dov’ero quella sera: ero al bar “Torino” di corso Torino dietro al bancone. Da quel momento la mia vita (giovane) da tifoso era segnata: Roberto Baggio sarebbe stato il mio giocatore preferito. E quel pensiero l’avuto fino al minuto 84 di Milan-Brescia del 16 maggio 2004, quando giocò la sua ultima partita della carriera ed uscì tra il tripudio di una standing ovation da parte di tutto lo stadio meneghino.
E’ difficile spiegare cosa è stato per me Baggio: idolo, punto di riferimento, l’umiltà fatta persona, il mettersi sempre in gioco ed in discussione, l’arte messa in un rettangolo di gioco e, non a caso, qualcuno bravo nel dare soprannomi ai giocatori lo ha definito “Raffaello”.
Baggio è stato il classico numero 10: fantasia, inventore di giocate che un giocatore qualsiasi non farebbe e non penserebbe mai. Un piede destro educato, una visione di gioco che in pochi hanno avuto e gol, tantissimo gol che lo rendono oggi il settimo marcatore di sempre in Serie A. Peccato solo che abbia vinto meno di quanto avrebbe dovuto: il Pallone d’oro è il coronamento di una carriera per un calciatore e lui c’è riuscito nel 1993, portando il trofeo di France Football in Italia per la quarta volta dopo Sivori (anche se era oriundo), Rivera e Paolo Rossi. E’ arrivato secondo nell’edizione 1994: chissà se l’Italia avesse vinto il Mondiale se avrebbe bissato la vittoria dell’anno precedente.
Però se penso a Baggio penso ai gol che ha segnato e sono quattro quelli a cui sono più legato: il gol contro il Napoli il 17 settembre 1989 quando militava nella Fiorentina (e scoperto solo anni dopo in televisione); il gol al Borussia Dortmund nella semifinale di Coppa Uefa del 18 aprile 1995; la doppietta in quattro minuti al Real Madrid il 25 novembre 1998; il gol che ha segnato contro la Juventus il 1° aprile 2001 quando militava nel Brescia su “imbeccata” precisa di Andrea Pirlo.
Per spiegare molto semplicemente cosa hanno rappresentato per me Rubino e Baggio ho deciso di mettere due loro immagini icone come immagine in evidenza di questo pezzo. Per quanto riguarda Rubino, l’immagine dell’esultanza dopo il gol contro il Parma dove dopo quel gol si lasciò andare ad un pianto a dirotto sotto la curva nord, sede del tifoso del Novara (prima del “Calcio” e oggi del “FC”) con in mano una maglia bianca, semplice, con una scritta (“Record!”) in pennarello nero, una tshirt che lui ha definito “di Serie C” per dimostrare che lui con tenacia, umiltà, perseveranza, grinta e cazzimma è entrato negli annali del nostro calcio. Mentre per Baggio la foto dopo il gol contro la Spagna a USA ’94, la rete del 2-1 che ci spalancò la porta della semifinale contro la Bulgaria di Hristo Stoičkov: semifinale decisa da Baggio con una doppietta che ci portò a Pasadena il 17 luglio 1994 contro il Brasile. Partita finita come tutti sappiamo e che vide Baggio sbagliare il rigore decisivo che promosse il Brasile campione del Mondo e noi tifosi leccarci le ferite sconsolati per aver visto il nostro eroe, quello che con la sua doppietta agli ottavi contro la Nigeria ci aveva trascinati giù all’aereo che ci avrebbe riportati a casa, che ci aveva fatto continuare il sogno americano disperarsi per l’errore dal dischetto.
La testa bassa di Baggio e le sue mani ai fianchi sono state il simbolo di quel Mondiale. E nonostante quell’errore, io a Baggio ho voluto ancora più bene anche dopo un’intervista in cui disse che i rigori li sbagliano solo chi ha il coraggio di tirarli.
E proprio con la maglia della nostra Nazionale Baggio ha dato il meglio di sé, onorandola per tutte le 56 volte che l’ha indossata (segnando ben ventisette reti). Baggio con la maglia della Nazionale è stato una sorta di “Garibaldi”: se l’”eroe dei due Mondi” ha unito l’Italia, Baggio ha unito tutti i tifosi dell’Italia a tifare per la Nazionale e dimenticando che lui era tesserato con una squadra, magari rivale di quella che il tifoso italiano tifava. Baggio è riuscito ad unire tutti e tutti sono rimasti male quando ha deciso di ritirarsi E visto che quest’anno sono vent’anni esatti dal suo ritiro, lo staff di “Serie A – Operazione nostalgia”, dopo anni di inseguimenti, è riuscito a portare Baggio al raduno: l’asso di Caldogno ha partecipato al raduno di Salerno ed il 7 luglio sarà di scena anche a Novara. Non mi aspetto di vedere grandi giocate da parte sua (del resto ha 57 anni e le sue ginocchia hanno subito ben quattro interventi e ha rimediato oltre 220 punti di sutura in diciassette anni di carriera), ma il solo vederlo scendere in campo anche solo per una breve passerella farà stringere il cuore a tutti i noi presenti ricordandoci quanto questo uomo ha dato al calcio, magari sulle note di “Marmellata #25” di Cesare Cremonini quando nel ritornello il cantautore bolognese canta il celebre “da quando Baggio non gioca più/non è più domenica”.
E sono sicuro che quando Rubino e Baggio usciranno dagli spogliatoi ed entreranno in campo saranno accolti da due ovazioni diverse: la prima, quella dei tifosi del Novara che potranno rivedere il loro “Re leone” scendere di nuovo in campo al “Piola” dall’ ultima volta (6 giugno 2014, play out andata contro il Varese) e ricordarsi dei suoi gol; la seconda quando uscirà Baggio. E se a Salerno gli è stato tributato un applauso lunghissimo che lo ha visto commuoversi, sono certo che Novara risponderà con un grande applauso e cori di incitamento. E sicuramente anche a Novara Baggio si emozionerà.
Del resto “Lele” e “Roby” sono stati così: semplici ed iconici, umili e tenaci, guerrieri in campo e ben voluti fuori dal rettangolo di gioco. Semplici come la maglia bianca con la scritta “RECORD” in pennarello nero oppure l’andare a raccogliere la legna o a caccia con il “Pandino” 4×4 verde militare.
Blaise Pascal diceva “Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. Beh ecco si vede che il filosofo francese non aveva mai visto giocare Rubino e Baggio: due calciatori che partendo dalla provincia (da Bari e Vicenza) hanno scritto la storia del nostro calcio.
Domenica mi spellerò le mani nell’applaudire i miei due idoli, due uomini semplici che senza saperlo mi hanno fatto capire che il calcio non è uno sport come un altro, ma è un mondo a parte.
E sono i due calciatori perfetti per spiegare cos’è la “nostalgia”, una parola che fa capolino da quando esistono i social network: i ricordi di quando si andava allo stadio con i genitori, il mangiare il panino con la salamella dal “paninaro” fuori dallo stadio bevendo una birra con la sciarpa della squadra del cuore e vedere nello stesso momento altre migliaia di persone lì ad attendere di entrare con noi dentro lo stadio, il ricordo di vittorie, sconfitte, le giocate dei propri idoli e vedere i campioni delle altre squadre. Nostalgia, un toccasana per fare i conti con il nostro passato e ricordarlo con altri.
Signore e signori, ecco a voi Raffaele “Re leone” Rubino e Roberto “Divin codino” Baggio la nostalgia spiegata in poche parole: per comprenderla, basta andare su Youtube, scrivere i loro nomi e divertirsi. Come faremo io, Paola, i miei amici e le altre 12mila persone presenti in viale Kennedy domenica prossima.
E questo pezzo è anche dedicato anche a loro: quelli che vivono nella “nostalgia” ancora oggi e che la usano come “carburante” per vivere in un mondo diverso da quello della loro gioventù.
Immagini in evidenza tratte da La Stampa (Rubino) e Il foglio (Baggio)