Un week end a Reggio Calabria

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di Sara Melito

reggio calabria

reggio calabria

L’Italia conserva più della metà del patrimonio artistico del Mondo, ma i monumenti non sono solo nelle grandi capitali d’arte, si celano anche nelle città meno conosciute o nelle mete più improbabili che raramente ci viene voglia di visitare perché crediamo lontane o difficili da raggiungere. Con un po’ di curiosità e spirito di avventura scopriamo invece di avere una ricchezza storica che aspetta solo di essere ammirata oltre la cortina dell’abbandono o dell’oblio.

UN WEEK END A REGGIO CALABRIA

Scelgo di arrivare di notte con l’ultimo volo da Milano. Le luci dello Stretto illuminano il cielo da entrambi i lati e non so più dove guardare: a destra la Sicilia con l’Etna che sputa lava e una colata lenta e vermiglia taglia il nero fianco del vulcano, a sinistra la costa calabra con i paesi arrampicati sulla montagna e l’inconfondibile infilata di luci del bellissimo lungomare di Reggio. Sotto il mare, nero, profondo, testimone di una storia antichissima e affascinante. L’aereo vira più volte per planare verso la pista, Reggio è sotto di noi. Mi investe un’aria primaverile e mi pento di aver ancora addosso il caldo piumino invernale: il maglione è più che sufficiente anche se siamo a gennaio. La comodità di avere l’aeroporto in città mi permette di raggiungere in pochi minuti il lungomare: il chilometro più bello d’Italia come amava definirlo il D’Annunzio, lastricato di marmo, illuminato da splendidi lampioni in stile liberty salvati dal maremoto del 1908 e riposizionati come in origine, contornato da giardini e palmeti che corre lungo il mare su 3 livelli: uno più basso direttamente sulla spiaggia, la passeggiata elegante a metà costa e il terzo, più in alto a ridosso dei vecchi palazzi affacciati sullo Stretto che ora ospitano caffè alla moda e negozi. Non è troppo tardi per una brioche con gelato davanti ad un panorama unico, inimitabile che scintilla nella notte.

Svegliarsi di buon ora a Reggio non è mai una buona idea quindi me la prendo comoda e raggiungo il bar per una prima colazione che mi permetta di affrontare la giornata. Anche chi, come me, non ama particolarmente i dolci, troverà un motivo valido per assaggiare qualche specialità imbottita di crema: brioches, viennesi, cornetti tutti di dimensioni extra large, sempre freschi, sempre pronti e super buoni.

Con lo stomaco pieno e il sole di metà mattina mi metto sulle tracce del glorioso passato della città fondata dai Greci ma abitata già dalla Preistoria. Non devo fare molta strada per imbattermi nelle antiche e possenti mura greche che sorgono lungo la Via Marina a breve distanza dalla spiaggia. I Greci scelsero un posto interessante per fondare la propria colonia vicino al mare e riparato dai monti e i Romani, dopo di loro, vi impiantarono un castrum che divenne poi una città. Si conservano ancora le terme con le vasche e i pavimenti in mosaico oltre a tracce delle antiche mura e strade pavimentate.

Lascio il lungomare e salgo in C.so Garibaldi, il salotto della città. Questa volta non sono a caccia di negozi ma delle testimonianze bizantine che si nascondono al di sotto dell’attuale livello stradale. Ogni volta che a Reggio si scava salta fuori qualche reperto di epoche differenti. Un città sotto la città, un tesoro artistico che rivela un passato ricco di storia e testimone del passaggio di genti e culture diverse.

castello

castello

Raggiungo a piedi il Castello Aragonese che ben conserva i bastioni e il grande muro esterno. Un baluardo a difesa della città contro gli attacchi dei pirati che infestavano lo Stretto.

Stranamente mi è venuta fame e mi lascio tentare dal profumo invitante di una rosticceria. E’ la fine di ogni buon proposito alimentare. Come resistere a infilate di arancini (grossi come due palline da tennis), calzoni, rustici di ogni tipo, allineati sul bancone in attesa di essere addentati? Scelgo un calzone ripieno di mozzarella e prosciutto: il primo morso è per fame, dal secondo si apre il paradiso. Buonissimo!!

Riparto, appesantita ma soddisfatta, perché voglio scoprire di più di questa città che ha così tante facce che la rendono difficile da interpretare. Non ha un traffico caotico come mi aspettavo ma il suo centro è fatto di case vecchissime e decadenti e viottoli ripidi, scale e scalette che sfidano la montagna. Il mare non si vede sempre e spesso si ha l’impressione di trovarsi altrove e non in riva allo Stretto. Tutto qui è un eccesso: il mare e le sue forti correnti, il vulcano imbiancato di neve che quasi sovrasta tutto il panorama, le alte montagne dove d’inverno si scia. E poi la gente cordiale ma severa nata in riva ad un mare che parla una lingua antica, il grecanico, che ancora si conserva in alcuni piccoli paesi dell’entroterra dove anche i nomi delle strade sono scritti in questo dialetto che è greco e non italiano.

Persa nelle mie ricerche e nel mio girovagare mi ricordo che ho promesso un souvenir che si può trovare solo qui. E’ un frutto misterioso e sfuggente che non si vende sui banchi del mercato, che tutti conoscono ma nessuno possiede. Voglio un bergamotto ma è difficile, difficilissimo scovarlo. Mi accontento, ma non è un ripiego, del suo olio essenziale dalle molteplici virtù. Speriamo che il destinatario del regalo sappia trasformare queste poche gocce profumatissime in un formidabile gelato o in una squisita crema.

La sera colora la città di sfumature suggestive e il mare regala una brezza fresca ma piacevole. Il Corso Garibaldi si anima di una folla piacevolmente chiassosa. E’ l’ora dell’aperitivo e qui a Reggio è una tappa obbligata e irrinunciabile. Mi godo il passeggio sorseggiando un buon bianco e rimpinzandomi di gustose prelibatezze locali: mozzarelline fritte, arancini (questa volta piccoli e stuzzicanti), pizzette, olive, bocconcini di parmigiana e poi loro, le crispelline, gustose palline di pasta con acciughe e origano che una volta assaggiate diventano una droga e non finiresti di mangiarne. Praticamente è una cena ma mi aspetta un ristorantino di pesce sul mare e non posso rinunciare.

bronzi di riace

bronzi di riace

Mi riservo per l’ultimo giorno l’appuntamento più atteso. Sono emozionata e mi dirigo, non senza aver fatto un’abbondante colazione salata, verso il museo. L’edificio che ospita la collezione archeologica della Magna Grecia è una vecchia costruzione di epoca fascista appena restaurata che sorge proprio all’estremità del Corso e guarda verso il mare. Sulla sua facciata bianca, dall’ora del tramonto, è possibile vedere la proiezione dei profili dei Bronzi. I due testoni enormi accolgono i visitatori e li invitano ad entrare.

La sala è bianca, candida, essenziale. E loro sono li alti e imponenti, lo sguardo fisso che oltrepassa la spazio ed il tempo. Sono perfetti, bellissimi, da togliere il fiato. Il bronzo trasmette tutta la loro forza e la fierezza. Nella mia testa cominciano ad accavallarsi tante domande e tante fantasie circa la loro origine, il loro viaggio e il lungo sonno in fondo al mare. Il metallo è vivo e scopre ogni particolare: le barbe, i capelli, le sopracciglia. Non mi stanco di osservarli e ne rimango rapita.

Esco dal Museo e passeggio sul Corso tra i negozi. Decido di scendere verso il mare e questa volta sfrutto il comodo “passaggio” del tapis rulant. Sono sulla Via Marina Bassa, quella che sfiora le onde. Guardo ancora lo Stretto, le grandi navi che lo solcano, le piccole barche di pescatori, l’Etna ammantato di neve che fuma.

E’ ora di chiudere la valigia non senza un rifornimento accurato e selezionato di specialità locali: olive, origano di montagna, nduja e peperoncini. Infilo in tasca la scatoletta smaltata con la liquerizia. Mi manca qualcosa: ho lasciato il cuore al cospetto dei Bronzi che finalmente sono ritornati a casa.

Vuoi trascorrere anche tu un week end a Reggio Calabria?  saramelito@cittadinovara.com