“Una Novarese in Parlamento”

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Di Alessandro Berardi

Bruxelles – Oggi mi trovo in compagnia di Francesca Riga, una ragazza che si è sempre contraddistinta per il suo impegno e passione nella politica locale la quale, adesso, sta vivendo una bella soddisfazione, ovvero quella di poter svolgere la sua più grande passione all’interno del Parlamento Europeo di Bruxelles.

Attualmente sta svolgendo uno stage per l’eurodeputato Alberto Cirio in Parlamento Europeo : da Novara a Bruxelles, che effetto fa? 

“La militanza nella politica locale è, e rimane, la mia passione più profonda. La scelta di essere qui, non è casuale proprio perché l’importanza di Bruxelles, sulla scena politica, è indiscutibile. Mi è stata concessa un’opportunità unica, un modo per ritornare a Novara con un bagaglio culturale e professionale molto più ampio e consapevole. Sono partita dall’esperienza vissuta a Novara come modello di riferimento per contribuire all’apertura di un confronto con altri militanti del mio gruppo (PPE) e di altre fazioni politiche che portano a scelte condivise e soprattutto che conducono a rendere concreta l’idea di un partito che sia anche comunità studiando progetti a tutto campo sulle questioni che attengono la vita dei cittadini: lavoro, stato sociale, sostegno all’impresa, diritti civili. Vi è uno straordinario confronto culturale creatosi come qualità dei governi e lungimiranza delle scelte che stimolano in me la speranza e la passione di partire da questo stage per un lavoro comune che veda ridare quella fiducia spezzata fra politica e giovani, ma non solo per elargire il rispetto, l’attenzione degli uni agli altri, le sfide, i successi che possano essere vissuti insieme, come si addice a un partito vero.

Occuparsi delle politiche europee è strabiliante ed è il risultato dell’esercizio di differenti compiti: il rispetto dei principi democratici è garantito dalla partecipazione dello stesso Parlamento al processo legislativo, dalle sue competenze di bilancio e di controllo, dal suo coinvolgimento nella revisione dei trattati e dal suo diritto di interporsi dinanzi alla Corte di giustizia europea. Al contrario di quanto, purtroppo, molti possono pensare, si lavora per cercare di migliorare la vita di oltre cinquecento milioni di cittadini europei e si risponde alla delegittimazione della politica attraverso l’elaborazione di pensiero, di prospetti, la capacità di investire nella costruzione di gruppi dirigenti rinnovati e competenti. Si tratta di una sfida e di un privilegio.

Quotidianamente incontri colleghi provenienti da tutti e 28 gli Stati membri e lavorare in ambiente di lavoro multinazionale e plurilingue è davvero gratificante e stimolante, soprattutto perchè ho la fortuna di lavorare con colleghi preparati e di diverse origini e di dimostrare le mie competenze mettendomi alla prova”.

Quali sono le differenze tra la politica europea e quella italiana? Qual’è la priorità del mercato interno, e quali modifiche apporteresti?

“Abissale, in primis, non c’è una vera meritocrazia e democrazia, pochi i politici coscienti del concetto di “servitore dello stato” letteralmente al servizio del popolo, incluso i sindacati.
Le politiche di austerità contribuiscono al peggioramento della situazione come, per esempio, la riduzione dei posti di lavoro. Si distrugge la capacità produttiva e si riduce la produzione industriale. Per non parlare degli effetti della spesa pubblica e della politica fiscale che dovrebbero essere valutati anche rispetto a obiettivi sociali quali la riduzione della povertà e l’occupazione.

Nel caso dell’Italia, ha sofferto soprattutto di attacchi speculativi e di aumenti degli spread sui titoli di stato e mentre gli Stati dell’Unione europea riducevano il deficit e la spesa pubblica, noi implementavamo politiche di rigore che gravavano la situazione occupazionale, la dinamica della domanda e anche il Pil.  Inoltre il progresso tecnologico, l’emergere di nuovi attori economici mondiali e la crisi economica hanno deteriorato la competitività del nostro Paese con gli altri Stati Membri causando un severo impatto sui lavoratori e sulle imprese. La velocità del “treno” Europa in molti degli aspetti cruciali quindi per la crescita e lo sviluppo economico è data non dai Paesi più virtuosi, né dalla media aritmetica dei valori europei, ma dai “vagoni” più lenti. Per questo dovrebbe essere interesse del nostro Paese e delle nostre Istituzioni cercare meccanismi di governance in grado di porre in essere o presupposti perché vengano realizzati i processi di riforma e gli interventi necessari a riportare l’Italia sulla strada della competitività e della crescita.

Per quanto riguarda il completamento del mercato interno, invece, esso rappresenta il primo motore per la crescita e la competitività dell’Europa. L’Unione Europea ha un mercato di 500 milioni di persone, la più grande economia del pianeta dato i 14mila miliardi di Euro di PIL e una delle maggiori potenze commerciali, ma solo alcuni Paesi europei hanno le caratteristiche per competere a livello globale, ma il fatto è che non hanno le dimensioni sufficienti.

Si dovrebbero attuare in modo uniforme le direttive, evitare tutte le burocrazie legate alle attività

transfrontaliere, aumentare l’ interconnessione delle reti, semplificare le leggi rilevanti alcuni settori dovute all’esistenza di 28 normative nazionali diverse, limitare l’accesso al mercato per le PMI”.

La Commissione Europea ha lanciato recentemente 3 importanti iniziative

“La prima riguarda il settore energetico, l’Energy Union che coinvolge settori come l’agricoltura, il clima, l’industria, la ricerca, i trasporti e l’economia digitale ponendosi come obiettivi il   conseguimento di forniture energetiche più sicure e stabili, rendere più facile e libera la circolazione dell’energia, ridurre le emissioni di gas serra, sviluppare la ricerca e l’innovazione. La seconda, la Capital Markets Union che indica delle aree di intervento per realizzare un effettivo mercato unico dei capitali, migliorando l’accesso delle PMI ai finanziamenti ed ai progetti di investimento e promuovendo una maggiore efficienza dei mercati per favorire il contatto diretto tra investitori ed imprese. La terza: la Digital Single Market per cercare di creare un mercato digitale unico, senza frontiere, tra i diversi Paesi”.

Possono essere tranquillizzati i cittadini a Bruxelles che non ci saranno altri attentati terroristici?

“No, il rischio zero non esiste, direi un’assurdità. Si sono rafforzate le misure di sicurezza in aeroporti, stazioni ferroviarie e della metropolitana, si è attivata una stretta su carceri e web attraverso un monitoraggio costante delle attività di propaganda e proselitismo ed è stata  disposta una intensificazione dei controlli sul territorio con la massima attenzione ai luoghi più esposti al rischio e alle periferie più esagitate”.

A proposito di terrorismo, in questa settimana si è molto parlato di Big data, modelli predittivi ed intercettazioni. Cosa si può fare?

“Gli strumenti informatici possono dare in contributo, ma non bisogna illudersi. Per poter analizzare grandi quantità di dati occorre tempo, risorse umane, tecniche, ma tra i vantaggi dei criminali c’è proprio il fattore tempo. Non credo sia possibile prevedere, prevenire un attentato terroristico solo grazie alle nuove tecnologie e ai Big Data anche se gli strumenti informatici possono contribuire alla redazione di modelli predittivi, questo perchè l’imprevedibilità dei comportamenti e le iniziative estemporanee sfuggono anche ai più eccellenti software.

Queste nuove possono offrire utili elementi nelle attività di monitoraggio, ricognizione ed intercettazione”.