di Sara Melito
Percorrere l’autostrada verso Venezia significa, per me, attraversare un territorio che sa di campagna, di intenso lavoro dell’uomo, di sfide e di successi. I colori cambiano man mano che mi dirigo verso il Veneto, una regione che amo molto forse per la schiettezza della sua gente, forse per il territorio che è un concentrato di bellezze naturali ed artistiche, forse per la sua straordinaria cultura enogastronomica.
Abbandono a Padova il caos delle auto e guido attraverso la campagna che si trasforma in collina. Scorrono ai lati campi con la terra bruna appena rivoltata, prati ancora verdissimi e i primi filari di vite che diventeranno presto bollicine sulle tavole autunnali. Più lontano alberi dai colori accecanti: tavolozze di rossi, vermigli, viola e aranci, in un tripudio di sfumature decise e calde. In America la chiamano Indian Summer o, come va più di moda, foliage, qui è uno spettacolo che si ripete ogni anno e che segna l’inesorabile transito verso l’inverno. Ancora qualche settimana e queste valli saranno celate dalle prime nebbie e la terra odorerà di muschio, foglie morte e torba. E’ la stagione del cuore.
Montegrotto mi appare dietro l’ultima curva con i suoi hotel e i viali curati, le rotonde cariche di fiori e tanta gente che passeggia, corre, si allena. Si respira benessere. Qui le acque arrivano direttamente dal sottosuolo e sgorgano a temperature che sfiorano i 90 gradi. L’acqua è vita, ma qui rappresenta anche ricchezza. Tutta la vasta area è conosciuta sin dai tempi più remoti grazie alle proprietà curative delle sue acque. Già i Romani, grandi cultori delle terme, ne sfruttavano le particolari caratteristiche, ma è nell’Ottocento che l’area compresa tra Montegrotto ed Abano è diventata il centro di un ampio sistema termale aperto tutto l’anno.
Nonostante sia attratta da un rilassante soggiorno benessere, proseguo decisa a raggiungere quanto prima la mia meta per vedere con i miei occhi un’opera davvero straordinaria. Nel 2014 un gruppo di imprenditori visionari ha avuto l’idea di costruire una piscina profonda 40 metri e riempirla con acqua termale a 34 gradi.
Un progetto degno di uno scienziato folle, divenuto realtà grazie alla tecnologia tutta italiana: Y-40.
La piscina delle meraviglie sorge all’interno del parco termale dell’Hotel Millepini. Sport e benessere insieme sono una carta vincente tanto che è bene prenotare per tempo per potersi garantire la possibilità di un tuffo nella piscina più profonda del Mondo. Eh si perché questa vasca detiene una serie di record, primo fra tutti la profondità straordinaria del suo sifone che scende giù giù verso i 40 metri.
Un tunnel in vetro la attraversa intorno ai 6 metri e permette di ammirare la vasca in tutta la sua pienezza. Attraversandolo si ha la sensazione di nuotare in un oceano di bolle.
Mi preparo alla mia immersione con bombole. La vasca è costruita su più livelli e permette l’utilizzo per diverse discipline: il nuoto libero e la ginnastica in acqua, l’apnea e il diving.
Non è difficile incontrare i campioni delle nazionali italiane che si allenano in un ambiente caldo, senza onde e sicuro. Una vera palestra per chi vuole imparare o perfezionarsi.
Stranamente non devo indossare la muta ma solo il costume; l’acqua è così calda che diventa piacevole anche la fase della vestizione. Raggiungo velocemente i 18 metri e mi avvicino all’abisso. Seduta sul bordo con le gambe verso il vuoto penso che là in fondo avrò sulla mia testa una colonna d’acqua di 40 metri ed il mio corpo sarà sottoposto ad una pressione notevole. Inizio la discesa: ci siamo io e il silenzio, la luce soffusa delle lampade e il fondo da record. Seduta sul fondo alzo gli occhi ed inseguo le mie bolle che corrono verso la superficie. Sono in uno stato di estasi completa.
Risalgo a quote più sicure e mi infilo negli anfratti e nelle grotte artificiali creati per simulare un paesaggio sottomarino. Mi diverto ad entrare ed uscire dalle aperture ma poi la mia curiosità viene attirata dal tunnel in vetro. Io sono nell’acquario e i curiosi mi osservano scattando foto come si fa ad una specie rara. Giro loro intorno, passo di sopra e poi sotto il pavimento trasparente. Mi tolgo l’erogatore e regalo il mio miglior sorriso.
E’ tempo di uscire perché 60 minuti ad oltre 30 gradi provano il fisico. Mi sento rilassata e piacevolmente “ubriaca” d’azoto. Decido di passare direttamente al centro benessere per un massaggio e un fango e mi lascio coccolare da mani esperte.
La cena in hotel è un trionfo di prelibatezze e piatti legati alla migliore tradizione enogastronomica del Veneto. Tutto con un occhio alla linea ed alle calorie. Anche le buone forchette non rimarranno deluse perché le porzioni sono meritevoli di nota.
La notte mi ha rigenerata e la colazione ancor di più. Con grande sorpresa trovo una vasta scelta di semi e frutta in guscio che raramente viene offerta in hotel, almeno non in Italia.
Mi aggrego ad un gruppo in partenza per un’escursione di nordic walking sulle colline che circondano Montegrotto. Facile e divertente apprendere questa tecnica di camminata con l’ausilio di bastoncini. Il percorso si snoda attraverso filari di vite, pioppeti e castagneti. Attraversiamo un piccolo borgo e si sente il profumo del pane caldo e poi ridiscendiamo, a malincuore, verso l’hotel dove mi attende una seduta alla SPA.
Vasche termali interne con sbocco nel parco, lame d’acqua, idromassaggi e percorsi vascolari. Ciò che preferisco è la grotta sudatoria dove, tra nuvole di fumo, il corpo viene esposto ad una umidità costante e rilascia tutte le tossine. Mi sento benissimo, come rinata. Recupero i sali minerali con un buon centrifugato di frutta e mi preparo a far ritorno alla quotidianità.
Il viaggio di rientro è sempre più veloce di quello di andata (devo ricordarmi di verificare questa teoria con qualche luminare della matematica!!) ma ho comunque il tempo di programmare per metà novembre la mia prossima visita a Y-40 perché una sola immersione non è assolutamente sufficiente a vivere tutte le emozioni di un mare in formato piscina.