di Alessio Marrari
L’8 e 9 giugno 2025 si terranno in Italia cinque referendum abrogativi su temi riguardanti il lavoro e la cittadinanza. I referendum abrogativi permettono ai cittadini di decidere se abrogare (eliminare) o mantenere in vigore determinate leggi o disposizioni legislative.
I cinque quesiti referendari
1. Contratto a tutele crescenti (Jobs Act)
Il quesito propone l’abrogazione delle norme introdotte dal Jobs Act che limitano la possibilità di reintegro nel posto di lavoro per i lavoratori licenziati illegittimamente nelle aziende con più di 15 dipendenti. Se approvato, si tornerebbe alla disciplina precedente che prevedeva la reintegrazione in caso di licenziamento ingiustificato.
Situazione attuale (cioè cosa dice la legge oggi):
Dal 2015, con il Jobs Act, i lavoratori assunti a tempo indeterminato non hanno più diritto al reintegro automatico nel posto di lavoro se vengono licenziati senza giusta causa, tranne in alcuni casi molto gravi e specifici.
In generale, ricevono solo un’indennità economica.
Cosa cambierebbe con il SÌ:
Se vincesse il SÌ, si cancellerebbe questa norma del Jobs Act e verrebbe ripristinato il diritto al reintegro per chi è licenziato ingiustamente, anche nei casi meno gravi. In pratica, se perdi il lavoro senza motivo valido, potresti riottenere il tuo posto (oltre al risarcimento).
Esempio pratico:
Una lavoratrice viene licenziata senza motivo. Oggi l’azienda le paga solo un’indennità, ma non è obbligata a riprenderla. Con il SÌ, potrebbe tornare al suo posto di lavoro, come succedeva prima della riforma.
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Voti SÌ se vuoi ripristinare il diritto al reintegro nel posto di lavoro per chi è stato licenziato ingiustamente.
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Voti NO se vuoi mantenere il sistema attuale, che prevede solo un risarcimento economico e non il reintegro, salvo eccezioni.
2. Indennità di licenziamento nelle piccole imprese
Questo quesito mira a eliminare le norme che prevedono un’indennità ridotta per i lavoratori licenziati illegittimamente nelle imprese con meno di 15 dipendenti, equiparando così i diritti tra lavoratori di piccole e grandi aziende.
Situazione attuale (cioè cosa dice la legge oggi):
Se un lavoratore viene licenziato ingiustamente in una piccola impresa (con meno di 15 dipendenti), ha diritto solo a un’indennità ridotta rispetto a quella che riceverebbe un lavoratore in un’azienda più grande.
Cosa cambierebbe con il SÌ:
Se vincesse il SÌ, verrebbero cancellate le norme che prevedono un trattamento economico inferiore per i lavoratori delle piccole imprese. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell’azienda, avrebbero diritto alla stessa indennità in caso di licenziamento illegittimo.
Esempio pratico:
Due impiegati fanno lo stesso lavoro e vengono licenziati ingiustamente. Uno lavora in una ditta con 10 dipendenti, l’altro in una con 100. Oggi il primo prende un risarcimento minore. Con il SÌ, entrambi riceverebbero la stessa somma, a parità di condizioni.
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Voti SÌ se vuoi eliminare le differenze di trattamento tra lavoratori di piccole e grandi imprese, garantendo gli stessi diritti a tutti.
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Voti NO se vuoi mantenere la situazione attuale, in cui le indennità dipendono dalla dimensione dell’azienda.
3. Contratti di lavoro a termine
Il referendum propone di abrogare le disposizioni che facilitano l’utilizzo dei contratti a tempo determinato, riducendo la possibilità di rinnovi e proroghe, al fine di promuovere la stabilità occupazionale.
Situazione attuale (cioè cosa dice la legge oggi):
La normativa attuale consente alle aziende di assumere lavoratori con contratti a tempo determinato (cioè con scadenza) in modo abbastanza flessibile, con proroghe e rinnovi fino a 24 mesi (e in alcuni casi anche di più), anche senza una motivazione precisa.
Cosa cambierebbe con il SÌ:
Se vincesse il SÌ, verrebbero cancellate le regole che facilitano l’uso dei contratti a termine, rendendo più difficile per le aziende assumere persone con contratti non stabili. In pratica, si cercherebbe di limitare il precariato e spingere verso contratti a tempo indeterminato (più sicuri per i lavoratori).
Esempio pratico:
Oggi un’azienda può assumere un lavoratore per 12 mesi e poi rinnovargli il contratto altre volte senza dover dare una vera giustificazione. Con il SÌ, ci sarebbero limiti più rigidi, e il lavoratore avrebbe più probabilità di essere assunto in modo stabile.
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Voti SÌ se vuoi limitare l’uso dei contratti a tempo determinato, per favorire più stabilità lavorativa.
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Voti NO se vuoi mantenere le regole attuali, che permettono alle aziende di continuare ad assumere a termine in modo flessibile.
4. Responsabilità solidale negli appalti
Questo quesito intende ripristinare la responsabilità solidale del committente negli appalti, rendendolo corresponsabile per il pagamento delle retribuzioni e dei contributi previdenziali dei lavoratori impiegati dall’appaltatore.
Situazione attuale (cioè cosa dice la legge oggi):
Se un lavoratore si fa male mentre lavora in un appalto (cioè per conto di un’azienda che ha ricevuto un lavoro da un’altra), la ditta che ha affidato il lavoro (il committente) non è responsabile per l’infortunio se quel rischio era specifico del lavoro svolto dalla ditta appaltatrice.
Cosa cambierebbe con il SÌ:
Se vincesse il SÌ, il committente diventerebbe corresponsabile insieme all’appaltatore o subappaltatore in caso di infortuni sul lavoro. In pratica, chi affida il lavoro non potrebbe più “lavarsene le mani” dicendo che il rischio era della ditta appaltatrice.
Esempio pratico:
Un supermercato affida a una ditta esterna la pulizia dei pavimenti. Se un lavoratore della ditta scivola con un macchinario difettoso e si fa male, oggi il supermercato non è responsabile. Con il SÌ, potrebbe esserlo, e quindi il lavoratore avrebbe più possibilità di ottenere un risarcimento.
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Voti SÌ se vuoi che anche chi affida un lavoro (il committente) sia responsabile insieme alla ditta appaltatrice per gli infortuni.
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Voti NO se vuoi che le cose restino come sono, cioè che solo la ditta appaltatrice sia responsabile, non chi ha commissionato il lavoro.
5. Cittadinanza italiana per residenti stranieri
Il referendum propone di abrogare le norme che hanno esteso i requisiti per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di residenti stranieri, con l’obiettivo di semplificare e accelerare il processo di naturalizzazione.
Situazione attuale (cioè cosa dice la legge oggi):
Le norme recenti hanno aumentato i tempi e i requisiti per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli stranieri residenti in Italia, rendendo la procedura più lunga e più rigida.
Cosa cambierebbe con il SÌ:
Se vincesse il SÌ, verrebbero cancellate queste norme più restrittive. In pratica, tornerebbe in vigore una disciplina più favorevole, con tempi e condizioni più semplici e veloci per ottenere la cittadinanza italiana.
Esempio pratico:
Un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri che vive e studia qui potrebbe ottenere più facilmente la cittadinanza. Oggi deve aspettare tempi più lunghi e superare criteri più severi; con il SÌ, il percorso diventerebbe meno complicato.
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Voti SÌ se vuoi semplificare e velocizzare il processo con cui gli stranieri residenti in Italia ottengono la cittadinanza.
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Voti NO se vuoi mantenere le regole attuali, più rigide e selettive.