di Alessio Marrari
Aggressività ed aggressioni. Oggi più che mai sembrano essere all’ordine del giorno.
“Ho condotto una ricerca approfondita su un fenomeno che oggi appare sempre più preoccupante e diffuso: l’aumento dell’aggressività tra i giovani, amplificata dall’uso smodato degli smartphone e dalla viralità dei social media. Partendo da fonti scientifiche e studi redatti da esperti del settore, ho cercato di mettere insieme i dati e i capisaldi che emergono da ricerche autorevoli, per offrire una visione più chiara di questo complesso problema sociale. Non essendo un esperto comportamentale, ho voluto far parlare i fatti concreti, quelli che emergono dalle cronache quotidiane delle strade europee, dove gruppi di baby criminali si filmano durante risse o atti violenti per poi diffondere quei video online, trasformando comportamenti sbagliati in fenomeni virali e, di fatto, in modelli per altri giovani. I social non sono altro che un palcoscenico illusorio che li fa sentire invincibili, ma cosa succede davvero quando decine di persone si accaniscono contro una sola? Perché nessuno interviene? Dove è finita quella solidarietà spontanea che un tempo era il valore condiviso da ogni giovane? E cosa ne è degli insegnamenti dei genitori, i primi a ripetere ai figli che chi è in difficoltà va aiutato, che bisogna difendere i più deboli e non approfittarsi di loro? È inquietante constatare come quei valori sembrino oggi dissolti, persi in una società che, pur essendo iperconnessa, mostra una sempre più marcata carenza di empatia e responsabilità collettiva”. – Alessio Marrari
Per strada, nelle scuole, nelle case. Il mondo appare sempre più simile ad un’arena, dove l’esplosione delle emozioni è immediata, incontrollata, brutale. Come se il sistema avesse perso il controllo. Come se si fosse giunti ad un punto di non ritorno. Ma quali sono le cause profonde di questo fenomeno? Tra le variabili emergenti c’è un colpevole silenzioso: lo smartphone. L’abuso di dispositivi mobili è stato più volte paragonato a forme di dipendenza, con sintomi analoghi a quelli dell’assuefazione a sostanze psicotrope. Provate a togliere il telefono a un adolescente per qualche ora: le reazioni saranno spesso sproporzionate, rabbiose, violente. Questo non è solo aneddotica. Numerosi studi internazionali confermano il legame tra uso problematico dello smartphone (Problematic Smartphone Use, PSU) e aggressività. Una ricerca su adolescenti libanesi ha mostrato una correlazione diretta tra PSU e livelli elevati di aggressività, mediata da difficoltà cognitive (PMC9791769)*. Un altro studio evidenzia come l’interruzione dell’accesso allo smartphone in soggetti giovani generi sintomi di astinenza emotiva simili a quelli osservabili nei tossicodipendenti, inclusa l’esplosività comportamentale (Frontiers in Psychiatry, 2025). Il meccanismo è complesso ma documentato: l’uso eccessivo compromette il sonno, che è uno dei principali mediatori dell’aggressività. Compromette la regolazione emotiva, aumentando impulsività e ostilità. Rende i giovani meno empatici e più soggetti al bias dell’attribuzione ostile: vedono nemici ovunque. Fenomeni come il “phubbing” (l’atto di ignorare una persona a favore dello smartphone) stanno disgregando lentamente ma inesorabilmente il tessuto relazionale: tra genitori e figli, tra partner, tra insegnanti e studenti. Si cresce con meno empatia, meno contatto, più isolamento e più aggressività reattiva. Una ricerca su oltre 10.000 studenti cinesi ha rivelato che i ragazzi con minore empatia affettiva erano più inclini a reazioni violente in presenza di uso eccessivo del telefono. Chi possedeva più empatia riusciva a contenere gli effetti deleteri del PSU (Frontiers in Psychiatry, 2024). Secondo un report di Sapien Labs del 2025, l’uso intensivo dello smartphone prima dei 13 anni è associato a disturbi della realtà, riduzione della capacità empatica, disturbi del sonno, aggressività. Siamo di fronte a una nuova forma di tribalismo emotivo, alimentato dalla connessione perenne e dalla disconnessione umana. Lo smartphone, strumento potentissimo, se mal gestito diventa una miccia accesa. I giovani privati del telefono non si ribellano per capriccio, ma reagiscono in preda a una vera crisi neuropsicologica. E come ogni dipendenza, richiede consapevolezza, regole e soprattutto educazione affettiva. A rendere il quadro ancor più allarmante sono i dati sulle aggressioni reali in tutta Europa: quasi una persona su tre ha subito molestie fisiche o verbali nell’ultimo anno, con oltre 110 milioni di individui coinvolti soprattutto tra i 16 e i 29 anni; il 27% ha subito cybermolestie. I reati violenti minorili sono aumentati del 22% in media tra il 2020 e il 2024, con picchi del +26% in Italia, +28% in Spagna e oltre +30% in Grecia, secondo Europol. In Italia nel 2024 si sono verificati 183 casi gravi di aggressioni stradali con 11 morti e 243 feriti; in quasi la metà dei casi sono state usate armi improvvisate o bianche. Le scuole europee sono diventate teatri frequenti di violenza: in Scozia si registra un’aggressione contro docenti ogni quattro minuti, con oltre 16.000 casi nel 2023-24. In Regno Unito, Francia e Germania percentuali elevate di insegnanti riferiscono attacchi verbali o fisici da parte di studenti. Gli “school shootings”, fenomeno tipicamente americano, si stanno diffondendo anche in Europa, con sparatorie mortali registrate tra il 2023 e il 2025 in Austria, Svezia, Finlandia, Germania e Croazia. In Svezia nel 2020 si sono verificate 366 sparatorie con 47 morti. Anche se alcuni indicatori sul bullismo giovanile mostrano un leggero calo, le risse di strada e i conflitti familiari restano in crescita. In Romania, un’indagine su studenti 15-16enni ha mostrato un elevato coinvolgimento in episodi di violenza con armi o lesioni gravi. Questo quadro rafforza la tesi che la società iperconnessa, priva di contenimento educativo e affettivo, sfoci in comportamenti tribali e autodistruttivi.
Fonti principali:
PMC9791769:
Lo studio PMC9791769, pubblicato nel 2022 su BMC Psychiatry, ha esaminato il legame tra l’uso problematico dello smartphone (PSU) e l’aggressività negli adolescenti libanesi, coinvolgendo un campione di 1.330 studenti tra i 13 e i 18 anni, provenienti da scuole pubbliche e private. L’obiettivo era valutare non solo l’esistenza di una correlazione tra dipendenza da smartphone e comportamenti aggressivi, ma anche comprendere se tale relazione fosse mediata dal funzionamento cognitivo. Gli strumenti utilizzati includevano la versione breve della Smartphone Addiction Scale (SAS-SV), il Buss–Perry Aggression Questionnaire per misurare i livelli di aggressività e il Mini-Mental State Exam per la valutazione della funzione cognitiva. I risultati hanno mostrato una correlazione significativa tra PSU e aggressività, con un coefficiente r = 0.42 (p < 0.001), indicando che l’uso eccessivo del dispositivo mobile è associato a maggiori manifestazioni di aggressività fisica e verbale. Inoltre, è emerso che il deterioramento della funzione cognitiva – intesa come riduzione dell’attenzione, della memoria operativa e del controllo degli impulsi – funge da mediatore tra PSU e aggressività: in pratica, maggiore è l’uso compulsivo del telefono, più compromessa è la funzione cognitiva, e questo rende l’adolescente più vulnerabile a risposte aggressive. Lo studio ha inoltre identificato differenze di genere: i ragazzi tendevano a manifestare aggressività più esplosiva e diretta, mentre le ragazze presentavano livelli più elevati di ostilità passiva e ritiro. L’analisi statistica ha confermato la significatività della mediazione cognitiva, indicando un percorso indiretto solido tra PSU e aggressività tramite la funzione cognitiva. Le implicazioni di questo studio sono rilevanti sia a livello clinico che educativo: evidenziano la necessità di programmi di prevenzione che non si limitino a ridurre l’uso del telefono, ma che potenzino attivamente le capacità cognitive e socio-emotive dei giovani. Gli autori raccomandano l’integrazione di percorsi scolastici di alfabetizzazione digitale, screening psicologici precoci nei soggetti a rischio e interventi mirati per ristabilire il controllo esecutivo nei casi già compromessi, sottolineando l’urgenza di una risposta istituzionale strutturata al fenomeno crescente dell’aggressività digitale.
Frontiers in Psychiatry (2024, 2025):
Lo studio pubblicato nel 2024 su Frontiers in Psychiatry ha esaminato l’effetto dell’empatia nel rapporto bidirezionale tra uso problematico dello smartphone (PSU) e aggressività tra studenti delle medie in Cina, coinvolgendo 2.469 adolescenti con età media di 13,8 anni. I ricercatori hanno utilizzato strumenti validati come la Basic Empathy Scale, il Buss–Warren Aggression Questionnaire e il Mobile Phone Addiction Index. L’analisi mediante approccio di rete moderata ha rivelato che la relazione tra PSU e aggressività non è semplicemente unidirezionale: un uso intensivo del telefono può aumentare il comportamento aggressivo, ma al contempo persone più aggressive tendono anche a intensificare l’uso disfunzionale del device. L’empatia ha funzionato da moderatore cruciale: tra individui con bassa empatia affettiva, la relazione bidirezionale PSU‑aggressività era più forte, mentre un alto livello di empatia attenuava significativamente questo ciclo negativo pubmed.ncbi.nlm.nih.gov.
Un secondo studio, apparso nel febbraio 2025 sempre su Frontiers in Psychiatry, ha indagato il rapporto tra dipendenza da smartphone e disturbi del sonno tra studenti universitari, considerando le emozioni negative come variabile mediatrice e il genere come moderatore. Utilizzando la Smartphone Addiction Scale e scale di valutazione di insonnia e regolazione emotiva, gli autori hanno trovato che la PSU è associata a peggior qualità del sonno, in particolare attraverso l’aumento di emozioni negative quali ansia e stress. Inoltre, le donne risultano più vulnerabili a questo percorso mediato, mostrando un’effetto di genere moderato: in presenza di bassi livelli di regolazione emotiva, l’impatto su insonnia e conseguente aggressività è più marcato nel sesso femminile frontiersin.org.
Questi due studi complementari – uno focalizzato sull’empatia come fattore di protezione tra PSU e aggressività, l’altro sulla qualità del sonno come mediatore attraverso emozioni negative e differenze di genere – arricchiscono il quadro scientifico: la combinazione di bassa empatia, scarsa autoregolazione emotiva e uso problematico dello smartphone crea un terreno fertile per la violenza reattiva. In particolare, emerge con chiarezza che non è solo l’utilizzo compulsivo del dispositivo a favorire l’aggressività, ma la caduta delle risorse cognitive‑emotive e della qualità del riposo notturno che agiscono come ponti psicologici tra dipendenza digitale e comportamenti ostili.
Sapien Labs Report 2025:
Il report “The Youth Mind: Rising Aggression and Anger”, pubblicato da Sapien Labs nel gennaio 2025 nell’ambito del Global Mind Project, si basa su dati raccolti tra agosto 2023 e novembre 2024 da 10.475 adolescenti internazionalmente connessi (13‑17 anni) negli Stati Uniti e in India e utilizza la Mental Health Quotient (MHQ) per valutare 47 dimensioni del benessere mentale Courier Mail+10sapienlabs.org+10sapienlabs.org+10; il report evidenzia un netto peggioramento del benessere mentale tra le generazioni più giovani, con i 13‑17enni in condizioni peggiori rispetto ai giovani adulti (18‑24) e così via, con effetti più pronunciati sulle ragazze: il 65% delle femmine mostra livelli di disagio tali da compromettere la funzionalità quotidiana sapienlabs.org+1sapienlabs.org+1; l’aumento più rapido riguarda aggressività verso gli altri, rabbia, irritabilità e allucinazioni stranianti sapienlabs.org+3sapienlabs.org+3sapienlabs.org+3; Sapien Labs associa questo trend alla sempre più precoce assegnazione dello smartphone ai bambini: il report mostra che tra gli studenti intervistati, il 37% dei 13enni riportava aggressività rispetto al 27% dei 17enni, mentre il 20% dei 13enni riferiva allucinazioni contro il 12% dei 17enni sapienlabs.org+5Courier Mail+5New York Post+5; tali effetti sono particolarmente marcati nei soggetti che hanno ricevuto il telefono molto prima dei 13 anni, con associazioni significative a pensieri suicidari, distacco dalla realtà, bassa autostima e difficoltà di regolazione emotiva euronewssapienlabs.org; l’impairment mentale osservato include deficit in immagine di sé, resilienza emotiva, empatia, stabilità, ottimismo, e relazioni sociali, soprattutto tra le femmine che mostrano maggiori problemi di autostima e aggressività interna ed esterna sapienlabs.orgsapienlabs.orgpowershealth.org; l’analisi statistica rileva che ritardare l’età del primo smartphone oltre i 13 anni mitiga significativamente questi effetti, mentre l’uso precoce prima degli 8‑10 anni è associato a un declino del punteggio MHQ fino a valori quasi nulli rispetto a chi ha iniziato all’età di 13 anni sapienlabs.org+2sapienlabs.org+2Courier Mail+2; altri fattori come l’età di iscrizione ai social media, il cyberbullismo, la qualità dei legami familiari e il sonno sufficiente spiegano collettivamente circa il 56% dell’impatto negativo dell’età di primo smartphone sul benessere mentale: in particolare l’accesso precoce ai social media (25‑70%), la scarsa vicinanza familiare (11‑20%), e le difficoltà di sonno (12% globalmente), con maggiore impatto nelle donne e in regioni specifiche come Europa occidentale, Nord America e Sud Asia sapienlabs.org; le implicazioni del report invitano genitori, scuole e decisori pubblici a considerare lo smartphone come una sostanza da regolamentare, suggerendo di rimandarne l’uso almeno fino ai 13 anni e di offrire alternative come telefoni base senza accesso social o AI, abbinate a programmi obbligatori di literacy digitale e responsabilità aziendale sulle pratiche addictive euronewstheaustralian.com.au; concludendo, il report delinea un chiaro legame tra accesso precoce a dispositivi digitali e problematiche emergenti che non rientrano nelle categorie tradizionali di ansia o depressione, ma includono aggressività, alienazione, dipendenza e rischio suicidario in giovani che transitano all’età adulta privi di adeguate risorse cognitive, emotive e relazionali
Altre fonti:
ResearchGate, SpringerLink, Wikipedia accademica su phubbing e bias ostile, FRA (fra.europa.eu), Europol, EpiCentro ISS, Reuters, The Scottish Sun, La Bastiglia Web, PMCID 7277901, PMC11891013.