di Alessio Marrari
Nell’era digitale in cui viviamo, gli smartphone sono diventati compagni inseparabili nella vita quotidiana di giovani, adulti di mezza età ed adulti di età avanzata. Quante volte, seduti al ristorante avete notato intere famiglie o compagnie di amici con la fronte abbassata su un display, incapaci di dialogare e socializzare, piuttosto tutti intenti a messaggiare o far stare buoni dei piccini mettendoli davanti ad un video, un cartone animato o un videogames? Questi dispositivi intelligenti ci consentono di rimanere connessi costantemente, accedere a un’infinità di informazioni ed intrattenimento con un semplice tocco sullo schermo. Tuttavia, dietro questa comodità si celano potenziali conseguenze sull’attenzione e sulla capacità di concentrazione, argomento trattato sul web da parecchi psicologi e psicoterapeuti che cercano, ogni giorno, di mettere in guardia i fruitori di dispositivi elettronici dalle conseguenze diffuse in parecchie casistiche da loro analizzate. Uno dei principali problemi legati all’uso eccessivo degli smartphone è la frammentazione dell’attenzione. Le continue notifiche, le applicazioni di messaggistica e i social media creano un costante stimolo che distrae la mente dai compiti in corso. Questo fenomeno, noto come “task switching” o “multitasking”, può ridurre drasticamente le capacità di concentrazione, oltre a compromettere la produttività quotidiana nello studio o nel lavoro. Inoltre, l’esposizione prolungata ai contenuti digitali ed alle informazioni in rapida successione può influire negativamente sulla capacità di mantenere l’attenzione verso attività specifiche. La mente si abituata a saltare rapidamente da un compito all’altro, rendendo difficile rimanere focalizzati per periodi prolungati su una tematica o su un lavoro e questo lo si evince spesso anche sulle iniziative diffuse di organizzazioni, associazioni od anche istituzioni. Ad esempio basta far caso a qualsiasi riunione ordinaria ove viene invitato un pubblico e si presenta un argomento. Nella maggior parte dei casi, ognuno, a modo proprio, ha la possibilità di mediatizzarne i contenuti, pubblicandone storie, post, foto, selfie, video e quant’altro, spostando l’attenzione sull’apparire dei promotori e/o fruitori dell’incontro, piuttosto che sulla tematica, nella maggior parte dei casi, poi, abbandonata e scevra da seguiti costruttivi. Un altro aspetto preoccupante è l’impatto degli smartphone sulla memoria di lavoro, ovvero la capacità di mantenere e manipolare informazioni a breve termine. Studi hanno dimostrato che l’uso eccessivo di questi dispositivi può ridurre le prestazioni della memoria di lavoro, compromettendo così la capacità di svolgere compiti complessi e di apprendere nuove informazioni. È importante sottolineare che non si tratti di demonizzare completamente gli smartphone, ma di trovare un equilibrio sano nel loro utilizzo. La chiave è imparare a gestire le distrazioni ed a stabilirne limiti appropriati. Tecniche come la disattivazione delle notifiche non essenziali, la definizione di periodi di “disconnessione digitale” e l’adozione di abitudini di gestione del tempo possono contribuire a mitigare i disturbi dell’attenzione legati all’uso eccessivo degli smartphone. Mentre, questi ultimi, offrono numerosi vantaggi, è fondamentale essere consapevoli dei potenziali effetti negativi sull’attenzione e sulla concentrazione. Trovare un equilibrio sano e adottare strategie di gestione delle distrazioni può aiutare a preservare la nostra capacità di concentrazione e a sfruttare appieno i benefici della tecnologia mobile. I disturbi dell’attenzione causati dagli smartphone possono influire negativamente sull’apprendimento e sull’acquisizione di nuove informazioni. La costante distrazione e l’incapacità di rimanere focalizzati su un compito per periodi prolungati può rendere più impegnativa l’assimilazione concetti complessi ed il relativo approfondimento degli argomenti di studio. Un altro aspetto da considerare è l’impatto sulla lettura e sulle riflessioni. La lettura di libri, articoli o saggi richiede una concentrazione prolungata ed un’immersione profonda nel contenuto. Se questa capacità viene compromessa da un livello di scarsa attenzione, potrebbe diventare più difficile coltivare l’abitudine alla lettura e all’approfondimento culturale. Quando la mente è costantemente distratta e frammentata, diventa più ostico sviluppare un’analisi approfondita dei problemi, valutare diverse prospettive e formulare opinioni ponderate. Tuttavia, è importante sottolineare che gli smartphone non sono necessariamente un ostacolo alla cultura, ma dipende dal modo in cui vengono utilizzati. Se usati in modo equilibrato e consapevole, possono essere strumenti utili per accedere a contenuti educativi e informativi. Un tempo, quando si consultavano le enciclopedie cartacee, l’atto stesso di aprire quei volumi imponenti richiedeva un impegno mentale e una concentrazione maggiore. La lettura era un’esperienza più immersiva, che favoriva l’approfondimento dei concetti e l’acquisizione di conoscenze strutturate. Oggi, con l’accesso istantaneo a una moltitudine di informazioni online, spesso frammentate e disorganizzate, è più facile cadere nella trappola della superficialità e dell’attenzione dispersa. Tale sovrabbondanza di stimoli e contenuti web possono distogliere dalla lettura approfondita e dallo studio sistematico. Infine, la facilità di accesso a tutto può generare l’illusione di una conoscenza profonda, quando in realtà si tratta solo di una conoscenza superficiale e frammentata, rischiando di confondere l’esposizione a una vasta quantità di informazioni con una reale comprensione e assimilazione delle stesse. Quindi? Basterebbe misurare un po’ meglio il tempo trascorso a scrollare le home dei vari social e ricominciare a sviluppare rapporti umani, dialogo, socialità, lettura e studio, azioni necessarie a distendere la mente e tornare ad un senso di responsabilità molto più solido nella vita di ognuno, ma con i telefoni in tasca e non sui tavolini dei bar, dei ristoranti o pizzerie, dando priorità ad una sana chiacchierata e non alla notifica di un messaggio, quest’ultima non necessariamente più importante che far attendere, anche maleducatamente, l’interlocutore. Meditate!