• Dom. Nov 9th, 2025

Città di Novara

Il Blog dei Cittadini

Il “mio” Marcello Giordani

DiSimone Balocco

Ott 24, 2025

di Simone Balocco

 

Conoscevo Marcello Giordani dal 1° dicembre 1991: avevo 10 anni ed io e i miei genitori lo abbiamo conosciuto con sua moglie Silvia e, soprattutto, suo figlio Alessandro in quanto quella era la prima volta che andavo a sciare con il pullman dello Sci Club Novara ’81. Ogni domenica, come i miei, loro accompagnavano il figlio a divertirsi dopo una settimana di scuola. Da quel dicembre 1991 al 24 giugno 2018 non so quante volte ho visto e parlato con Marcello, per me un mito. E non lo dico solo perché lunedì scorso Marcello ci ha lasciati, ma perché era un mito. Punto e basta. Non è piaggeria, ma pura verità.

Da quel freddo dicembre di oltre trent’anni fa con la famiglia Giordani con i miei genitori abbiamo intrecciato un intenso rapporto che mi permette di definirli “amici di famiglia”: non solo persone cui sentirsi telefonicamente o vedersi saltuariamente, ma anche trascorrere insieme tanti Natali, tante Pasque/Pasquette, Capodanni, compleanni o semplici tavolate domenicali. Insomma, una sorta di seconda famiglia per me. Persone che c’erano, ci sono e che sempre ci saranno.

La notizia della morte di Marcello Giordani lunedì scorso mi ha colpito tanto, tantissimo: sapevo che era malato da diverso tempo, ma sapevo che non si era mai abbattuto nonostante i viaggi da Gozzano per andare nei centri a fare le terapie, i ricoveri ed i responsi dei medici. Una vita non facile per lui in questi ultimi anni, ma, da quanto apprendevo tramite mia madre che spesso sentiva Silvia per sapere come stava, un po’ mi rincuoravo visto che continuava a lavorare e aveva anche fatto dei viaggi con lei in giro per l’Italia. Poi Alessandro mi accennava della situazione: non ho mai voluto insistere visto il tema molto delicato, ma spesso mi rassicurava dicendomi “va bene, sta meglio”. Se nonché venerdì 17 ottobre (dopo la partita del Novara) avevo percepito che c’era qualcosa che non andava in Marcello, visto che Ale si era dimenticato di fare gli auguri a mia moglie che compiva gli anni proprio quel giorno: non aveva mai “saltato” un augurio di buon compleanno a Paola e quando mi ha detto di farglieli perché “non mi sono dimenticato […] ho avuto altri pensieri” avevo capito che qualcosa non andava in suo padre.

Di Marcello non ho uno, due o tre ricordi: ne ho una marea. Il motivo? Era un piacere avere a che fare con lui. Insegnante di italiano e latino prestato al giornalismo locale (e viceversa), da Marcello ho imparato tanto e con lui mi sono sempre divertito e sentito a mio agio. Una persona semplice, a modo, mai banale, riservata ma di quelle che hanno tanto da raccontare una volta presa confidenza con l’interlocutore.

Mi ricorderò sempre le volte quando andavo a Gozzano a trovarlo: che discussioni calcistiche! Tifavano due squadre avverse e gli sfottò tra noi erano d’obbligo, ma era competente su tutto: politica locale e nazionale, eventi, appuntamenti, storie. Del resto, era un giornalista e quindi era una persona preparata e che parlava con cognizione di causa. Ma era anche un insegnante e quindi aveva sempre a che fare con ragazzi e questo faceva di lui una persona aperta mentalmente e pronta al dialogo, all’ascolto e al dibattito.

Non sono uno attento ai segni zodiacali o che lega la sua vita a questi, ma Marcello era “acquario” e, dopo una ricerca veloce su internet, ho appreso che le persone nate sotto questo segno sono originali, indipendenti e idealiste con una forte tendenza alla creatività e al pensiero innovativo, oltre che essere socievoli e umanitarie cui necessita il bisogno di libertà e la tendenza a sfidare le convenzioni. Ecco Marcello era un perfetto acquario, fatto e finito.

Non è stato un mio insegnante, ma ho conosciuto qualche suo ex allievo e nessuno ha mai parlato male di lui. Anzi, lunedì sera, poco dopo aver ricevuto la triste notizia, mi sono messaggiato con un mio amico che è stato un suo allievo. Il messaggio di questo ragazzo è stato lapidario “C***o ho visto che è morto Giordani…Un grande c***o”. Ho fatto poi un giro su Facebook e, nelle pagine dei quotidiani novaresi, ho letto che alcuni suoi ex allievi avevano scritto solo parole belle nei suoi confronti.

Non sono stato un suo allievo, ma ammetto che mi sarebbe piaciuto averlo avuto o anche solo aver avuto insegnanti almeno come lui. E invece niente, in tanti casi l’opposto.

Dal punto di vista scolastico, ho avuto a che fare con Marcello Giordani nella primavera del 2000, a poche settimane dal mio esame di maturità. Ammetto che ho avuto un po’ di difficoltà a finire le mie superiori (mai bocciato ma sempre caricato di “debiti”) ed i miei genitori, visto l’alto grado di confidenza verso di lui, gli hanno chiesto se poteva darmi una mano per preparare la maturità, almeno per la parte di italiano. Lui, ovviamente, senza pensarci due volte, aveva accettato. Un pomeriggio sono andato a casa sua a Novara e gli avevo parlato dei miei problemi a scuola e delle mie difficoltà. Dovevo presentare (ai tempi) una tesina che avrebbe dovuto avere collegamenti con altre materie. L’argomento che avevo scelto era l’introduzione dell’euro, gli ho spiegato su cosa verteva e i vari collegamenti che avevo in mente. Volevo qualcosa in più, giusto per avere più chances, e lui mi chiese che lingua facevo: gli ho detto francese e lui, tempo zero, mi disse “Traducila in francese!?!? Così hai il collegamento anche in francese!” Mai avrei pensato di tradurre la mia tesina in francese e lui in un battito di ciglio me lo aveva proposto. Mi sono quindi messo successivamente a tradurla e l’ho presentata il giorno dell’orale. La mia docente di francese era membro interno e mi ha detto che nessuno dei miei compagni (neanche le compagne più “secchione” o presunte tali) aveva tradotto la propria tesina in francese, con i complimenti anche da parte del presidente della commissione. Insomma, nel mio piccolissimo un’enorme soddisfazione. Grazie a Marcello, ovviamente. Il giorno dell’esame di italiano Marcello aveva redatto un articolo sulla prima traccia e mi aveva chiamato per sapere cosa avessi scelto e cosa pensassi delle tracce perché il giorno dopo doveva pubblicare pezzo il giorno dopo: il giorno dopo il mio nome e cognome era su La Stampa di Novara con il mio parere e quella credo sia stata una delle prime vote in cui il mio nome finiva su un giornale.

Poi Marcello mi ha aiutato per preparare un esame all’università: quella volta ero andato a Gozzano, ci siamo incontrati per oltre due ore e sono uscito da casa sua consapevole di aver capito e di aver fugato ogni dubbio che avevo. Ed infatti avevo preso 27 (anche se era un esame intermedio). Quando mi sono laureato ho donato una copia della mia tesi a lui e a suo suocero, Romolo Barisonzo, perché mi avevano aiutato con gli esami, con la stesura e, visto che prima della mia proclamazione, spesso mi chiedevano su come andasse l’università, ho voluto donarne loro una copia: non ho mai saputo se l’hanno letta e commentata, ma ricordo che venerdì 27 ottobre 2006 avrei voluto che Marcello venisse alla mia proclamazione, ma i suoi impegni scolastici e giornalisti gliel’avevano impedito: domenica 29 ottobre, su sua iniziativa, abbiamo fatto da loro a Gozzano un pranzo per celebrare il mio evento.

Da oltre quarant’anni (quarantasei, per la precisione), Marcello Giordani era giornalista pubblicista, un giornalista che fa questo mestiere non come lavoro principale ma come, diciamo, “attività secondaria”: sarebbe stato un ottimo “professionista”, ma con la professione di docente ciò era (presumo) incompatibile.

Negli anni quando ho avuto la possibilità compralo o leggevo “di sgamo” La Stampa (che, per chi non lo sapesse, ha una, a mio avviso, ottima sezione dedicata alla cronaca del Novarese e del VCO) leggevo i suoi articoli che riguardavano il mondo della scuola, il Borgomanerese ed il Cusio, la sua zona “di caccia”. Adoro il lago d’Orta e lo ritengo un posto clamoroso: terra tranquilla, bucolica, dove tutto va a rilento, dove si può riflettere ed elaborare pensieri positivi. Ecco Marcello, che era originario di Maggiate (frazione di Gattico-Veruno, ad una quindicina di chilometri dalle rive del lago d’Orta), non poteva che vivere a pochi passi da quel luogo. E ogni volta che avevo l’occasione dicevo “conosco Giordani della Stampa”,

Marcello, un uomo da compagnia. Un uomo che se lo invitavi a cena si sarebbe trovato a suo agio in un’osteria anziché in un ristorante stellato. Un appassionato, un uomo ironico. Uno che se poteva aiutarti, non ti dava una mano ma tutto sé stesso.

Lunedì sera, nel mio giro sui social per leggere i ricordi di chi gli ha voluto bene, mi sono imbattuto nell’articolo che gli ha tributato Carlo Bologna, caporedattore e responsabile de La Stampa di Novara e Vco: un pezzo da brividi, l’ottimo tributo di un collega ad un collega, da amico ad amico. Quello che ha scritto Bologna l’ho condiviso dalla prima all’ultima parola, confermando quanto di buono mi aveva dato il “professor Giordani” nella vita. E lunedì sera tutti i suoi amici erano affranti perché sapevano di aver perso, nello stesso tempo, un Uomo e un Amico con le iniziali maiuscole.

Su Facebook anche io lunedì sera ho espresso il mio rammarico per la sua morte e ho voluto ricordarlo per quanto di bello e di buono mi aveva dato, condividendo il pezzo di Carlo Bologna.

L’ultima volta che ho visto Marcello è stato il giorno del mio matrimonio: era domenica 24 giugno 2018 e io e mia moglie abbiamo voluto che, oltre ad Alessandro, fossero presenti anche Marcello e sua moglie alla festa del nostro giorno più bello. Erano venuti solo al ricevimento, che tra l’altro era poco distante dalla loro casa di Gozzano. Poi da allora non l’ho più visto, se non averlo tra i miei contatti Facebook, ma era come se fosse sempre con me visto che mia madre e Silvia si sentivano spesso. Ed ecco una cosa che mi spiace molto dire e che mi pesa molto: dopo il mio matrimonio, non sono mai più andato a trovarlo a Gozzano per fare due chiacchiere con lui, due parole, parlare della nostra vita, dello sport, della politica, di Paola e dei gatti (di cui ho scoperto negli ultimi anni che erano i suoi animali preferiti). Di ogni cosa.

Mi mancherà tanto non vederlo in giro per Novara con la sua bicicletta tutta sgangherata che lo portava a ridosso della notizia, il “cibo” di cui si nutre un giornalista. Salutava sempre e pedalava velocemente per non perdersi una conferenza stampa, un’intervista o arrivare a casa a scrivere un pezzo per il giornale.

Venerdì pomeriggio ho voluto assolutamente partecipare ai suoi funerali a Gozzano: sono uscito di corsa dal lavoro e sono andato di corsa in chiesa con Paola e mia madre per dargli il mio ultimo saluto. Non potevo mancare: lo dovevo a lui, a Silvia, Alessandro, suo fratello Carlo e alla sua famiglia. E c’era tanta, tanta gente. C’erano persone che, per un motivo o per l’altro, non vedevo da tanto tempo: erano lì anche loro per il mio stesso motivo, ovvero salutare Marcello e stringersi intorno ai suoi cari.

Ora immagino Marcello Giordani dialogare e battibeccarsi con suo suocero Romolo Barisonzo e magari starà “dialogando” con mio padre e si stanno scannando (amichevolmente) su chi è meglio tra la Juventus ed il Torino, la squadra tifata da sempre da Marcello.

Caro Marcello, forse non lo saprai mai ma nel tuo piccolo mi hai dato tanto. E credo che come hai dato tanto a me, tu abbia dato tanto anche agli altri: allievi in difficoltà, giornalisti alle prime armi, colleghi di lavoro, chiunque. Mancherai “profesur Giordani”, amico mio.

Io non ti avrò cambiato la vita, tu la mia un po’. E ringrazio la vita che mi ha permesso di incontrarti.

Grazie di tutto, Marcello. Mai abbastanza.

 

 

immagine in evidenza tratta dal sito on line del Corriere di Novara.