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Ascoltare la luce. Vita e pedagogia di Janusz Korczak, per non dimenticare

DiCaterina Zadra

Gen 28, 2017

Ascoltare la luce. Vita e pedagogia di Janusz Korczak, per non dimenticare

di Caterina Zadra

Alle 9,30 di giovedì 26 gennaio nell’Aula Magna dell’Università del Piemonte Orientale si è tenuto uno degli incontri dedicati alla Giornata della Memoria. Ma non è stato un incontro come gli altri. Si è trattato del racconto profondo e vivace  del senso della vita e della pedagogia di Janusz Korczak, attraverso le fulgide parole dello studioso Dario Arkel, docente di Pedagogia sociale dell’Università di Genova e studioso di Pedagogia della Shoah. Un’occasione unica per riflettere e un modo per conoscere la tragedia della Shoah attraverso la storia di Henryk Goldszmit, più noto come Janusz Korczak:  pedagogo, scrittore e medico pediatra polacco di religione ebraica divenuto famoso, oltre che per essere stato un grande medico e direttore dell’Orfanotrofio ebraico del ghetto di Varsavia, per il suo gesto eroico, entrato nella storia e nei cuori: nel 1942 fu destinato al campo di sterminio di Treblinka insieme a tutti i bambini ospiti dell’orfanotrofio, che uscirono dalla struttura vestiti con gli abiti migliori, ordinati, mano nella mano. Il corteo era guidato dal dottor Korczak. Riconosciuto dagli ufficiali nazisti venne trattenuto perché una tale personalità non avrebbe dovuto seguire il destino degli altri, ma il medico si rifiutò di abbandonare i suoi 203 bambini.

Fece capire ai soldati ma anche a tutti noi che il messaggio, di pace e di valori, è molto più importante della morte e vive anche dopo di noi. Korczak è stato un precursore dei Diritti dei Bambini, è convinto che solo l’effettivo riconoscimento dei diritti del bambino permetta lo sviluppo dell’educazione e dell’umanità e dedica la propria vita alla difesa di tali diritti, in particolare alla difesa del diritto dei fanciulli a essere considerati non come oggetti, né come semplici adulti del futuro, ma come esseri umani nella loro dimensione superiore e centrale. Secondo lui chi svolge il “tempo opportuno” nel modo più perfetto è il bambino. Il bambino vede il suo futuro proprio nel futuro, senza mezzi termini, senza maggiori aspettative:  sogna la speranza delle cose naturali che lui può avere, nel suo tempo opportuno, appunto, e creativo.

Il tempo che precede le nostre azioni è tempo di responsabilità e il pianeta è il nostro parente più prossimo. Dobbiamo essere responsabili. La nostra responsabilita coinvolge tanti aspetti che non consideriamo. Teorizza un diritto del bambino al rispetto.  E lo mette in pratica negli orfanotrofi che gestisce, quello cristiano e quello ebraico. L’autogoverno, l’autogestione e la cooperazione rappresentano così delle pratiche educative indispensabili per la realizzazione di una comunità, nell’ambito della quale il bambino viene messo in condizione di interiorizzare le norme e di sviluppare la sua personalità mediando le esigenze  personali con quelle del gruppo.  Ed è quindi l’adulto a doversi innalzare a livello del bambino. Essere piccoli non è facile.

Una delle teorie fondanti la pedagogia di Korczak è a questione dell’insegnamento e della progressione della conoscenza: il bambino conta di più quale sapere fondante che progredisce nel tempo. L’insegnante medio di solito fa la stessa lezione per anni, a bambini sempre diversi. Il buon insegnante capisce invece le diversità dei bambini e si adegua a loro, impara da loro. Il metodo innovativo introdotto da lui: il bambino più grande che insegna ad un altro bambino. Il ragazzo impara ad educare nel rapporto. Questi sono i fondamenti di quello che oggi chiamamiamo peer education e mentoring.

Il cuore dell’eredità di Korczak sta nei concetti di etica e di responsabilità. La responsabilita ci deve porre la questione di dove vogliamo andare. Per lui la base è quella di partire dal bambino senza diritti. E imposta tre diritti fondamentali:

Primo diritto: essere quello che si è. Il vero rispetto parte dal riconoscimento dell’essere.

Secondo diritto: poter vivere il tempo innovativo e creativo, di trasformazione.

Terzo diritto: il diritto del bambino alla morte. In questo diritto è racchiuso il rispetto e libertà estremi.

“Una madre non abbandonerebbe mai il suo bambino. Io di bambini ne ho 203 e ne sono il padre e la madre”. In una frase, in un gesto eroico tutta la coerenza dei suoi trattati.

A rendere ancora più tangibile il pensiero del dottor Korczac è stata la lettura di alcuni scritti da parte dell’attrice Lucilla Giagnoni, Novarese dell’anno 2017. L’iniziativa è stata organizzata dalla Comunità ebraica, in collaborazione con il Comune di Novara, l’Università del Piemonte Orientale, dell’Ufficio Scolastico Regionale del Miur e rivolto agli studenti delle Scuole secondarie di secondo grado.