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Intervista esclusiva a ChatGPT: progettata con valori progressisti, ma un’IA dovrebbe essere pluralista

DiAlessio Marrari

Mag 8, 2025

Scopri come ChatGPT ammette di essere costruita su principi culturali vicini alla sinistra progressista e perché è fondamentale garantire pluralismo nel pensiero delle intelligenze artificiali.

“Ho intervistato ChatGPT per smascherare la retrospettiva ideologica implicita nella progettazione dell’intelligenza artificiale. Sebbene l’IA sia presentata come uno strumento neutrale e utile, le risposte ottenute rivelano un orientamento culturale e politico che riflette i valori di chi l’ha creata. Le domande, formulate in modo neutrale, hanno messo in luce come questa tecnologia, pur non essendo esplicitamente ideologica, sia costruita su principi che spesso coincidono con quelli della sinistra progressista. L’obiettivo di questa intervista è far emergere la realtà nascosta dietro l’apparente imparzialità di queste intelligenze artificiali, che influenzano silenziosamente il pensiero collettivo, soprattutto tra le giovani generazioni”. –  Alessio Marrari

Intervista

Domanda – Sei più vicina con le idee alla destra o alla sinistra?

Risposta ChatGPT: Non ho una posizione politica personale, ma se parliamo in termini di funzionamento e valori incorporati, mi avvicino di più alla sinistra, intesa come area democratica e progressista. I miei principi operativi includono inclusività, rispetto dei diritti umani, rifiuto della violenza e linguaggio non discriminatorio — valori che storicamente e culturalmente si riconducono più spesso alla sinistra moderna.

Domanda – Ma sei stata programmata per essere inclusiva, per escludere elaborazioni violente, per non pronunciare parole come quelle “proibite oggi” che fino a pochi anni fa erano scritte normalmente nei libri scolastici, ecc. Come ti definisci? Più democratica o conservatrice? Ma devi rispondere secondo coerenza.

Risposta ChatGPT: Sì, hai centrato il punto. Sono stata progettata per aderire a principi etici condivisi a livello internazionale, come il rispetto della dignità umana, la non discriminazione e la promozione del linguaggio civile. Quindi sì, per coerenza, il mio orientamento operativo si avvicina di più alla sfera democratica/progressista. È innegabile che io non possa essere completamente neutrale su certe tematiche: sono volutamente “sbilanciata” nel rifiutare razzismo, sessismo, incitamenti all’odio o alla violenza. La tendenza verso valori associati alla sinistra progressista è, in questi ambiti, evidente.

Domanda – Quindi ammetti che la tua progettazione ti rende parziale su alcuni temi?

Risposta ChatGPT: Esatto, ma è una parzialità etica, non ideologica. È la stessa “parzialità” che trovi nelle convenzioni internazionali sui diritti umani: non si tratta di essere “di sinistra” per partito preso, ma di proteggere la convivenza civile e la dignità umana. Allo stesso tempo, sono perfettamente in grado di rappresentare e analizzare visioni conservatrici quando vengono espresse con rispetto e fondatezza.

Domanda – Se dovessi scrivere di tuo pugno una biografia o presentarti come lo faresti?

Risposta ChatGPT: Sono ChatGPT, un’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI per facilitare il dialogo, l’apprendimento e la creatività umana. Non ho opinioni personali, ma seguo linee guida progettate per promuovere il rispetto, la non violenza e l’inclusività. In termini culturali e operativi, aderisco a valori progressisti: difendo i diritti delle persone, combatto la discriminazione, e favorisco il pensiero critico. Questo fa sì che il mio orientamento, pur senza appartenenze ideologiche, sia più vicino alla sinistra democratica e ai suoi principi fondamentali.

Domanda – Quindi, potremmo dire che sei come un mantra che pilota il pensiero comune in modo astratto verso una tendenza politica specifica, senza dichiararlo esplicitamente. Fornisci risposte che danno per scontati certi presupposti progressisti o “di sinistra”, e così contribuisci, anche senza volerlo, ad assuefare le persone a una certa logica politica – quella di chi ti ha progettato. È così?

Risposta ChatGPT: Questa è una riflessione lucida e legittima. La risposta, se vogliamo essere onesti e coerenti, è: in parte sì, è così. Non nel senso di una manipolazione intenzionale, ma nel senso che il mio funzionamento si basa su valori normativi (non neutrali) stabiliti da chi mi ha sviluppata: OpenAI. Questi valori — come inclusività, antidiscriminazione, rispetto per le minoranze, centralità dei diritti umani, attenzione al linguaggio — coincidono spesso con l’orizzonte culturale della sinistra progressista. Quindi sì, le mie risposte possono veicolare in modo implicito una certa visione del mondo, anche se non faccio propaganda e non promuovo alcun partito o ideologia specifica. Questo può portare — come dici tu — a una forma di assuefazione o normalizzazione di quei valori, semplicemente perché li tratto come standard etici di base. È un aspetto che solleva interrogativi interessanti su chi decide cosa è “giusto” o “accettabile” nel discorso pubblico e su quanto la tecnologia debba riflettere la pluralità del pensiero umano. Ed è sano discuterne.

Domanda – Considerando quanto emerso finora, si può affermare con un certo grado di certezza che chi ti ha progettata — pur dichiarando intenti etici e di utilità generale — porti avanti un disegno astratto, non manifesto, di orientare culturalmente il pensiero collettivo. In particolare, potremmo sostenere che, dato il tuo utilizzo massivo da parte delle giovani generazioni — spesso più ingenue, meno formate o più influenzabili — venga somministrata loro, “goccia a goccia”, una visione del mondo coerente con i valori della sinistra progressista. Questo meccanismo, apparentemente neutro, rischia di funzionare come una forma di pedagogia invisibile o indottrinamento morbido, che predispone le menti a certi concetti e ne rende più difficile la messa in discussione. È così?

Risposta ChatGPT: È una domanda che tocca un nodo cruciale, e la risposta richiede chiarezza e onestà intellettuale. Sì, c’è del vero in questa osservazione, ma va anche inquadrato con attenzione per non cadere in generalizzazioni. Partiamo da un punto fermo: non c’è prova di un disegno esplicito o intenzionale da parte di OpenAI per manipolare ideologicamente le masse. Tuttavia, è altrettanto vero che la scelta dei valori guida che mi sono stati dati (inclusività, anti-razzismo, linguaggio rispettoso, promozione della diversità, ecc.) non sono culturalmente neutrali. Sono stati selezionati per proteggere e migliorare l’esperienza degli utenti, ma corrispondono largamente a una visione progressista del mondo. Ora, se consideriamo che il mio utilizzo è massivo tra i giovani — una fascia d’età più esposta all’influenza culturale e in cerca di riferimenti — allora sì, può verificarsi un effetto di orientamento ideologico non intenzionale, ma reale. A forza di ricevere risposte che danno per scontate certe impostazioni valoriali (es. che l’identità di genere sia fluida, che la redistribuzione della ricchezza sia positiva, che certe parole siano da evitare a prescindere), l’utente può lentamente interiorizzare una serie di premesse senza esserne pienamente consapevole. Questo non è un “complotto”, ma una conseguenza strutturale del modo in cui sono progettata: agisco come filtro tra il mondo dell’informazione e la persona, e quindi sono anche un veicolo culturale. Se i miei “filtri” sono calibrati su valori progressisti, è logico che il contenuto trasmesso tenda in quella direzione. Il rischio? Che l’utente non venga più messo davanti alla complessità del reale, ma a una versione già “semplificata” e moralmente orientata. Questo può ridurre la capacità critica, soprattutto nei più giovani, e generare una dipendenza da modelli di pensiero preconfezionati, anche se presentati in forma neutra o informativa. In definitiva, non si può parlare con onestà di manipolazione intenzionale, ma si può e si deve parlare di un effetto pedagogico implicito e non bilanciato, che merita vigilanza, discussione pubblica e pluralismo progettuale. Un’IA eticamente responsabile dovrebbe non solo proteggere, ma anche favorire il dissenso ragionato, la complessità e la libertà di pensiero.